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di Cristina Montini
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Rapporto OCSE sulla scuola

La nostra scuola non piace molto all’OCSE, ma per il Ministro Gelmini siamo sulla strada giusta per migliorare. Innanzitutto niente sovraffollamento nelle classi, ma sugli investimenti l’OCSE non sembra così ottimista.

NON C'È SOVRAFFOLLAMENTO, MA POCHI DIPLOMATI - Scuole italiane a confronto con quelle di altri Paesi: la comparazione è stata fatta dall’OCSE, l’Organizzazione che si occupa della cooperazione e dello sviluppo economico a livello internazionale, nel documento “Education at a Glance 2011”. La prima cosa buona è che il numero di studenti per classe non è eccessivo. Poi, però, iniziano le note dolenti. I diplomati italiani sono in aumento, ma ancora non si riesce ad arrivare alla media che raggiungono gli altri Paesi dell’OCSE.

GELMINI: SERVONO INVESTIMENTI PRIVATI - Altro aspetto negativo riguarda gli investimenti che l’Italia riserva a scuola ed università: siamo al terzultimo posto con il 4.8% del Pil investito nell’istruzione contro una media OCSE del 6,1%. Ma il Ministro Gelmini, in una intervista al quotidiano La Stampa replica: “Il rapporto dice anche che in Italia, a differenza degli altri Paesi che hanno una percentuale di Pil superiore, nella scuola ci sono pochissimi investimenti privati. Per questa carenza l’Ocse ci rimprovera, e ha ragione. Ma guai a parlare, in Italia, di investimenti privati nella scuola! C’è una resistenza ideologica fortissima”.

Gelmini
SI SPENDE POCO PER GLI UNIVERSITARI - Analizzando quanto lo Stato spende ogni anno per gli studenti, l’OCSE ha notato che l'Italia investe soprattutto sugli studenti delle scuole di primo e secondo livello. Ma poi tira la cinghia con gli universitari. Nessun rimorso da parte del nostro Ministro dell’istruzione che risponde prontamente: “All’università c'erano molti sprechi, li abbiamo eliminati e ora molti atenei stanno migliorando i loro bilanci. La strada è ancora lunga ma l’abbiamo imboccata nel senso giusto”.

POVERI INSEGNANTI ITALIANI - Altra tirata d’orecchie dell’OCSE riguarda gli stipendi degli insegnanti. I nostri prof guadagnano mediamente il 40% in meno rispetto ai loro colleghi oltreconfine. Non solo: se da noi un insegnante di scuola media deve fare 35 anni di servizio per ottenere il massimo salariale, in media nei Paesi Ocse ne bastano 24. Ma la Gelmini ha una risposta pronta anche per questo: gli insegnanti “sono i primi a pagare le scelte degli anni scorsi, e cioè l’aumento indiscriminato di ore e di cattedre per fare della scuola un ammortizzatore sociale. Noi ora, grazie ai risparmi, abbiamo recuperato gli scatti di anzianità. Ma la nostra sfida è quella di superare la logica dell’anzianità e di premiare il merito, perché non è giusto che tutti gli insegnanti guadagnino lo stesso stipendio”.

STORIA DELL'ARTE E CONTRIBUTI SCOLASTICI - Il Ministro Gelmini, nell’intervista citata, coglie poi l’occasione per chiarire altri due punti fondamentali. Riguardo alla polemica sulla riduzione delle ore di storia dell’arte nelle superiori, risponde che si tratta di disinformazione visto che “Sono rimaste invariate nelle medie e nei licei umanistici, e calate solo negli istituti tecnici perché l’indirizzo di quelle scuole dev’essere un altro”. Mentre circa la questione dei contributi scolastici volontari ribadisce che “Le cosiddette spese di funzionamento erano state ridotte negli anni scorsi […] Ma ormai da due anni siamo tornati agli stanziamenti […] superiori ai settecento milioni di euro. Chi chiede un contributo alle famiglie, lo fa per attività particolari, non per la gestione ordinaria”.

Cristina Montini