
Quando Roberta Ruscigno ha ricevuto la notizia dell’assunzione, ha avuto appena due giorni per organizzare la sua vita. Valigie, documenti, un biglietto di sola andata: dalla Puglia all’Emilia Romagna, a soli 24 anni. Il sogno di insegnare si era finalmente avverato, ma a un prezzo alto.
“Mi sono laureata nel più breve tempo possibile e ho scelto con attenzione la provincia per l’inserimento nelle GPS”, racconta a Skuola.net. La sua storia è quella di tanti giovani docenti meridionali costretti a spostarsi centinaia di chilometri pur di ottenere un posto.
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Tra vocazione e sacrificio economico
Fare la maestra a ventiquattro anni, in Italia, non è solo una conquista, ma anche una sfida quotidiana. Il fascino del mestiere convive con la realtà di bollette e affitti sempre più pesanti. “Si sta decisamente molto stretti”, ammette Ruscigno. “Le spese fisse mensili superano di gran lunga la metà dello stipendio: affitto, utenze, auto… è difficile far quadrare tutto”. Il suo racconto è un ritratto lucido del caroaffitti e del carovita che mettono in difficoltà chi lascia il Sud per lavorare al Nord.
“In Italia la figura del docente è sottovalutata e sottopagata rispetto agli altri Paesi occidentali”, aggiunge. Non a caso, il Coordinamento nazionale docenti nella materia dei diritti umani ha presentato al ministro Valditara una proposta per migliorare le condizioni economiche degli insegnanti.
“I tuoi figli saranno fortunatissimi”
L’età, in un’aula piena di bambini, diventa subito un tema. Alcuni alunni l’hanno accolta con curiosità, altri con sorpresa. “Ricordo una mia alunna che mi disse: ‘Maestra, saranno fortunatissimi i tuoi figli ad averti come mamma!’”, racconta sorridendo. “Quando le ho chiesto quanti anni pensasse che avessi, mi ha risposto: ‘Per essere una maestra sei sicuramente grande, quindi ne avrai…’”.
Il disincanto di un bambino e la tenerezza di quell’immagine racchiudono il paradosso di una giovane donna che insegna a chi, per età, potrebbe quasi essere un fratellino.
Tra lavoro e vita privata
La vita privata, assicura la maestra, non scompare. Si trasforma. “Certamente si riesce a conciliare, con ritmi diversi. Mi ritaglio del tempo per me, soprattutto nei weekend”. È una quotidianità diversa da quella dei coetanei, fatta di sveglie presto, quaderni da correggere e nuove classi da conoscere, ma anche di soddisfazioni autentiche.
Un mestiere ancora attrattivo, ma fragile
Molti giovani continuano a considerare l’insegnamento un traguardo ambito, ma le difficoltà economiche rischiano di svuotare le aule dei docenti più giovani. “È ancora un lavoro molto attrattivo”, osserva Roberta, parlando dell'insegnamento, “ma c’è un malcontento generale legato alla retribuzione. Non si riesce a far fronte al costo della vita”.
Nel suo sguardo si legge l’amore per il mestiere e la consapevolezza che la passione, da sola, non basta. La storia di Roberta è quella di una generazione di insegnanti che ha tanto da donare agli alunni, ma porta con sé un enorme bagaglio di sacrificio, dedizione e speranza.