Concetti Chiave
- La devianza è rappresentata in molte forme culturali, dai personaggi mitologici alle serie televisive, indicando il suo forte impatto sull'immaginario collettivo.
- Teorie biologiche, come quella di Cesare Lombroso, collegano erroneamente la devianza a tratti fisici, ma mancano di supporto scientifico e sono ideologicamente costruite.
- La Scuola di Chicago, con sociologi come Robert Park, vede la devianza come appresa attraverso subculture specifiche, non come un tratto ereditato.
- Edwin Sutherland introduce il concetto di subculture, evidenziando come le norme di comportamento deviante siano normali all'interno di certi gruppi sociali.
- La teoria dell'anomia di Merton suggerisce che la devianza nasce dalla discrepanza tra obiettivi culturali e le risorse sociali per raggiungerli, spingendo individui a percorrere vie alternative.
Indice
L'immaginario della devianza
Proprio quest’ultimo aspetto della devianza è forse alla base della grande presa che i comportamenti trasgressivi hanno sull’immaginario di tutte le società, che ne danno, infatti, rappresentazioni di ogni tipo: dalle azioni del cosiddetto trickster (dall’inglese “ingannatore”) della mitologia (personaggio trasgressivo per definizione, ma dalle cui azioni disastrose si determinano le condizioni per i mutamenti che creano la vita, l’essere umano, o le risorse indispensabili per la sopravvivenza), fino alle grandi serie televisive e cinematografiche centrate sulle imprese di criminali di ogni sorta.
Teorie biologiche e sociologiche
Anche gli studiosi si sono dedicati alla devianza, fornendo ovviamente molte interpretazioni, alcune decisamente fantasiose, come quelle basate sulla biologia, tendenti a collegare i comportamenti devianti a elementi biologici e fisici (come il patrimonio genetico oppure i tratti somatici). Celebre, fra questi tentativi, la teoria del medico italiano Cesare Lombroso (1835-1909), il quale riteneva che la conformazione cranica fosse un particolare indice della propensione a delinquere di un individuo. Inutile specificare che queste tesi non hanno il benché minimo supporto scientifico, ma sono solo costruzioni ideologiche che risentono del clima intellettuale di un particolare periodo; tuttavia sono idee che attecchiscono molto tenacemente nel tessuto sociale perché colpiscono l’immaginazione, tanto che ancora oggi non è raro sentire apostrofare un individuo che ha commesso un reato (o che è anche solo accusato di averlo commesso), di cui è pubblicata la fotografia sul giornale, per esempio, con l’espressione “ha proprio la faccia da delinquente!”.
La scuola di Chicago
Più fondate sono invece altre interpretazioni sociologiche del fenomeno “devianza”. Tra queste, particolarmente importante è quella elaborata nell’ambito della scuola di Chicago dal sociologo Robert Park (1864-1944). I ricercatori di questa scuola sociologica studiarono le condizioni sociali e ambientali entro cui si assimila la cultura che porta al comportamento deviante, focalizzando il loro lavoro nella città di Chicago, basandosi sull’idea che la devianza si apprende, come del resto la “normalità”, nel contesto in cui si vive. I comportamenti criminali e di devianza in genere non sono allora ereditari o legati a particolari personalità “socialmente pericolose”, ma si imparano entro gruppi specifici come per esempio le bande giovanili, che hanno una loro cultura e loro norme per cui la normalità diventa il comportamento “deviante”. Queste riflessioni, in particolare nella versione di Edwin Sutherland, uno dei principali studiosi di criminologia del Novecento, si basano sul concetto di subcultura, molto utile per mettere a fuoco la compresenza di più culture entro una stessa unità sociale, per esempio una città, ciascuna dotata di valori, pratiche e norme di comportamento specifici; le subculture criminali sono quelle entro cui si impara il comportamento illegale. Secondo questa interpretazione, allora, chi commette reati non è deviante perché agisce secondo la normalità del gruppo cui appartiene, secondo motivazioni fondate e in modo non differente dal modo in cui agisce chi rispetta le norme.
L'anomia secondo Merton
Un altro modo di analizzare la devianza è quello del sociologo funzionalista Merton, che riprese la tesi di Émile Durkheim dell’anomia, secondo la quale certe azioni criminali erano dovute alla mancanza di regole sociali che limitassero i comportamenti devianti. Vale a dire, in assenza di regole certe e chiare riguardo a ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, circa i limiti da non oltrepassare, gli individui deviano più frequentemente. Merton sostiene allora che l’anomia è a sua volta prodotta dalla distanza fra la struttura culturale e quella sociale, fra gli ideali culturali, potremmo anche dire, e i supporti sociali disponibili per realizzarli. Quando le strade istituzionali per raggiungere certi obiettivi appaiono troppo difficili o addirittura non percorribili, per esempio nel caso di persone svantaggiate, si crea lo spazio per i comportamenti devianti, come dei modi alternativi o più veloci per raggiungere gli agognati obiettivi. L’innovazione, la ribellione, il rifiuto, la contestazione sono tutte modalità proprie dell’anticonformismo (forme di devianza dunque).
Obiettivi culturali e mezzi legittimi
Per esempio, in una società come quella statunitense (ma anche nella nostra), tutti gli individui - qualsiasi sia la loro condizione - sono spinti verso l’obiettivo culturale ideale, una brillante carriera e il relativo successo economico, e i mezzi legittimi per arrivarci sono lo studio, l’impegno sul lavoro, la lealtà e la correttezza ecc. Non tutti però hanno gli stessi mezzi per riuscire.
Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza del trickster nella rappresentazione della devianza nelle società?
- Qual è la critica principale alle teorie biologiche della devianza, come quella di Cesare Lombroso?
- Come la scuola di Chicago interpreta la devianza?
- In che modo la teoria dell'anomia di Merton spiega la devianza?
- Qual è l'effetto della disparità di mezzi legittimi per raggiungere il successo in una società?
Il trickster è un personaggio mitologico trasgressivo le cui azioni disastrose portano a cambiamenti vitali, rappresentando la devianza come un elemento che stimola l'immaginazione e il cambiamento nelle società.
Le teorie biologiche, come quella di Lombroso che collegava la conformazione cranica alla propensione a delinquere, mancano di supporto scientifico e sono considerate costruzioni ideologiche influenzate dal contesto intellettuale del loro tempo.
La scuola di Chicago, attraverso il lavoro di Robert Park, interpreta la devianza come un comportamento appreso nel contesto sociale e ambientale, non ereditario, e influenzato dalle subculture specifiche come le bande giovanili.
Merton spiega la devianza come il risultato della distanza tra ideali culturali e supporti sociali, dove l'anomia, o mancanza di regole chiare, porta gli individui a deviare per raggiungere obiettivi in modi alternativi.
La disparità di mezzi legittimi per raggiungere il successo crea spazio per comportamenti devianti, poiché non tutti gli individui hanno accesso alle stesse opportunità per perseguire gli obiettivi culturali ideali.