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Concetti Chiave

  • I preti pagani erano presenti in una moltitudine di templi con diversi fondatori e finanziamenti, sia privati che imperiali.
  • Il Codice Teodosiano non abroga gli antichi privilegi sacerdotali, con cambiamenti significativi solo verso la fine del IV secolo.
  • I sacerdoti delle province mantenevano privilegi speciali, come l'esenzione da obblighi che li allontanavano dai rituali.
  • Costantino mantenne i privilegi storici dei sacerdoti, ma potrebbe aver limitato i templi nel ricevere donazioni per scopi fiscali.
  • Il termine 'achremàtistoi' suggerisce una restrizione nel potere dei templi di fare affari per arricchirsi, simile a misure adottate successivamente da Graziano.

Indice

  1. I preti pagani e i templi
  2. Privilegi sacerdotali e Costantino
  3. Interpretazioni delle azioni di Costantino

I preti pagani e i templi

I preti pagani, d’altra parte, costituivano una molitudine tanto variegata quanto varia era la natura dei templi e dei luoghi di culto che nel corso dei secoli (anche a tralasciare le aree agresti) erano stati elevati nelle città: privati e pubblici, fondati da privati e donati alla propria città, innalzati e conservati grazie alle risorse imperiali.

Privilegi sacerdotali e Costantino

Il Codice Teodosiano non conserva alcuna costituzione costantiniana che abrogasse gli antichi privilegi sacerdotali, e nel caso dei collegi sacerdotali di Roma, alcuni interventi limitativi giunsero molto più tardi verso la fine del IV secolo. Nelle provinciae, poi, i sacerdoti di culti accolti dall’Impero continuarono ad avere un trattamento speciale, essendo dispensati dalla tutela e da quei munera che li allontanassero dalla città ove svolgevano i loro rituali. Costantino, dunque, mantenne loro i privilegi acquisiti nel corso dei secoli.

Interpretazioni delle azioni di Costantino

In tal senso, non è facile interpretare l’informazione di Malala, secondo cui Costantino rese achremàtistoi i templi pagani dell’antica acropoli della nuova città. Lì si alzavano il tempio di Apollo/Sole, quello di Artemide Selene e di Afrodite, nei quali (secondo Libanio) sarebbe regnata la povertà, come in generale in tutti gli altri dell’Impero, a partire da Costantino. Si è già detto come sia difficile spiegare in che modo «tutto il resto», secondo lo stesso retore antiocheno, avrebbe potuto «svolgersi normalmente», se l’imperatore li avesse privati delle fonti di reddito necessarie per il mantenimento dei culti e dei sacerdoti. Malala, tuttavia, usa achremàtistoi (da chrematìzomai) che letteralmente indica ‘il non poter fare affari per arricchirsi’. Si potrebbe pensare che Costantino, all’interno dell’operazione fiscale legata alla riforma monetaria, avesse limitato il diritto di quei templi di ricevere lasciti e donazioni, come in seguito Graziano dispose ai danni del tempio di Vesta.

Domande da interrogazione

  1. Qual era la varietà dei templi e dei preti pagani nelle città antiche?
  2. I templi e i preti pagani erano estremamente variegati, con templi privati e pubblici, fondati da privati o sostenuti da risorse imperiali, riflettendo la diversità dei luoghi di culto nelle città.

  3. Come Costantino trattò i privilegi sacerdotali esistenti?
  4. Costantino mantenne i privilegi sacerdotali acquisiti nel corso dei secoli, senza abrogare gli antichi privilegi, e i sacerdoti continuarono a ricevere un trattamento speciale nelle province.

  5. Qual è l'interpretazione delle azioni di Costantino riguardo ai templi pagani?
  6. L'interpretazione delle azioni di Costantino è complessa; si suggerisce che potrebbe aver limitato il diritto dei templi di ricevere lasciti e donazioni, influenzando le loro fonti di reddito, come parte di una riforma fiscale.

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