Concetti Chiave
- Criticare radicalmente e polemizzare sono attività distinte, con la critica che mira a far crescere la conoscenza scientifica.
- La scienza si basa sulla critica evolutiva, spostando i limiti della conoscenza senza preconcetti radicali.
- L'uso di avverbi e aggettivi può ostacolare il progresso scientifico, che dovrebbe essere un discorso sempre aperto.
- Criticare con radicalismo introduce un principio dogmatico, contrario alla natura scientifica della crescita conoscitiva.
- Per diventare un efficace operatore del diritto, è fondamentale colmare le lacune educative e avere una visione completa della giustizia.
Critica e scienza
Criticare radicalmente o polemizzare è differente infatti se uno critica radicalmente, può fare polemica. Ma la scienza non è polemica, la scienza è criticare, cioè crescere, cioè spostare i limiti della conoscenza dalla posizione E1 alla posizione E2. Non si può criticare “radicalmente” : questo è un fatto che solo la storia ci può dire, noi non possiamo stabilire preventivamente se una cosa è radicale oppure no. Ancora una volta attraverso gli avverbi e gli aggettivi si rischia di bloccare la conoscenza scientifica, che sappiamo essere un discorso sempre aperto, che finisce con N-1.Radicalismo o azione concreta: il rischio è che il radicalmente diventi radicalismo ( tutti gli –ismi racchiudono una ideologia). Criticare nel senso di crescere è scientifico, invece criticare radicalmente, polemicamente, per principio, significa assumere non un principio scientifico, ma un principio dogmatico.
Il ruolo del magistrato
In questa società fare il magistrato è molto difficile e pericoloso. Uno che voglia chiamarsi operatore del diritto, cioè uno che contribuisce a disintossicare il sistema dalle insicurezze e dalle paure, rendendo giustizia, e il magistrato in particolare, deve farsi una visione completa della amministrazione giudiziaria, cioè deve conoscere tutta l’organizzazione della giustizia. Ma per far questo, è necessario prima di tutto colmare le lacune che maturano nell’università, in modo da trasformarsi da studenti “confusi” in operatori di giustizia.