
Il 12 dicembre 1969 ebbe luogo un grave attentato terroristico nel centro di Milano. Un'esplosione coinvolse i civili uccidendo 17 persone e ferendone altre 88. Questa passò alla storia come la Strage di piazza Fontana e viene ritenuta oggi l'inizio del periodo della strategia della tensione in Italia. Nessuno è stato mai punito per questo attentato.
LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA - Il 12 dicembre 1969 alle ore 16:37 una bomba scoppiò nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano. L' attentato di piazza Fontana provocò la morte di diciassette persone (quattordici sul colpo), mentre altre 88 rimasero ferite. Avrebbe dovuto esplodere una seconda bomba, trovata nella Banca Commerciale Italiana in piazza della Scala a Milano, ma rimase inesplosa. Lo stesso giorno, una terza bomba è stata fatta esplodere a Roma alle 16:55 nel passaggio sotterraneo tra l'entrata di via Veneto della Banca Nazionale del Lavoro con quella di via di San Basilio. Sono rimaste ferite altre 13 persone. Ma l'attentato non finisce qui: ancora due bombe esplodono, sempre a Roma, tra le 17:20 e le 17:30 e feriscono 4 persone. Un'esplosione avviene davanti l'Altare della Patria, mentre l'altra in piazza Venezia di fronte l'ingresso del Museo centrale del Risorgimento.
12 DICEMBRE 1969: 5 ATTENTATI - Nel 12 dicembre 1969 ci furono quindi ben cinque attentati terroristici, concentrati in 53 minuti a Roma e Milano. La giornata è considerata oggi una delle date più importanti del periodo storico degli "anni di piombo". Oggi si crede che la responsabilità è da ricondurre a gruppi eversivi di estrema destra, che miravano a creare un clima di tensione nel paese e inasprire le politiche autoritarie del governo. All'epoca furono accusati alcuni esponenti anarchici.
LE MORTI INSPIEGABILI - Fin dai primi giorni di indagini furono mosse accuse a Pietro Valpreda, anarchico, bollato come "il mostro". Un altro anarchico, Giuseppe Pinelli, durante un interrogatorio a Milano, precipitò dalla finestra dell'ufficio diretto dal commissario Luigi Calabresi. Anche lui fu in seguito ucciso, sempre a Milano, il 17 maggio del '72.
NESSUNA PENA - Nel 2005 la corte di cassazione ha affermato che la strage di piazza Fontana fu realizzata da "un gruppo eversivo costituito a Padova nell'alveo di Ordine Nuovo" e "capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura", che però evitarono il processo in quanto "irrevocabilmente assolti dalla Corte d'assise d'appello di Bari". Per diversi anni infatti le indagini sono andate avanti con imputazioni a carico di vari esponenti anarchici e di destra, che però sono stati sempre assolti. Alcuni verranno condannati per altre stragi, mentre altri si gioveranno della prescrizione, evitando di fatto la pena.
Carla Ardizzone