Concetti Chiave
- Nel VI e V secolo a.C., le città stato greche svilupparono un nuovo sistema politico, favorendo l'emergere di ceti mercantili che sfidarono il potere aristocratico.
- La riforma di Clistene ad Atene nel 508 a.C. promosse l'uguaglianza politica, eliminando i privilegi nobiliari e permettendo a cittadini di tutte le classi di accedere alle magistrature.
- Le leggi greche, diverse dalle altre civiltà, rappresentavano la volontà dei cittadini e non erano considerate immutabili o di origine divina.
- Durante il V secolo a.C., la democrazia greca mostrò i suoi limiti con instabilità politica dovuta a contrasti tra aristocratici e ceti mercantili.
- I filosofi sofisti criticarono la natura delle leggi, sostenendo che fossero convenzioni per mantenere il potere e non derivassero da principi naturali o divini.
Indice
L'emergere delle poleis
Tra il VI e V secolo a.C., in Grecia si affermarono le città stato o poleis in cui si delineò un modo del tutto nuovo di intendere il potere politico ed il rapporto tra questi ultimi ed i cittadini.
Nuovi ceti e riforme
La popolazione delle poleis seppero sviluppare le loro possibilità marittime e commerciali che dettero vita a nuovi ceti mercantili i quali non mancarono di contrastare il predominio originario delle classi aristocratiche.
Questi nuovi ceti, che potremmo definire “emergenti”, costituiti da armatori, artigiani, grossi commercianti, medici, insegnanti, non si sentivano affatto inferiori rispetto agli aristocratici, anzi dettero vita ad una lunga polemica contro l’aristocrazia che godeva ancora di vecchi privilegi fra cui quello di non pagare le tasse.L'uguaglianza politica ad Atene
I nuovi ceti erano molto forti a Mileto e ad Atene ed è proprio ad Atene che vide la luce la riforma di Clistene nel 508 a.C. e furono applicati progressivi nuovi ordinamenti che si ispiravano al concetto di uguaglianza politica, intesa come uguaglianza di diritti fra tutti i cittadini. Infatti la costituzione di Atene riconosceva l’uguaglianza di tutti i cittadini, eccetto i meteci (= stranieri) e gli schiavi. Pertanto di fronte alla legge tutti diventavano uguali e non valevano più i privilegi legati alla nascita nobiliare. Anche se continuavano ad esistere differenze di prestigio che dipendevano dalla ricchezza, la più grande novità era che anche coloro che appartenevano alle classi più modeste potevano accedere alle magistrature e far sentire, quindi, la propria voce. Inoltre, la stessa legge che negli imperi orientali si identificava con la volontà divina e del sovrano, in Grecia era espressione della volontà dei cittadini e quindi non più immutabile nel tempo.
Limiti della democrazia
Alla fine del V secolo a.C. la democrazia cominciò a fare sentire i propri limiti. Atene e Sparta arrivarono a costruire delle confederazioni in cui la città egemone aveva il predominio assoluto, mal tollerato dalle poleis confederate. Mancando grandi stati, l’equilibrio politico diventò molto instabile e fortemente legato ai contrasti fra aristocratici e ceti mercantili.
Critica sofista alle leggi
Nel corso del V secolo a.C., i filosofi greci e soprattutto i sofisti misero in discussione il significato e la funzione delle leggi con queste motivazioni: premesso che le leggi non hanno alcuna origine divina, vista la varietà delle legislazioni di tante città greche e non greche, le leggi sono imposte dagli uomini più forti per difendere i loro privilegi oppure, al contrario, sono imposte dalle legittime aspirazioni dei più deboli per difendersi dai più forti. In sostanza, i sofisti volevano dire che la legge è altro che una convenzione per dominare o per auto difendersi e tale convenzione è comunque contro natura dove invece prevale sempre il dominio del più forte.
Intorno al V e III secolo a.C., la civiltà legislativa greca fu in gran parte assorbita da Roma, soprattutto tramite le città della magna Grecia,
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali innovazioni politiche introdotte ad Atene nel VI e V secolo a.C.?
- Come si differenziava la concezione della legge in Grecia rispetto agli imperi orientali?
- Quali furono le critiche dei sofisti riguardo alle leggi?
- Come influenzò la civiltà legislativa greca Roma?
Ad Atene, la riforma di Clistene nel 508 a.C. introdusse nuovi ordinamenti ispirati all'uguaglianza politica, riconoscendo l'uguaglianza di diritti fra tutti i cittadini, eccetto i meteci e gli schiavi, permettendo anche alle classi più modeste di accedere alle magistrature.
In Grecia, la legge era espressione della volontà dei cittadini e non più immutabile nel tempo, a differenza degli imperi orientali dove si identificava con la volontà divina e del sovrano.
I sofisti sostenevano che le leggi non avevano origine divina e che erano convenzioni imposte dai più forti per difendere i loro privilegi o dai più deboli per difendersi, vedendole come strumenti di dominio o autodifesa.
Tra il V e III secolo a.C., la civiltà legislativa greca fu in gran parte assorbita da Roma, soprattutto tramite le città della Magna Grecia.