
Lo dice un sondaggio effettuato dalla rivista La Tecnica della Scuola su un campione di 1.500 lettori, quasi tutti insegnanti: la maggior parte racconta di non aver presentato la candidatura (volontaria) per entrare negli elenchi dei potenziali tutor. Questi dovranno essere comunicati dai presidi entro il 31 maggio, data prorogata rispetto all’iniziale scadenza del 2 maggio proprio per garantire una maggiore partecipazione. E, facendo un’analisi generale delle loro risposte, ben 9 su 10 rispediscono al mittente l’offerta.
Docente tutor, i professori si tirano indietro: ecco perché
Il motivo principale del “rifiuto”? Secondo gli insegnanti non è chiaro il ruolo che questo docente andrà ad assumere. Oltre il 45% degli intervistati ha infatti dichiarato che “non fa parte della funzione del docente e non è previsto dal contratto”. Mentre 1 insegnante su 3 ha motivato la sua indisponibilità a fare il docente tutor, in quanto tale mansione “dovrebbe essere svolta da professionisti esterni, come gli assistenti sociali”, formati ad hoc per farlo. C’è anche chi argomenta più dettagliatamente il proprio pensiero. C’è chi, ad esempio, sostiene che un docente “dovrebbe occuparsi solo di insegnare in modo altamente professionale, con un aggiornamento disciplinare continuo. Non è un missionario al quale si può chiedere di saper fare qualsiasi cosa”. Altri, invece, dicono che si tratterebbe di “un’attività aggiuntiva che non si sa quanto durerà” e che quindi sarebbe necessario “prevedere figure specialiste intermedie che svolgano ruoli come questo per scelta e con competenze adeguate, all’interno del proprio orario di lavoro. Ci sarebbe un risparmio e la scuola avrebbe finalmente una struttura organizzativa”.
Remunerazione spesso considerata insufficiente
Ma, come detto, le perplessità maggiori sono innescate dalla porzione di stipendio aggiuntiva che andrebbero a prendere i futuri docenti tutor. In base alle ultime notizie, si tratterebbe di un aumento variabile tra i 2.850 euro e i 4.750 euro lordi all’anno. Va però sottolineato come queste cifre riguardano l’impegno “mattutino”. Per chi volesse fermarsi anche il pomeriggio per svolgere funzioni di tutoraggio, la retribuzione potrebbe salire fino a sfiorare gli 8mila euro lordi. Somme che, comunque, non fanno brillare gli occhi ai prof. C’è chi questa cosa non l’ha mandata proprio giù: “La remunerazione - ha tuonato uno degli insegnanti interpellati per il sondaggio - è un insulto, se devo togliere ore alla didattica vado piuttosto a fare le pulizie, prenderei di più. Il lavoro del tutor non è un lavoro da docente, ma di uno psicologo o di un assistente sociale. Se lo Stato ha tutti questi soldi da buttare, dovrebbe piuttosto potenziare i servizi locali, il welfare e non addossare su di noi lavori che non ci competono”.