
In una scuola materna di Roma, VII Municipio, niente più Festa del Papà. Questo vuol dire che i 200 piccoli studenti, dai 6 anni in giù, non hanno portato a casa nessun lavoretto fatto in classe, come da tradizione, né hanno potuto celebrare in calsse la ricorrenza. Il motivo alla base della decisione? Un cambio di direttive da parte dell’istituto, per non discriminare i bambini senza una famiglia "classica".
Ma qualcuno ci ha letto il tentativo di portare ai massimi livelli la tutela dei diritti LGBTQ+ e delle cosiddette famiglie "arcobaleno". Ad ogni modo, è stata una decisione che ha incontrato un forte dissenso. In poco tempo, infatti, è scoppiata una bufera, con un folto gruppo di genitori che il 21 marzo si sono incontrati fuori dai cancelli scolastici per una raccolta firma contro la novità. Una protesta che è arrivata anche alle orecchie della politica, Lega e centrodestra in testa.
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Niente Festa del Papà: “Tutelare i bambini che non hanno la classica famiglia”
La vicenda, racconta il ‘Corriere della Sera’, ha preso il via qualche giorno prima della ricorrenza, quando sulle chat dei genitori sono cominciati ad arrivare i primi messaggi in merito alla Festa del Papà. “Buon pomeriggio”, si leggeva a inizio marzo, “come già comunicato dai rappresentanti di classe quest’anno per decisione del coordinatore pedagogico e del collegio dei docenti non si faranno biglietti per la festa del papà e della mamma, per tutelare i bambini che non hanno la classica famiglia”. Un messaggio che ha subito creato una spaccatura, con la chat che si è presto infiammata, tra contrari e favorevoli. La polemica è andata avanti per giorni, fino alla data fatidica, quella del 19 marzo, senza però che si arrivasse a una comunicazione ufficiale, come racconta il padre di un bimbo di 5 anni a ‘Il Messaggero’.
Durante la giornata di San Giuseppe i bimbi sono perciò andati a scuola come sempre e, alla fine, sono tornati a casa a mani vuote. Nessun lavoretto, così come preventivato nella chat. “Ne abbiamo comunque parlato in classe”, hanno spiegato alcune maestre, come riportato dal ‘Corriere della Sera’, “ma senza formalizzare la festa con un biglietto o un disegno”.
La protesta dei genitori
L’ondata di indignazione è arrivata immediata. Alcuni genitori non hanno infatti digerito la notizia e hanno perciò fatto sentire la loro voce organizzando da lì a due giorni una raccolta firma davanti scuola con tanto di esposto per chiedere il ripristino dei festeggiamenti in occasione delle ricorrenze, tra cui appunto la Festa del Papà. Sulle carte, riporta ‘Open’, i firmatari vanno contro la scelta della scuola perché “comprime i diritti della schiacciante maggioranza dei bambini alla festosa conoscenza delle tradizioni proprie della nostra cultura, alla celebrazione della figura del padre (e successivamente della madre) e della famiglia, primo luogo in cui si conoscono e conservano i valori educativi alla base della civile convivenza”.
La politica scende in campo, si attende il parere del Ministro Valditara
Come detto, la vicenda ha attratto anche il parere della politica, specie delle componenti di centrodestra. Per Angelo Valeriani e Maurizio Politi, esponenti della Lega, si tratta di un episodio “grave e discriminatorio”. Come hanno scritto in una nota, “non aver permesso di celebrare la festa del papà per garantire la presunta inclusione delle famiglie arcobaleno è una scelta frutto di esclusivo furore ideologico e voglia di farsi pubblicità sulla pelle dei bambini. I genitori hanno già presentato un esposto al ministero dell'Istruzione e del merito, per chiedere chiarezza e un auspicato intervento da parte degli organi vigilanti”.
La coordinatrice della scuola ha dichiarato che sono state applicate le linee guida comunali. Il Comune ha però negato qualsiasi coinvolgimento, pur chiedendo di evitare polemiche: “La scuola stava conducendo un laboratorio educativo proprio sulla famiglia, condiviso col consiglio di scuola, partito il 19 marzo” - ha spiegato l’assessora alla scuola del municipio, Claudia Pratelli, come riportato dal ‘Corriere della Sera’ - “Naturalmente ogni gruppo educativo e scolastico valuta quali sono gli strumenti e le pratiche educative più adeguate per non creare situazioni poco inclusive nei confronti dei bambini e delle bambine che frequentano il nido o la scuola dell'infanzia: le famiglie sono molto diverse, non c'è bisogno di invocare lo spettro del gender, a volte tristemente una mamma o un papà che non ci sono più. La riflessione su questo va sempre posta in termini di maggiore inclusione e garanzia delle diverse situazioni e sensibilità, non di censura”.
Intanto l’esposto dei genitori è finito tra le carte del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Si attende ora una presa di posizione del numero uno di Viale Trastevere, Giuseppe Valditara.