
Sono circa trecento gli studenti di un istituto scolastico di Padova che si sono ritrovati davanti scuola per protestare contro la decisione della dirigenza: ritirare i cellulari prima del suono della campanella. A dare la notizia è il quotidiano ‘PadovaOggi’.
Tanto se ne è parlato, eppure la questione dei cellulari a scuola ancora non è arrivata a una soluzione che metta d’accordo tutti. Da una parte gli smartphone sono innegabilmente una fonte di distrazione che può inficiare l’apprendimento dei ragazzi seduti ai banchi, dall’altra sono ormai uno strumento indispensabile da diversi punti di vista, oltre a essere utile in caso di emergenza.
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Una folla di trecento studenti in protesta. Come mai? Per via della decisione della dirigenza scolastica di “sequestrare” i cellulari ai ragazzi. La preside dell’istituto avrebbe recentemente introdotto delle cassette in cui lasciare lo smartphone per tutta la giornata in aula. Una misura, questa, in accordo con le disposizioni del Ministero dell’Istruzione e del Merito che proibiscono l’uso dei telefoni durante l’orario scolastico.
Ma la situazione presenta alcune problematiche. Né il personale Ata né i docenti, infatti, si assumerebbero la responsabilità in caso di furto o danneggiamento. Al centro della protesta, c’è allora anche il metodo utilizzato, vista la mancanza di garanzie: “È inaccettabile che uno studente non possa ricorrere all’utilizzo del proprio telefono in casi di emergenza”, dichiarano in una nota i quattro rappresentanti d’istituto, come riportato da ‘PadovaOggi’. “Ma ancora più scandaloso è che a risentirne sono studenti e famiglie che in caso di furto si ritroverebbero a ricomprare a spese proprie il dispositivo, rendendosi così responsabili di imposizioni che non dipendono da loro. Lo scopo della protesta è ottenere un passo indietro da parte della preside. Se così non fosse, continueremo la nostra lotta”.