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compito con chatgpt

A volte per i compiti a casa l’utilizzo di Internet diventa necessario, soprattutto oggi che si ha un accesso più facile grazie alle nuovissime tecnologie, che ci offrono strumenti potentissimi, come l’intelligenza artificiale.

Ma quando questi strumenti sono usati male o con troppa leggerezza, possono rivelarsi un grande boomerang.

È quello che è successo a uno studente un po' distratto, che ha consegnato un compito fatto con ChatGPT lasciando una traccia impossibile da ignorare agli occhi attenti dell’insegnante. Il suo errore infatti non è passato inosservato, finendo sui social e scatenando un dibattito che fa riflettere sull’evoluzione della scuola in questa era digitale.

Indice

  1. L'errore dello studente: un "dettaglio" che non passa inosservato
  2. Il professore pubblica e il web si scatena
  3. Per tanti genitori e docenti la scuola deve cambiare

L'errore dello studente: un "dettaglio" che non passa inosservato

Una volta consegnato il compito, lo studente pensava di averla fatta franca. Peccato però che abbia commesso un errore clamoroso e banale: lasciare ben visibile il prompt di ChatGPT nel suo elaborato.

Per chi non lo sapesse, il prompt è la "domanda" che si fa all'intelligenza artificiale per ottenere una risposta. 

Il professore pubblica e il web si scatena

Il docente, capendo il gesto del ragazzo, ha immortalato il momento di distrazione con uno screenshot e lo ha condiviso sulla sua pagina Facebook. L'immagine ha fatto il giro del web, diventando subito virale. Le reazioni sono state tantissime e molto diverse.

C'è chi ha scherzato, chi si è indignato, ma molti hanno colto l'occasione per fare riflessioni più profonde. Un genitore, con una visione saggia, ha commentato: “È fondamentale che voi prof diventiate esperti di IA, così da poter insegnare anche ai nostri figli come e quando usarla! Poi i furbetti ci saranno sempre, ma per tanti dei loro mestieri sarà fondamentale”.

Insomma, l'IA per questo genitore non è un nemico, ma uno strumento da imparare a usare: "Proprio come noi usavamo l’enciclopedia", scrive.

Altri colleghi docenti, con un sorriso amaro, hanno ammesso: “Capisci che ci vuole arte e intelligenza anche a copiare”, e c'è chi ha raccontato simili aneddoti esilaranti di ricerche arrivate con la formula di cortesia finale dell'IA: “Posso esserti utile in qualcos’altro?”.

Per tanti genitori e docenti la scuola deve cambiare

Questo episodio ha fatto emergere una consapevolezza che molti insegnanti già sentivano da tempo: la necessità di ripensare il modo di fare scuola. Una docente, ad esempio, ha confessato: “Mi sono convinta, caro collega, che oggi più che mai ci giochiamo tutto in aula, a casa conta lo studio orale”.

La sensazione che "il lavoro scolastico eseguito a casa, spesso, lascia il tempo che trova" è sempre più diffusa.

Non sono mancate poi le voci più severe: “I compiti a casa non sono il problema, ma lo è il fatto che si possa credere che un insegnante sia così poco preparato da non accorgersi che si sono fatti aiutare”. Un'osservazione che tocca un punto cruciale: la fiducia tra studente e insegnante.

Alcuni docenti invece stanno già pensando a rivoluzioni metodologiche, come un insegnante che ha dichiarato: “Ho deciso che il prossimo anno scolastico non darò più compiti a casa, dovranno svolgere tutto in classe!”.