
In una scuola elementare della Lombardia accade questo: una maestra ha pensato bene di incitare gli studenti con i voti più bassi a non presentarsi in classe il giorno delle Prove INVALSI.
Così facendo, la classe e la scuola avrebbero registrato dei risultati più alti. L’accaduto in questione, naturalmente, è problematico sotto tanti aspetti.
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La segnalazione arriva da un genitore, che vuole però mantenere l’anonimato per quanto riguarda l’istituto in cui si è verificato il fattaccio: troppa la paura della ritorsione nei confronti degli studenti in caso gli insegnanti si fossero ricosciuti in questa storia. Ma cosa è successo? In una scuola elementare, una maestra, insegnante di Italiano e Inglese, si è resa protagonista di un gesto molto discutibile. La docente ha infatti invitato gli alunni più “scarsi” a rimanere a casa il giorno delle prove INVALSI di Inglese, in programma oggi, 6 maggio: “Se state a casa vi premio. Se venite, vi metto il voto in pagella”.
Un gesto problematico
La questione è problematica da diversi punti di vista. Innanzitutto i voti delle Prove INVALSI non possono essere utilizzati come valutazione curriculare, quindi già da questo lato la maestra ha fornito un’informazione quantomeno sbagliata. Ma ciò che fa ancora più specie è che una prof inciti i propri studenti a “barare”, oltretutto attraverso un piccolo ricatto morale. Non proprio il massimo, come gesto.
In più, se vogliamo, c’è anche una certa discriminizazione fondata sul voto, che nulla ha a che fare con il merito: tutti gli studenti hanno il diritto (se non il dovere) di svolgere le Prove INVALSI, le quali sono state pensate e progettate proprio per restituire una fotografia quanto più possibile completa del livello di istruzione italiano. Viene da sé che se partecipassero solo gli studenti più bravi, i risultati sarebbero completamente sballati.