Concetti Chiave
- La borghesia agraria resiste all'industrializzazione per paura di sconvolgimenti e conflitti sociali.
- Esistono conflitti interni tra frazioni della borghesia, come quello tra borghesia finanziaria e industriale.
- Il mercato finanziario opera secondo logiche speculative, parzialmente indipendenti dal settore produttivo.
- Nell'organizzazione aziendale moderna, il potere è nelle mani di azionisti di maggioranza e manager.
- La borghesia ha perso parte dell'egemonia politica nei rapporti di produzione a causa di ideali egualitari e necessità di consenso.
La Borghesia agraria
Pur configuratasi come classe, la borghesia continua a presentare al suo interno frazioni coninteressi anche configgenti: la borghesia agraria, per esempio, resiste al processo di
industrializzazione, per il timore degli sconvolgimenti che esso provoca e per i rischi di conflittualità sociale che comporta. La borghesia finanziaria può entrare in conflitto con la borghesia industriale perché tende a tener alto il prezzo del denaro; il capitale finanziario si distingue infatti dal capitale industriale perché il primo offre risparmio, che il secondo richiede. L'andamento del mercato finanziario segue logiche solo in parte dipendenti dal settore della produzione; le operazioni di borsa, per esempio, sono per gran parte giochi speculativi.
L'attuale organizzazione dell'impresa ha svalorizzato la proprietà giuridica, mentre ha esaltato la
figura del grande dirigente. Chi conta non è la massa dei piccoli azionisti, ma gli azionisti di
maggioranza e i manager, i quali ultimi per la loro estrazione sociale, la natura e l'entità dei loro
redditi, la natura delle loro funzioni, ecc., sono da considerare parte integrante della borghesia propriamente detta. C'è da chiedersi: si può parlare di una "borghesia di Stato" a proposito dei grandi dirigenti delle imprese pubbliche, diffusesi nel corso del nostro secolo a seguito dell'intervento dello Stato nell'economia. Nella società contemporanea la borghesia ha perso almeno in parte l'egemonia politica e non ha un potere assoluto nei rapporti di produzione, sia perché nelle società democratiche si sono diffusi ideali egualitari, sia perché le decisioni hanno spesso bisogno (almeno formalmente) dell'assenso di diversi gruppi di interesse e categorie sociali.