
“Credo che questa sia un’iniziativa importantissima e riporti il baricentro in quello che è veramente importante per la scuola, ossia la formazione delle ragazze e dei ragazzi”. Con queste parole la deputata di Forza Italia, Elena Centemero, Responsabile Scuola e Università, ha commentato il Manifesto sulla scuola che Skuola.net ha presentato all’interno dell’evento che ha visto il lancio del libro ‘Chi se ne frega della scuola’.
A votare il Manifesto, composto da 20 proposte, sono stati ben 37mila studenti.
Educazione all’affettività? Compresa in quella alla cittadinanza
Come primo punto, la Centemero commenta la richiesta di inserire l’educazione all’affettività all’interno dei programmi scolastici. Pur essendo d’accordo sulla necessità di affrontare tematiche così importanti, soprattutto per contrastare la violenza contro le donne, la deputata precisa che “dovrebbe esserci l'ora di educazione alla cittadinanza e all’interno di questa debbano esserci moduli che riguardano l'educazione alla parità e all'affettività”. L’onorevole sottolinea come l’educazione alla cittadinanza non è solo conoscenza della costituzione o delle leggi del nostro ordinamento, ma anche educazione alla parità, al rispetto e di conseguenza all’affettività. Più sintonia tra l’onorevole e i ragazzi c’è sulla proposta di avere una scuola più vicina alla realtà “vuol dire avere una scuola che intercetta anche i bisogni del mercato del lavoro”. Nonostante infatti l’importanza di discipline come ad esempio la filosofia e il latino (che sono imprescindibili) è innegabile che il mondo del lavoro richieda sempre più competenze nel campo digitale e delle STEM “questo vuol dire – spiega la Centemero – che non bisogna certo rinunciare allo studio dell’arte, della letteratura, ma significa investire molto nell'area STEM e digitale, perché altrimenti non diamo alle nostre studentesse e ai nostri studenti le stesse possibilità delle ragazze e dei ragazzi europei e nemmeno di essere cittadini e cittadine”.
Le richieste attuabili da subito
Nel complesso la deputata ritiene attuabili molte delle proposte contenute nel Manifesto sulla scuola. “Un esempio – sostiene la Centemero - le lezioni di cittadinanza: con la riforma della Buona Scuola, sono stati assunti tanti insegnanti di diritto ed economia, le risorse ci sono, ci basta un atto legislativo che dica di inserire due ore settimanali o l’ora settimanale obbligatoria di educazione alla cittadinanza”. Stesso discorso, per quanto riguarda l’attuabilità immediata riguarda l’istituzione di una task force antibullismo e la richiesta dei ragazzi di studiare il mondo contemporaneo. Quest’ultimo punto è fondamentale: “Come facciamo noi, che viviamo nel mondo contemporaneo, a capire cosa stia succedendo nel panorama italiano ed internazionale se non abbiamo i presupposti, ossia le conoscenze dell’ultimo secolo, del ventesimo secolo?”. Sul diploma a 18 anni, invece, la deputata è convinta che sia un obiettivo raggiungibile in tempi più lunghi, non certo nell’immediato, con responsabilità sindacali!
E sul numero chiuso…
Discorso diverso per quanto riguarda la richiesta degli studenti di togliere il numero chiuso: “Per una facoltà come medicina è impossibile perché non ci sono le strutture per accogliere tutti gli studenti e le studentesse che vogliono iscriversi”. La Centemero, seppur a favore del numero chiuso, ipotizza però che l’unica soluzione per cancellarlo sia effettuare un percorso di parecchi anni durante il quale vengano aumentate le strutture: “Solo così sarebbe possibile rinunciarci, altrimenti le università ora come ora non hanno la possibilità concreta di togliere il numero chiuso”.
Manlio Grossi