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Storia post 476 d. C.
La situazione in Italia
Anche l’Italia era nelle mani dei barbari: essi erano arruolati nell’esercito in numero sempre più rilevante e alcuni di essi erano persino generali. Uno di questi, Oreste, pose sul trono imperiale il proprio figlio Ramalo Augustolo, di appena 6 anni. Il piccolo imperatore doveva legare il suo nome alla caduta dell’Impero romano d’Occidente: nel 476d.C, infatti, Oreste venne ucciso da Odoacre, capo degli Eruli (barbari di origine germanica che militavano nell’esercito romano) e Romolo Augustolo fu deposto. Odoacre, a differenza dei suoi predecessori, non assunse il titolo di Augusto, ma si arrogò quelli di patrizio romano e governò l’Italia in nome dell’imperatore d’Oriente: l’Italia era ridotta al rango di una provincia bizantina.
Il governo do Odoacre fu mite e assennato, ma presto discese dalle Alpi un nuovo popolo, avido di possedere l’Italia: Gli Ostrogoti.
Dalle regioni del Norico e della Pannonia essi si erano andati spostando verso sud in direzione dell’Impero d’Oriente. Per allontanare da Bisanzio la minaccia di invasione, l’imperatore mandò ad occupare l’Italia. In circa 300mila, essi, sotto le guide del re Teodosio, si diressero allora in Italia, sconfissero ed eliminarono Odoacre e di insediarono nella nostra penisola ponendo come capitale Ravenna.
Teodosio si preoccupò soprattutto di promuovere una pacifica convivenza tra Romani e Goti; lasciò sussistere tutte le istituzioni romane e i romani furono i suoi diretti collaboratori nel governo dello Stato, come Boezio Simmaco. Ma quando l’imperatore di Bisanzio condannò la religione ariana, la questione religiosa scavò un abisso tra Romani (cattolici) e Goti (ariani): Teodosio divenne sospettoso verso i Romani: Boezio e papa Giovanni I furono imprigionati, Simmaco condannato a morte. (Teodosio morì nel 526)
L’impero d’Oriente
Anche sull’impero d’Oriente si verificarono invasioni da parte degli Unni, degli Slavi etc… ma Bisanzio riuscì ogni volta ad evitare la catastrofe e diede origine ad una storia non prima di grandezza ed originalità. Il segreto della millenaria sopravvivenza di Bisanzio è attribuito al grande sviluppo dell’industria e dei commerci (grazie alla posizione geografica), alle migliori condizioni dell’agricoltura (pochi latifondi), all’intelligente organizzazione militare (truppe ben pagate con terre da coltivare a condizioni privilegiate), all’abile diplomazia. Dove poi contro i Barbari non riusciva la forza o la diplomazia, era efficace il denaro.
Quando nel 527 salì al trono Giustiniano, egli volle riunire insieme sotto il suo scettro l’impero romano d’Oriente e quello d’Occidente con la conquista di quei territori che erano caduti sotto la dominazione dei barbari. Altro suo obiettivo era riordinare l’amministrazione dell’Impero: dietro suo ordine una commissione di giuristi raccolse e unificò nel Corpus Iuris Civilis tutte le leggi romane (tale raccolta costituì la base del diritto moderno e ad essa si ispirano tutti i legislativi successivi).
Per la riconquista dell’Occidente Giustiniano si giovò dell’aiuto di due generali di genio: Belisario e Narsete. La guerra gotico-bizantina durò 18 anni e furono anni di distruzione, di fame e di pestilenza, che comporteranno gravi danni alle popolazioni della penisola. I Bizantini non si comportarono come un esercito di liberazione e fecero anzi rimpiangere i 30 anni di relativa tranquillità del regno di Teodosio.
Nel 552, a guerra finita, tutta l’Italia era entrata a far parte dell’Impero romano d’Oriente (insieme alla Spagna Meridionale e all’Africa Settentrionale) ma nel 568 i Longobardi, nuovi e crudeli barbari, invasero la penisola.
L’invasione dei Longobardi
I Longobardi (ossia dalla barba lunga) provenivano dalla Scandinavia. Guidati al re Alboino occuparono prima l’Italia Settentrionale (ponendo la loro capitale a Pavia) poi alcuni nuclei passarono in Toscana nell’Umbria e nell’Italia Meridionale, dove costituirono i ducati indipendenti di Spoleto e di Benevento. Ma essi non conoscevano l’arte della navigazione: per questo rimasero sotto il dominio bizantino Ravenna (allora bagnata dal mare) i territori costieri, l’Italia meridionale e le isole.
La dominazione dei Longobardi in Italia durò altri due secoli, e fu la più dura. Soltanto alla fine del VI secolo la loro conversione al cattolicesimo, ad opera del papa Gregorio Magno, contribuì a mitigare la loro ferocia dei loro costumi. Nel VII secolo il re Rotari, con un suo editto, poté fissare anche le prime leggi (alcune norme come il delitto d’onore e l’esclusione delle donne dalla successione resisteranno a lungo in Italia, anche dopo il risorgere della cultura classica). Nell’ VIII secolo gli ultimi re longobardi, Astolfo e Desiderio, tentarono ulteriormente di estendere il loro dominio in Italia, giungendo più sotto le mura di Roma. Per non sottostare alla dominazione longobarda, il papa fece ricorso all’aiuto dei Franchi, i quali si erano convertiti al cristianesimo al tempo di Clodoveo.
Carlo Magno con un esercito scese in Italia, sconfisse Desiderio e assunse il titolo di re dei Franchi e dei Longobardi. Così finì la dominazione dei Longobardi in Italia (sopravvisse solo il ducato di Benevento)
La chiesa fece appello ai re dei Franchi anche contro gli imprato bizantini che volevano sottomettere i papi al loro potere (cesaropapismo ; lotta iconoclastica) e saranno ancora i Franchi a difendere l’Occidente cristiano dall’irruzione degli Arabi nel Mediterraneo.
Altre informazioni sono nel file allegato.
Il mondo arabo
L’Arabia è una vasta penisola che si affaccia sul Mar Rosso, l’Oceano Indiano e confina
col Golfo Persico. Le piogge portate dai monsoni hanno favorito allo sviluppo
agricolo e commerciale nella parte meridionale della regione. La penisola era
abitata da tribù in conflitto tra loro. I Sabei, che praticavano l’attività mercantile,
abitavano nell’attuale Yemen. I mercanti yemeniti percorrevano una pista che risaliva
tutta l’Arabia per portare le loro carovane. In questa pista vi erano due luoghi di sosta:
La Mecca e Yathrib. La prima sorgeva in un’area ricca di sorgenti d’acqua. Dunque i
mercanti ne approfittavano. La parte centro-settentrionale dell’Arabia era abitata da
beduini, ossia gli Arabi, che erano gruppi di pastori e allevatori divisi in tribù e guidati
ognuna da un capo, lo sceicco. L’unica legge riconosciuta dai beduini era il codice
d’onore tribale.
Ogni tribù adorava una divinità. A questa forma di culto si affiancava la venerazione
il dio supremo da tutte le tribù. La Mecca
di Allah, considerato Il luogo di culto era ;
qui vi era un tempio in cui era esposta una Pietra Nera: così chiamata perché si
riteneva fosse un meteorite, coloratosi di nero per aver assorbito i peccati degli
uomini. Nel VII secolo le varie tribù in conflitto, si unirono fra loro grazie alla
predicazione religiosa di Maometto e insieme conquistarono le altre terre.
Maometto ricevette dall’arcangelo Gabriele la rivelazione della volontà
onnipotente di Allah, e così iniziò a predicarla al popolo. La sua predicazione verso
l’uguaglianza sociale e la volontaria imitazione della ricchezza, suscitò l’avversione dei
mercanti di La Mecca che vedevano i loro privilegi messi in pericolo dalla nuova
religione, tanto che Maometto dovette rifugiarsi a Yathrib, successivamente chiamata
Medina (città del profeta), e il 622, anno della sua migrazione, è per gli arabi la data
d’inizio dell’era musulmana.
La religione musulmana ha un carattere guerriero, per cui viene considerato sacro
dovere la guerra intesa a conquistare i popoli non credenti
Inoltre la vita di un mussulmano si doveva basare sulla shari’a, la legge islamica, le
Il Corano La Sunna
cui fonti sono e (codice di comportamento che contiene gli atti e
i detti del Profeta). Il messaggio del Profeta consiste nell’affermare la potenza e la
bontà di Allah, e per questo l’uomo dev’essere un adoratore e un sottomesso e da qui
quindi Islam ossia sottomissione.
I precetti servono al credente per testare se merita o meno di andare in paradiso e
sono raccolti nel Corano:
La professione di fede (sahàda): il fedele deve riconoscere unicamente Allah come
Dio e Maometto come suo profeta.
La preghiera (salàt) da recitare cinque volte al giorno mentre si è inginocchiati in
direzione di La Mecca, unicamente per venerazione e no per chiedergli benedizioni o
favori.
Il digiuno (nàum) durante il ramadàn, e si tiene dall’alba fino al tramonto
L’elemosina (zakàt) ossia il versamento annuale alla comunità mussulmana di una
somma di danaro corrispondente alla decima parte del reddito.
Il pellegrinaggio (hagg) verso La Mecca almeno una volta nella vita. jihad
Inoltre vi sono altri due concetti fondamentali nella religione mussulmana: La e
umma
la
La jihad (sforzo) consiste nell’impegno personale e collettivo in una duplice direzione:
per rimuovere il male, l’indolenza e l’egoismo da se stessi, e le ingiustizie e
l’oppressione dalla società. Tale impegno può essere assolto in quattro modi: con
l’animo, parola, mano spada.
con la con la e con la L’umma invece è la comunità di
credenti di cui il buon musulmano è orgoglioso di far parte.
Corano
Libro sacro dei mussulmani è il che oltre ad enunciare verità di fede fornisce
donna
anche una serie di precetti e di norme. Parla spesso della e richiama una serie
di diritti e doveri. Ad esempio il Corano conserva la tradizionale poligamia pre-
islamica (con un limite di 4 mogli). Per quanto riguarda il divorzio, solo il marito può
ripudiare la moglie, ma per evitare che lo faccia per motivi economici, il marito viene
privato della dote della moglie e quello che ha dato alla donna nel corso del
matrimonio.
Infine il Corano sancisce che l’eredità spetta sia a figli maschi che a femmine, solo col
doppio
fatto però, che il maschio può ricevere il rispetto a quello che la figlia femmina
ottiene poiché quando ci si sposava era il marito a mantenere moglie e figli.
L’Islam condanna duramente l’infanticidio femminile, dal punto di vista
religioso tutti gli esseri umani sono uguali di fronte ad Allah
Per quanto riguardava la forza militare i guerrieri erano imbattibili: lo stato arabo si
espanse dall’Asia fino all’Africa Settentrionale. Conquistata la spagna, gli Arabi
valicarono i Pirenei dilagando in Francia. Nel 732 ci fu uno scontro a Poitiers tra un
esercito cristiano, guidato da Carlo Martello, e quello arabo. I cristiani ne uscirono
vincitori, costringendo gli arabi a tornare in Spagna, dove si fermarono per molti
secoli.
Gli arabi erano abilissimi nell’apprendere le idee più avanzate di questi popoli, nel
perfezionarle e nel diffonderle in altre regioni (rappresentano una vera e propria
ventata forte di cultura). Trasmisero in Occidente le opere di Platone e Aristotele, di
Euclide e di Ippocrate. Riuscirono ad esprimere grandi scienziati come Avicenna nella
medicina ed Averroè nella filosofia. Troviamo poi anche nella nostra lingua parole che
Alchimia Assassino
derivano dall’arabo, come ad esempio: (Al Kimia); (Hashashin);
Magazzino (mahzan) etc…
Esercitarono una vera rivoluzione nel campo delle scienze matematiche: diffusero in
Europa le cifre di origine indiana al posto di quelle romane; usarono per primi lo zero e
inventarono l'algebra. All’inizio del X secolo gli Arabi occuparono l’intera isola siciliana:
Palermo divenne una delle città più splendide del Mediterraneo, centro di vita
commerciale e culturale. Ciò però non fu vantaggioso per le altre regioni meridionali e
la Sardegna. Le navi sbarcarono di sorpresa sulle coste e depredavano città e paesi. Le
incursioni saracene arrivarono fino a Roma, dove fu saccheggiata la basilica di San
Paolo. Le città costiere riunitesi in una lega, sconfissero più volte i Saraceni fino a
renderli dominatori solo della Sicilia.
Carlo Magno e il Sacro Romano Impero
Poiché era costume dei Franchi che il regno ad ogni successione venisse diviso in parti
uguali tra i figli del sovrano defunto, i re merovingi perdettero ogni autorità e al loro
posto assunsero un ruolo importante alcuni esponenti dell’aristocrazia di corte, i
Carlo Martello,
cosiddetti maestri di palazzo. Fra questi emerse il vincitore degli
Arabi a Poitiers. Uno dei figli di Carlo Martello, Pipino il Breve, depose l’ultimo dei re
merovingi e diede inizio ad una nuova dinastia, che dal nome di Carlo Magno,
Carolingia
prenderà il nome di . Carlo Magno regnò per 43 anni, durante i quali si può
dire che ci sia stata una guerra permanente, ma egli svolse anche un’intensa opera di
organizzazione e amministrazione dei vasti territori conquistati. Ma prima di questo
sovrano, dal tempo della caduta dell’Impero romano d’Occidente, un sovrano era
riuscito a ridurre sotto il suo dominio tutta l’Europa continentale, dai Pirenei al
Danubio. La fama e il prestigio dei re dei Franchi erano tali che molti desiderarono la
ricostruzione dell’Impero in Occidente. La auspicava il papa che aveva trovato in Carlo
Magno il protettore e il difensore della fede cristiana; lo auspicavano i dotti della sua
corte di Aquisgrana, che sentivano viva la tradizione romana.
Pertanto nella notte di Natale dell’anno 800 Carlo Magno fu incoronato imperatore dal
Sacro Romano Impero
papa Leone III nella basilica di San Pietro. Nasceva così il ,
come capitale ad Aquisgrana in Germania: è chiamato ‘’sacro’’ perché nasce sotto gli
auspici della Chiesa e per la difesa della religione cristiana; “romano” perché si
ricollega idealmente alla tradizione romana, che non si era mai affievolita in
Occidente. contee
Sotto il profilo amministrativo Carlo Magno divise l’Impero in (province più
marche
tranquille delle zone interne) e (province di confine più esposte ai pericoli
esterni e che necessitavano perciò di una più forte organizzazione di difesa. Contee e
marche erano affidate rispettivamente a conti e marchesi.
Per controllare l’amministrazione delle province Carlo Magno si serviva di funzionari da
lui nominati: i missi dominici, che controllavano l’operato dei laici e degli ecclesiastici
che amministravano le varie parti dell’Impero.
La società carolingia era una società rurale: tutte le classi sociali, dalle più ricche alle
più povere, vivevano dei prodotti della terra, anche perché allora, dopo secoli di
invasioni, razzie e guerre, gli scambi erano difficili, le strade erano diventate
impraticabili, l’oro come mezzo di scambio delle merci era quasi scomparso
dall’Occidente europeo.
Le grandi proprietà terriere (ville) erano divise in due parti: il signore teneva per sé la
prima e la faceva amministrare da un fattore; la seconda parte veniva suddivisa dal
padrone in tante fattorie dette mansi: i mandi erano affidati a coloni che li coltivavano
e disponevano dei frutti a loro piacimento ma, in cambio, dovevano coltivare il terreno
del mando principale col eseguire ogni altro lavoro richiesto dal fattore. Ogni colono
era legato al proprio mando e non poteva abbandonarlo; alla sua morte, gli succedeva
il figlio nel coltivarlo. Se il mando veniva venduto il colono passava alle dipendenze del
nuovo proprietario.
Pur del tutto prima di cultura, Carlo Magno si circondò di uomini più colti dell’Europa
Scuola
Occidentale, i quali costituirono una che fu detta Palatina, perché aveva sede
nel palazzo del re.
Quando Carlo Magno morì l’impero passò nelle mani dell’unico figlio sopravvissuto:
Ludovico detto il Pio, ma alla sua morte l’impero fu diviso tra i tre figli in tre regni:
Germania, Francia e Lotaringia (territori italiani sottratti ai Longobardi).
Carlo il Grosso
Dopo varie vicende l’Impero si ricostituì sotto l’imperatore che però,
incapace di respingere i nemici esterni (che compivano razzie e incursioni sui territori
dell’Impero lungo le coste settentrionali e i confini orientali) e di sottomettere i
feudatari ribelli (alla loro morte, ormai, il feudo non tornava più nelle mani
dell’imperatore, ma passava ai figli), fu alla fine spodestato nell’ 887. Alla
disgregazione dell’impero carolingio regnò circa un secolo di anarchia, cioè di vuoto di
potere, durante il quale i feudatari lottarono tra loro accanitamente per conquistare il
potere e cingere la corona. In Francia alla fine del X secolo Ugo Capeto riuscì a
prevalere sugli altri potentati e diede inizio alla monarchia dei Capetingi.
In Italia vari pretendenti si contesero la corona in lunghe ed estenuanti lotte finché il
regno non entrò a far parte del Sacro Romano Impero.
Il feudalismo e la rinascita
Sfasciatosi l’impero carolingio sorse una nuova forma di organizzazione politica, nota
feudalesimo feudalismo)
sotto il nome di (o e destinata a caratterizzare la storia
europea tra il IX e il XII secolo.
Con la parola feudo (di origine germanica, forse= proprietà) si indicava la concessione
di una vasta estensione di terreno, fatta dal sovrano ai propri collaboratori, secondo
una consuetudine già seguita da Carlo Magno.
Elementi essenziali del feudalismo erano:
Il : concessione di terre fatta dal sovrano a nobili e d
Beneficio
Il : obbligo di dipendenza (fedeltà ed ubbidienza) che assumevano
Vassallaggio
verso il sovrano chi da lui riceve il beneficio.
L’ : trasferimento al vassallo – entro i confini del feudo- del potere già
Immunità
goduti dal signore: possibilità di riscuotere tasse, di amministrare la giustizia,
chiamare alle armi, etc…
Col passare del tempio i vassalli finirono con l’usare a proprio esclusivo vantaggio i
diritti loro riconosciuti e a poco a poco tutti i feudi divennero ereditari, trasformando