
Ha suscitato scalpore la scelta del dirigente scolastico, Domenico Balbi dell'istituto Albe Steiner di Milano, di "mandare a zappare" gli studenti indisciplinati. Sì, tutto vero: le sospensioni e le multe nella scuola milanese equivalgono all'andare ad arare i campi.
Non si tratta, però, di un provvedimento da "preside-sceriffo", ma di una decisione che ha riscosso successo sia tra gli studenti che tra i genitori."Quando trovo i ragazzi a fumare all'interno della scuola o all'esterno, dovrei fargli una multa di 27 euro che, però, viene commutata in lavoro - spiega il preside intervistato da Il Corriere del Mezzogiorno -. All'inizio i ragazzi accettavano divertiti, pensando che fossero ore di svago, ma questa percezione è durata poco. Rastrellano, raccolgono pietre, potano, abbattono gli alberi malati e trasportano manualmente gli scarti del verde, quindi ora hanno compreso il senso della fatica".
Metodo educativo
I ragazzi sono stati impegnati sul retro della scuola dove sorge un orto con pomodori e zucchine, mentre nei giardini interni sono state create coltivazioni di camelie, rose, ortensie e agrumi. Il metodo ha portato in breve tempo a far comprendere gli errori, il senso del lavoro, e ad abbellire gli ampi spazi verdi intorno al complesso scolastico. A breve potrebbero arrivare anche delle galline, di cui prendersi cura, oltre a un progetto comunale, in corso di valutazione, sull’apicoltura. L’idea avuta da Domenico Balbi sta avendo effetti più che positivi per la valorizzazione del suo istituto.
Non è la prima volta
Il caso di Milano, però, non è isolato. Infatti, ad aprile scorso, ha destato interesse la scelta del preside di un liceo artistico di Nuoro, anche lui deciso a punire in modo esemplare i ritardi dei suoi studenti, facendogli zappare la terra nell’ettaro di terreno incolto che circonda la scuola. La scelta si è inserita all’interno di un progetto chiamato “Un milione di alberi” che punta a valorizzare la scuola attraverso la creazione di un parco.Mai come in questo periodo gli studenti sono stati distanti dai lavori manuali, dalla terra, dalla natura, perché così presi dalla vita virtuale e impegnati a curare la loro immagine sui social. Questa è la buona occasione per riscoprire pratiche giudicate male, ma in realtà necessarie e dimostrare, una volta per tutte, che il lavoro intellettuale e quello manuale possono coesistere.