
Le mense scolastiche in Italia sono un servizio non disponibile a tutti, sia per la loro presenza non omogenea, sia per i costi in alcuni casi elevati per le famiglie.
L'VIII report 2024/2025 di Cittadinanzattiva ha raccolto i dati su distribuzione e costi medi dei servizi di "ristorazione" scolastica in Italia, svelando anche delle belle differenze tra una regione e l'altra.
L’indagine evidenzia che, in media, si spendono circa 85 euro al mese per far mangiare un alunno delle scuole dell'infanzia e della primaria.
Ma non per tutti è così.Indice
Il costo medio nazionale: una panoramica
Cittadinanzattiva ha analizzato attentamente le spese sostenute dalle famiglie italiane. Per un figlio iscritto alla scuola dell’infanzia, il costo mensile medio si aggira sugli 85 euro. Un valore molto simile a quello registrato per la scuola primaria, dove la spesa media si attesta sugli 86 euro.
Nello specifico, per pasto, parliamo di circa 4,25 euro per la materna e 4,30 euro per le elementari.
Disparità regionali: un'Italia a diverse velocità
Le differenze, invece, si notano eccome quando si guarda alle singole regioni. Proprio l'Emilia Romagna si posiziona come regione la più cara, con una spesa media che tocca i 108 euro mensili.
All'estremo opposto troviamo la Sardegna, dove le rette si mantengono più contenute, oscillando tra i 61 e i 64 euro al mese, a seconda del grado scolastico.
E non finisce qui: in Sicilia si è addirittura registrato un aumento delle tariffe che può arrivare fino al 13%, mentre la Basilicata ha visto una diminuzione pari al 6%.
Focus sui capoluoghi: chi spende di più e chi di meno
Se guardiamo alle grandi città, emergono altre curiosità. Tra i capoluoghi, Barletta si distingue per la tariffa più bassa in assoluto: solo 2 euro a pasto sia per l'infanzia che per la primaria.
Invece, le città con le tariffe più alte sono Torino, con 6,60 euro per la materna, e Livorno e Trapani, entrambe a 6,40 euro per la primaria. Se si guarda a Roma il costo sembra rimanere contenuto: attorno ai 2,60 euro.
L'impatto economico sulle famiglie
Cittadinanzattiva, però, non si è limitata a guardare i costi, ma ha anche considerato la situazione economica delle famiglie. L'analisi ha preso come riferimento una famiglia tipo con un reddito lordo di 44.200 euro e un ISEE di 19.900. La frequenza scolastica ipotizzata è di 20 giorni al mese per nove mesi.
L'associazione ha giustamente sottolineato come la mensa rappresenti un investimento strategico, evidenziando però le crescenti difficoltà economiche: nel 2024, ben il 23% delle famiglie è a rischio povertà, una percentuale che sale addirittura al 42% per le famiglie con tre o più figli minori. Numeri che fanno riflettere sull'importanza di un servizio mensa accessibile a tutti.
Mense e infrastrutture: un quadro a macchia di leopardo
Un altro aspetto interessante riguarda la presenza delle mense nelle scuole. Secondo l’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica, più di un terzo degli edifici scolastici, ossia 13.865 su 40.133, è dotato di locale mensa.
Ma, anche qui, la distribuzione non è uniforme. Al Sud e nelle Isole, solo il 22% e il 21% degli edifici dispongono del servizio mensa, mentre al Nord la quota supera il 43%.
Per cercare di migliorare la situazione, il PNRR ha finanziato diversi interventi, ma solo il 51% circa di questi è destinato alle regioni meridionali e insulari, che ricevono complessivamente il 37% delle risorse. Un dato che evidenzia come ci sia ancora molta strada da fare per garantire a tutti gli studenti le stesse opportunità.