
A Ceresole Reale, 154 abitanti e un’altitudine di 1620 metri nel cuore del Parco del Gran Paradiso, la campanella suona ancora. Ma potrebbe essere l’ultima volta.
La scuola elementare del paese, nota per essere la più piccola d’Italia, ha iniziato l’anno scolastico con solo due alunni: Emanuele e Raffaele, fratelli, rispettivamente in quarta e quinta. Nessun altro bambino si è iscritto. E per il prossimo anno le prospettive sono ancora più incerte.
Indice
Un’istruzione in quota
Il piccolo istituto resiste grazie all’impegno dell’amministrazione comunale e al sostegno dell’Unione montana, che con i fondi regionali garantisce il servizio educativo. Quando il numero di alunni scende sotto la soglia minima di sette, lo Stato smette di finanziare direttamente. A quel punto, mantenere la scuola aperta diventa una sfida tutta locale.
“Non è una questione economica, ma di garantire un servizio essenziale per chi vive qui”, afferma il vicesindaco di Ceresole, come riporta 'La Stampa'. Se l’istituto dovesse chiudere, i bambini dovrebbero affrontare ogni giorno oltre 30 minuti di auto su strade di montagna e quasi mille metri di dislivello per raggiungere la scuola più vicina. Uno scenario complicato, soprattutto nei mesi invernali. “Non puoi farli salire da soli su un pullman di linea. Sono troppo piccoli”, aggiunge.
Un futuro incerto
Il prossimo anno, inoltre, Raffaele passerà alle medie e resterà solo Emanuele. Nessun nuovo iscritto all’orizzonte. “Se non arriva più nessuno, vedremo...”, commenta il vicesindaco. Il rischio chiusura non è scongiurato, solo rimandato.
La situazione di Ceresole, peraltro, non è un’eccezione. In molte aree montane, specie in quella zona, la denatalità si fa sentire con forza.
Settanta chilometri più a Est, la dirigente scolastica di un altro istituto racconta un trend simile. “Dodici anni fa avevamo quasi 700 alunni. Ora sono 450. Le liste d’attesa sono scomparse e molte scuole hanno una sola sezione”. I comuni del suo istituto sono sette, ma gli alunni arrivano da venti centri diversi. L’altitudine varia dai 350 agli 800 metri e l’organizzazione diventa ogni anno più complessa.
Il ritorno delle pluriclassi
Per far fronte alla carenza di iscritti, molte scuole stanno tornando alle pluriclassi, dove studenti di età diverse condividono la stessa aula e lo stesso insegnante.
Uno stato delle cose, questo, che pone sfide ma anche opportunità. “I numeri piccoli sono un limite ma anche una risorsa”, spiega la dirigente. “Possiamo personalizzare l’apprendimento e creare una comunità scolastica più coesa”.
Anche la Cisl, tramite la segretaria provinciale, invita a non demonizzare il modello. “Dipende molto dalle capacità del personale. In alcuni casi, le pluriclassi possono diventare una risorsa educativa”.
Verso un nuovo modello scolastico?
Intanto, l’Uncem - Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani - ha chiesto al Ministero dell’Istruzione e del Merito l’apertura di un tavolo permanente per riorganizzare la scuola nelle aree montane. Le dinamiche demografiche sembrano spingere verso un ripensamento del sistema educativo in questi territori. Intanto, a Ceresole, si continua a insegnare e a imparare. Finché si potrà.