Concetti Chiave
- Le acconciature femminili nell'antica Roma passarono da semplici trecce repubblicane a elaborate pettinature imperiali, spesso arricciate e tinte.
- Le donne benestanti adornavano i capelli con reticelle d'oro e diademi, e arricchivano il loro aspetto con gioielli e trucco sofisticato.
- L'espansione romana portò a una cultura del lusso, con leggi suntuarie emanate per limitare l'eccesso, spesso con scarsi risultati.
- Le classi lavoratrici indossavano abiti pratici come il subligar e l'exomis, che permettevano libertà di movimento nei lavori manuali.
- Il vestiario per proteggersi dalle intemperie includeva il birrus e la paenula, mentre il pilleus e il cucullus offrivano protezione per la testa.
Indice
Evoluzione delle acconciature femminili
Nel corso della storia di Roma, diverse acconciature si susseguirono nella moda femminile. In epoca repubblicana le pettinature erano semplici, in genere lunghe trecce fermate sulla nuca con nastri di stoffa. In età imperiale invece le acconciature divennero elaborate e si diffuse anche la moda di arricciare e tingere i capelli, di biondo, di nero o di rosso.
I riccioli potevano essere trattenuti da reticelle intessute d'oro o da diademi preziosi. Le donne benestanti portavano anche molti gioielli: anelli, orecchini, bracciali, cavigliere. Inoltre dedicavano molto tempo al trucco: con il gesso sbiancavano la carnagione, con la fuliggine annerivano il contorno degli occhi e con la feccia di vino accentuavano il rosso di guance e labbra.Influenza del mondo ellenistico
In seguito al contatto con il mondo ellenistico e all'enorme afflusso di ricchezze riversatosi su Roma dopo la conquista dell'Oriente e dell'Africa, si verificò un profondo mutamento del costume e del tenore di vita dei ceti che più avevano goduto dei vantaggi dell'espansione ; i ricchi abbandonarono la tradizionale austerità di costumi per veder al lusso e alla raffinatezza.
Leggi suntuarie e il loro impatto
Di conseguenza i censori iniziarono ad emanare periodicamente leggi suntuarie (cioè contro il fatto eccessivo), cercando con scarsi risultati, di ostacolare la corsa al lusso e di limitare le importazioni di prodotti orientali. La lex Oppia del 215 a.C., per esempio, fissava di mezzo oncia (circa 27 grammi) il peso di gioielli che ogni matrona era autorizzata a portare addosso e, nel frattempo, vietava l'uso di vesti colorate e della carrozza per le strade di Roma, se non per recarsi a pubblici sacrifici. Le leggi suntuarie furono numerose e periodicamente rinnovare (praticamente ogni ventennio), il che ci fa comprendere quanto poco fossero applicate!
Abbigliamento delle classi lavoratrici
Il discorso fatto fin qui vale naturalmente per le classi elevate. Come si vestivano invece coloro che, liberi o schiavi, di dedicavano a lavori manuali, più o meno faticosi? A causa delle loro attui lavoratori indossavano abiti che lasciassero un'ampia libertà di movimento; per i lavori più gravosi si utilizzava il subligar, una semplice fascia di stoffa avvolta intorno ai fianchi. Il capo di abbigliamento più diffuso tra servi, pastori e contadini era tuttavia l'exomis, una tunica lunga fino al ginocchio e fissata alla spalla sinistra, che lasciava scoperta l'altra per agevolare i movimenti delle braccia. In alternativa era usata l'alicula, una tunica corta, con o senza maniche, talvolta stretta ai fianchi da una cintura.
Protezione dal clima e copricapi
Per proteggersi dal freddo o dalla pioggia si usava un pesante mantello con cappuccio, il birrus, che copriva l'intera persona. Una mantella più modesta, la paenula, portata aperta sul davanti, era invece indossata dai servi. Il capo si copriva con il pilleus, un berretto di forma conica in feltro, lana o pelle. Molto comune era anche il petasus, un cappello a falde larghe, in paglia o cuoio, che si indossava per ripararsi dal sole o dalla pioggia. Un tipo di copricapo pesante, molto utile per i braccianti che si difendevano in questo modo dalle intemperie, era il cucullus, una sorta di cappuccio. Anche le donne del popolo, oltre a occuparsi della tessitura erano impegnate anche in altri mestieri, come pettinatrice, fornaia, inserviente. Per tali arridesse normalmente indossavano una tunica corta e senza maniche, fermata sulle spalle da fibbie, che consentiva ampia libertà di movimento.
Domande da interrogazione
- Quali erano le caratteristiche delle acconciature femminili nell'Antica Roma?
- Come influenzò l'espansione di Roma il tenore di vita delle classi elevate?
- Quali misure furono adottate per contrastare l'eccesso di lusso a Roma?
- Come si vestivano le persone che svolgevano lavori manuali nell'Antica Roma?
- Quali erano i copricapi comuni nell'Antica Roma per proteggersi dalle intemperie?
Durante l'epoca repubblicana, le acconciature erano semplici, con lunghe trecce fermate sulla nuca. Nell'età imperiale, divennero elaborate, con riccioli trattenuti da reticelle d'oro o diademi, e i capelli venivano spesso tinti.
L'espansione portò un afflusso di ricchezze che trasformò il costume e il tenore di vita delle classi elevate, che abbandonarono l'austerità per il lusso e la raffinatezza.
I censori emanavano leggi suntuarie per limitare il lusso, come la lex Oppia del 215 a.C., che regolava il peso dei gioielli e vietava l'uso di vesti colorate e carrozze.
Indossavano abiti che permettevano libertà di movimento, come il subligar e l'exomis, e per proteggersi dal freddo usavano mantelli come il birrus e la paenula.
Si usavano il pilleus, un berretto conico, il petasus, un cappello a falde larghe, e il cucullus, un cappuccio pesante per i braccianti.