Concetti Chiave
- Nel 48 d.C., l'élite della Gallia chiese di essere ammessa nel Senato romano, suscitando polemiche e l'intervento dell'imperatore Claudio.
- Claudio sostenne che la grandezza di Roma derivava dall'accoglienza dei popoli sconfitti come cittadini, seguendo l'esempio di Romolo.
- La cittadinanza romana poteva essere concessa individualmente e includeva la manomissione degli schiavi, che diventavano cittadini liberi.
- Un individuo poteva appartenere alla propria comunità locale e sentirsi cittadino di Roma senza conflitti tra le due identità.
- Claudio sottolineava che l'integrazione dei popoli sconfitti fu fondamentale per il successo di Roma, a differenza di Sparta e Atene che escludevano i vinti.
Indice
La richiesta della Gallia
Nel 48 d.C., si svolse a Roma una importante riunione del Senato. L'élite della Gallia richiese di essere ammessa nell'assemblea. Essi, infatti, obbedivano ormai da un secolo all'Impero, Eppure la loro richiesta suscitò polemiche e rese necessario l'intervento del principe regnante, Claudio.
Il discorso di Claudio
Claudio tenne un discorso pubblico memorabile, nel quale egli spiegava come il segreto della grandezza di Roma fosse proprio di aver saputo accogliere nella sua cittadinanza i popoli sconfitti.
L'imperatore ricordava che lo stesso Romolo aveva accolto a Roma i suoi ex avversari. Roma aumentò rapidamente la sua popolazione, incorporando gli abitanti dei centri vicini e poi concedendo loro la cittadinanza. Questo fu un aspetto importantissimo per il controllo e l'integrazione delle città e dei popoli sottomessi, guadagnando il loro consenso e il sostegno in guerra.Resistenze aristocratiche
Nonostante ciò, nell'aristocrazia Romana, non mancavano due resistenze verso una condivisione dei diritti legati alla cittadinanza. Infatti, la stessa plebe sosteneva posizioni di cultura, timorosa di perdere parte dei propri privilegi. Così, all'inizio del I secolo a.C., le popolazioni italiche arrivarono combattere una guerra "sociale", che, entro la fine del secolo, terminò ogni l'unificazione della cittadinanza Romana a tutti i popoli della penisola.
Cittadinanza e manomissione
La concessione della cittadinanza poteva essere ad personam oppure "viritane", cioè riguardanti i singoli individui (viri), però non era trasmissibile ai discendenti. I romani praticavano la manomissione degli schiavi, cioè la liberazione dalla condizione di schiavitù. Questi non solo divenivano degli uomini liberi, ma anche dei veri e propri cittadini romani. La concessione della cittadinanza veniva alimentata anche dall'interno dall'impero.
Due patrie secondo Cicerone
Cicerone affermava che tutti gli abitanti hanno due Patria, una legata alla nascita e l'altra alla politica.. Un individuo poteva sentirsi al tempo stesso parte della sua comunità locale è cittadino di Roma, senza che le due appartenenza entrassero un conflitto l'una con l'altra.
Lezioni dalla storia
L'imperatore Claudio spiegava come questo atteggiamento fosse stata una delle chiavi del successo di Roma e fu anche la causa che determinò la rovina degli spartani e degli ateniesi, i quali escludevano i vinti, come se fossero degli stranieri.
Nella città di Sparta, veniva dopo praticate le "cacciate degli stranieri", generate dal timore che la "purezza" dello stile di vita Spartano potesse essere inquinato al solo contatto con gli uomini aventi diversi costumi. Gli ateniesi avevano elaborato un mito secondo il quale i più antichi abitanti della città erano nati direttamente dal terreno dell'Attica. Questo mito voleva implicitamente comunicare la cittadinanza ateniese si poteva avere soltanto per nascita e non per acquisizione.
Domande da interrogazione
- Qual era il segreto della grandezza di Roma secondo l'imperatore Claudio?
- Perché si verificò una guerra "sociale" all'inizio del I secolo a.C.?
- Come poteva essere concessa la cittadinanza romana e quali erano le sue caratteristiche?
- Qual è stata la differenza fondamentale tra l'approccio di Roma e quello di Sparta e Atene riguardo l'integrazione dei popoli sconfitti?
L'imperatore Claudio sosteneva che il segreto della grandezza di Roma risiedesse nella sua capacità di accogliere come cittadini i popoli sconfitti, seguendo l'esempio di Romolo che aveva accolto i suoi ex avversari.
La guerra "sociale" scoppiò a causa delle resistenze dell'aristocrazia e della plebe romana verso la condivisione dei diritti di cittadinanza con le popolazioni italiche, che temevano di perdere i propri privilegi.
La cittadinanza romana poteva essere concessa ad personam o "viritane", riguardante singoli individui senza trasmissibilità ai discendenti. Includeva anche la manomissione degli schiavi, che diventavano cittadini romani liberi.
A differenza di Roma, che integrava i popoli sconfitti come cittadini, Sparta e Atene escludevano i vinti, considerandoli stranieri. Questo atteggiamento, secondo Claudio, fu una delle cause della loro rovina.