
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28886 del 2025, ha confermato il licenziamento di un docente, a causa del legame fuori dal normale rapporto educativo instaurato con una studentessa. La vicenda pone l’attenzione su quella linea di confine tra l’essere un punto di riferimento e il diventare un confidente personale, superando i limiti professionali.
In questo caso, secondo i giudici non si parla di un semplice rapporto cordiale, ma di una complicità che includeva incontri privati, regali e scambi confidenziali. Elementi che hanno ampiamente superato i limiti della correttezza professionale.
Inoltre, il tribunale non ha nemmeno ritenuto necessario provare un danno concreto o una reale perdita di fiducia da parte degli altri studenti e delle famiglie. Se la condotta appare come una relazione troppo complice, sufficiente a generare sospetti o disagio nell’ambiente scolastico, tutto questo basta per intervenire.
La difesa del docente
Il professore licenziato, nel tentativo di difendersi, aveva sostenuto di aver agito unicamente per finalità educative e di essere stato semplicemente frainteso. Insomma, di aver voluto aiutare la sua alunna.
Tuttavia, per la Corte, quando si è in cattedra contano più i fatti delle intenzioni. I giudici, infatti, ribadiscono che l'insegnante deve rimanere, prima di tutto, un punto di riferimento autorevole. Se si oltrepassa quel limite, il rischio è quello di trasformarsi in una figura ambigua per lo studente, minando le basi stesse dell’educazione.
Le motivazioni della sentenza
La sentenza, partendo da questo ragionamento, mira dunque a proteggere l’equilibrio educativo e la reputazione dell’istituzione, assicurando che l’insegnamento sia sempre basato su imparzialità, autorevolezza e rispetto reciproco.
In questo quadro, il licenziamento non è stato ritenuto un gesto estremo, ma una risposta proporzionata a condotte che hanno minato la credibilità dell’insegnante e dell’istituzione scolastica nel suo complesso.