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Il mio calcio... articolo
Ad una settimana dalla assurda morte di Gabbo, noi di Skuola.net vogliamo ricordarlo così, con un tema scritto da fpmarcus e dedicato proprio a Gabriele. Nel cuore abbiamo tutti la speranza che eventi del genere non si ripetano più, perché il pallone deve rimanere sempre e solo uno sport, e non un motivo di guerriglia.

Il mio calcio di fpmarcus
Sono nato nel 1972 (anno in cui la Juve vinse lo scudetto), sono probabilmente uno dei più "anziani" tra i frequentatori di questo sito e come potete capire seguo da appassionato prima e da tifoso poi il calcio, sin da quando probabilmente voi non solo non eravate nati, ma forse non eravate nemmeno nei programmi dei vostri genitori.


Mi dice mia mamma che già a tre anni snocciolavo quasi a memoria la formazione della Juve di quei tempi (Zoff… Gentile… Morini… Marchetti… Furino… Scirea… etc etc).
Ricordo quant' era morbido quel cuscino con la federe dove c'era stampata una bella zebra imbizzarita.
Ricordo poi che alle scuole elementari ogni giorno prima di entrare in classe, all' intervallo e anche all' uscita era troppo bello giocare a figurine (i "ficozzi" come li chiamavamo noi) sia quelle dell' album Panini che quelle un po "piu"… discount di Calcio Flash. Era ancora più bello riempire l' album, scambiarsi i doppioni, attaccare le figurine dei miei campioni preferiti sul quaderno.
Ricordo perfettamente la gioia che provai quando, completato l`album del campionato 81/82, lo inviai per posta a Modena alla Panini e loro mi inviarono l'album dei Mondiali 1982 (quello che poi vinse l`Italia) con ben 50 pacchetti di figurine in regalo. Ricordo l' emozione di quella sera finiti i compiti (perche` mia mamma voleva che prima finissi i compiti) di scartare tutte quelle figurine, tante tantissime, non finivano mai.
Ricordo quando ero in colonia estiva a Montesilvano, in Abruzzo, la sera dell`11 luglio 1982 e le suore che ci governavano ci fecero restare in piedi fino a tardi pur di vedere la partita Italia-Germania, e poi festeggiare nelle camerate tirandosi gavettoni di acqua. Eravamo Campioni del Mondo!
Ricordo quando una sera di maggio del 1985, tredicenne, dopo aver trepidato per un intera stagione e dopo un' intera giornata passata con la mente rivolta solo a quell' evento, mi misi con mio papà davanti alla tv per assistere a Juve-Liverpool, finale della Coppa dei Campioni.
Ricordo che quella partita non si gioco subito, iniziò molto in ritardo perchè alcuni spettatori inglesi ubriachi e violenti (così li voglio chiamare, non certo tifosi) iniziò a caricare e costrinse a indietreggiare i loro vicini di settore, un gruppo di indifesi tifosi italiani, tutta gente normale, famiglie, bambini, padri, sorelle, non certo violenti ma con l`unica colpa di essere italiani e di amare la Juve. E a forza di indietreggiare molti rimasero schiacciati o soffocati. Purtroppo quella sera 39 persone morirono e io conobbi per la prima volta un altro aspetto del mio amato pallone, la violenza.
Anche se poi la partita si giocò lo stesso (dicono per motivi di ordine pubblico) e la mia squadra vinse io quella notte piansi, piansi perchè pensavo ad Andrea Casula, un bambino di 11 anni, un piccolo tifoso come me che aveva coronato il suo sogno, coltivato chissà da quanto, di seguire la sua squadra in una partita così importante. E invece perse la vita insieme al suo papà in quello stadio che solo evocarne il nome mette paura, l`Heysel.
Ricordo che il giorno dopo, a scuola, molti miei compagni si complimentavano con me per la vittoria della mia squadra (all`epoca ancora succedeva…) ma io in silenzio e con sguardo serio e triste mostravo la prima pagina del Corriere dello Sport, che aveva una foto di una vittima e un titolo inequivocabile, OLOCAUSTO!

Il mio calcio... articolo
Ricordo quanto ero contento che finalmente dopo aver seguito sempre e solo alla tv la Nazionale finalmente nell`estate 1990 i Campionati Mondiali si giocassero nel nostro Paese, Italia `90 appunto, e la grande aspettativa che avevo man mano che si avvicinava la partita inaugurale, Argentina-Camerun, e il giorno dopo l' esordio della nostra Nazionale.
Ricordo come fosse oggi, la giornata coi miei compagni di classe trascorsa al campo sportivo di Marino, dove gli azzurri si allenavano durante quel Mondiale, ricordo che molte ragazze erano lì per vedere Giannini o Vialli o Zenga (gli idoli azzurri di quel periodo), io invece ero lì per vedere (e possibilmente avere l`autografo di) un giovane ragazzo-prodigio di neanche 23 anni, che ancora pochi consideravano, ma che di lì a poco riuscì a strabiliare il mondo, Roberto Baggio. Avevo assistito dal vivo due anni prima al suo esordio in Nazionale: stadio Olimpico, tribuna Tevere laterale, Italia-Olanda 1-0, gol di Vialli. E io adolescente tifoso che vedevo in lui il nostro Maradona, il calciatore che tutto poteva col suo sinistro.
Ricordo i martedì che correvo all'edicola a comprare il Guerin Sportivo, un bellissimo giornale (non so se esce ancora) che era la vera Bibbia di noi calciofili.
Ricordo quando, dai 18 anni in poi, nei primissimi viaggi o vacanze all'estero che potevo permettermi con i classici lavoretti estivi che abbiamo fatto tutti, oppure durante il periodo di studio che ho trascorso in Inghilterra, come ogni occasione fosse buona per andare a vedere una partita: Arsenal, Chelsea, l'amato Reading, l'Atletico Madrid, l'Aek, il Barcellona… ho cominciato anche a visitare quegli stadi che vedevo in tv apparirmi mitici, e ora invece mi trovavo lì, seduto sulle loro tribune (Wembey, Highbury, Camp Nou, Mestalla, Vicente Calderon, Olimpico di Atene e tanti altri)
Ricordo come fosse oggi la prima volta (ci sono dovuto tornare, al suo fascino non puoi resistere) che misi piede dentro il Santiago Bernabeu (quello di Italia-Germania in colonia…) per un Real Madrid-Rosenborg di Champions League. Ci entrai con la deferenza di un cattolico al cospetto della Basilica di San Pietro, e con meno di 20 mila lire di 10 anni fa (all'epoca c'erano le lire) presi un biglietto di tribuna centralissima, praticamente a due file dalle postazioni dei telecronisti, che potevo tranquillamente sentire.
E oggi invece in Italia una curva, il settore più popolare, costa non meno di 17 euro (in vecchio conio circa 34 mila lire…)
Ricordo quando vado con piacere a vedere le partite dell'Aprilia, la squadra della mia citta`, che gioca in Eccellenza ma fino a un paio di anni fa era in Serie D (e speriamo ci torni presto!!!), dove si respira quell'agonismo al limite tra il semi professionismo e lo sport dilettanti di chi non vive di calcio a livello economico, ma lo vive comunque con massima passione. Forse maggiore rispetto ai ricchi professionisti.
Ricordo le partite di calcetto miste, ragazzi e ragazzi, amiche e amici del sabato pomeriggio, dove spesso subivo tunnel o dribbling da ragazze bravissime che neanche me la facevano vedere la palla.
Ricordo tutte le volte che ho seguito la mia Juve, in particolare nelle gite a Torino ma soprattutto, sempre, quando viene a Roma. Ricordo i romajuve (detto tutto d'un fiato, perchè a me quel giorno manca il respiro dalla tensione, quella è la madre di tutte le partite), ricordo un gol di Nedved allo scadere che pareggiò una partita nella quale fummo sotto, e dal delirio di quei 20 secondi mi ritrovai tre file più sotto nei distinti Nord dell`Olimpico ammassato ad altri fratelli bianconeri.
Ricordo le aste al Fantacalcio, la voglia di battere gli amici nell`acquistare virtualmente il campione preferito o comunque il giocatore che potevo immaginare più funzionale alla fanta-squadra. E il bello poi di leggere la Gazzetta il martedì per vedere i voti e scoprire se avevo vinto o perso. E' stupido lo so, soprattutto superati i trenta, ma chi non l'ha mai fatto non sa cosa si è perso.
Emozioni uniche che solo il calcio, e più in generale lo sport, sanno darmi.
Ricordo il dolore di quando ho appreso, nel corso, di questi anni di tutte quelle persone che hanno perso la vita a causa di una partita di calcio, perchè è crollato un muro, una balaustra, perchè dentro lo stadio si sparava (come succede purtroppo in certi posti del Sudamerica), perchè aggredito, accoltellato, malmenato o colpito da malore nello stadio o nei pressi, persone come Filippo Raciti, Vincenzo Spagnolo, Ivan Dall`Olio, Marco Fonghessi, Antonio De Falchi, Vincenzo Paparelli...la lista è molto piu` lunga.
E ricordo l' incredulità domenica mattina nell'apprendere le prime notizie che arrivavano da quell'area di servizio sull`autostrada, ci dicevano che un ragazzo era morto mentre stava recandosi a una partita di calcio.
Sono sicuro che Gabriele, cosi come Filippo, Vincenzo, Ivan, Antonio e gli altri amavano il calcio come lo amo io: profondamente, nei suoi aspetti più ludici e spettacolari, una bella giocata, un gol, un sano e spiritoso sfottò, una maglia impregnata di sudore, un sorriso del campione, un viaggio dall`altro capo dell'Italia per sostenere la tua squadra del cuore.
Sono sicuro che se avesse potuto vedere ciò che si è scatenato poi in alcuni stadi nel pomeriggio e in serata a Roma, in seguito al diffondersi della notizia della sua tragica fine, lo stesso Gabriele avrebbe disapprovato. E sarebbe stato triste.
La sua scomparsa mai avrebbe dovuto giustificare la devastazione alla quale abbiamo dovuto assistere.
A Gabriele mando un ultimo pensiero, ora lui siederà nella famosa `Tribuna Paradiso`, dalla quale seguirà con passione la sua amata Lazio.
In sua memoria e nel massimo rispetto vorrei umilmente chiedere (e dico umilmente perchè io non sono nessuno, solo un semplice cittadino, appassionato e tifoso) a tutti coloro che fanno parte del mondo del calcio italiano (tifosi, ultras, calciatori, dirigenti, presidenti, giornalisti, istituzioni sportive e non) di fare tutto il possibile per non far morire quel sogno mio, di Gabriele e di tutti gli altri.

Ciao Gabbo!
Marco

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