Margherita Paolini
di Margherita Paolini
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liceo romano occupato manda a casa ragazza disabile

Ormai da settimane la protesta degli studenti italiani è nel vivo di una mobilitazione generale sfociata nell’ultimo mese nella fase occupazionale delle scuole. Dal Veneto all’Emilia Romagna, passando per la Capitale e molte importanti città del Sud, come Napoli e Palermo, moltissimi sono gli istituti superiori della Penisola finiti nelle mani dei giovani studenti. Ma se l’occupazione taglia fuori i disabili? A denunciarlo a Redattore Sociale, è stata una mamma di una ragazza romana con handicap.

SE SEI DISABILE TORNI A CASA - Protagonista della vicenda uno dei tanti licei della Capitale finito sotto scacco degli studenti nelle scorse settimane. E fin qui niente di strano rispetto alla routine che riguarda la gran parte delle scuole italiane durante il mese di novembre. La notizia è, tuttavia, che l’occupazione, vale a dire il momento di protesta condivisa che dovrebbe unire tutti i giovani, sta rischiando proprio in quel liceo, e forse in tanti altri, di diventare un’occasione di esclusione e forte limitazione per i ragazzi disabili. Infatti, a quanto pare, i giovani occupanti non si sono preoccupati dei propri compagni affetti da handicap costretti, pertanto, a tornare a casa per via dell’impossibilità di essere assistiti.

LA DENUNCIA DI UNA MAMMA - Ma la mamma di Diletta, una studentessa disabile del liceo in questione, non ci sta a questa poco democratica esclusione, e così inizia una lotta per salvaguardare i diritti della figlia, liceale come tutti gli altri. Avvisata da un altro genitore di una giovane disabile che la scuola occupata stava rimandando a casa i ragazzi con handicap, la donna ha deciso di recarsi comunque a scuola con la figlia per vedere di persona quanto stava accadendo: “Volevo capire cosa stava succedendo e speravo anche che per mia figlia esistesse un’alternativa: magari quella di entrare in un altro plesso dello stesso istituto, insieme all’assistente e all’insegnante di sostegno. Invece, niente da fare: mi è stato detto che dovevo solo riportarla a casa. Intanto, nessuno aveva chiamato la polizia, per segnalare l’occupazione: l’ho chiamata io. Allo stesso modo, nessun altro genitore era stato chiamato, se non le famiglie degli studenti disabili: almeno 5, quelli che frequentano il plesso occupato, ma oltre 30 in tutto l’istituto”. E la reazione della mamma di Diletta non si è limitata alla segnalazione alle forze dell’ordine; infatti dopo aver contattato il Miur, la donna sta ora combattendo per ottenere un piano d’emergenza per i ragazzi disabili da attuare in caso di occupazione.

OCCUPAZIONE ANCHE PER I DISABILI - La questione ci impone una riflessione. Infatti se da un lato dovrebbe essere in prima istanza la scuola a garantire, anche in caso di occupazione, l’assistenza dovuta ai soggetti più deboli e bisognosi, dall’altro è anche vero che potrebbero essere i ragazzi, schierati compatti nella lotta per i diritti degli studenti, a preoccuparsi dei propri coetanei disabili. Una soluzione potrebbe essere quella di non occupare l’intera scuola, lasciando qualche classe a disposizione degli insegnanti e degli studenti affetti da problematiche, in modo tale da non recare disagi agli stessi e alle rispettive famiglie. Ma ancora meglio sarebbe consentire agli insegnanti di sostegno e assistenti dei vari ragazzi con handicap di accedere alla scuola, permettendo così anche ai diversamente abili di fare l’esperienza dell’occupazione. E se la regola impone l’esclusione di qualsiasi tipologia di prof e insegnante, allora tra gli stessi studenti, alcuni dovrebbero farsi carico dei propri compagni disabili assistendoli all’interno della scuola occupata.

Nella tua scuola avete occupato? E gli studenti disabili hanno manifestato con voi?

Margherita Paolini

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