Carla Ardizzone
Autore
docente

Più oneri che onori, dice un vecchio detto, per quegli insegnanti che decidono di fare i commissari nei concorsi per la scuola. Ne parliamo in un periodo "caldo", visto che sono usciti da poco i bandi per i concorsi PNRR per l'assunzione di più di 30mila docenti per gli istituti di ogni ordine e grado.
Ci sarà pur bisogno di qualcuno che somministri le prove e che le valuti, ma trovare questo "qualcuno" potrebbe essere arduo. Questo perché molto spesso il gioco non vale la candela. O almeno così sembra dalle testimonianze di ex commissari che presentano il conto dell'esperienza degli anni passati. Molto lavoro per un compenso non sempre adeguato e percepito con un certo ritardo. Senza contare le spese e le incombenze di cui questi professori devono sobbarcarsi per adempiere al ruolo.

A raccontare a Skuola.net la sua esperienza è Sara, commissaria per la classe di concorso A28, matematica e scienze alle medie, di due concorsi della scuola: STEM 2021, a ottobre 2022, e Straordinario 2022, a gennaio 2023. Per proporsi come commissario è richiesta una certa esperienza, visto che è necessario essere insegnanti di ruolo da almeno 5 anni e avere incarichi nella scuola in cui si opera.

Commissari dei concorsi docenti? Secondo la prof il gioco non vale la candela

"Al primo concorso

- ricorda Sara - ci avevano detto che il compenso per i docenti di materia sarebbe stato all'incirca 2mila euro e sarebbero stati pagati entro quel Natale (2022, ndr). L'impegno era di 10 giorni "frontali" con i candidati più uno di correzione degli scritti". Niente di così complicato, sulla carta. Ma nella pratica, a Sara e ai suoi colleghi della commissione è stato chiesto, tra le altre cose, l'elaborazione di 75 prove, l'identificazione dei candidati, la somministrazione delle prove, la sorveglianza durante le stesse, la correzione prove e la gestione della prova orale. Tutto questo "ovviamente senza l'esonero dalle lezioni a scuola anche se alcune volte siamo dovuti andare alle 12 o 11 e chiedere "permessi non retribuiti" o "permessi orari" e poi recuperarli."

Insomma, un bell'impegno. "Il secondo concorso invece si teneva solo al pomeriggio, solo orale, e ci hanno detto che sarebbe stato sui 1000 euro" afferma l'insegnante. A conti fatti, alla docente sarebbero dovuti arrivare circa 3mila euro di retribuzione, di cui una prima parte - quella dovuta per il primo concorso - entro la fine del 2022.
Di questi soldi, però, la nostra prof ha visto solo poco più di 450 euro, e ben in là con i tempi, a novembre 2023. C'è di cui innervosirsi, e Sara infatti rincara la dose: "Ai segretari, personale ATA con titolo di accesso 3° media, il cui ruolo era stampare fogli hanno dato oltre 600€." Un confronto amaro visto che i docenti si sarebbero occupati di mansioni anche amministrative, come il caricamento dei voti, la preparazione delle tracce ritagliate e imbustate noi docenti, l'archiviazione dei compiti, la scrittura e il caricamento dei verbali in piattaforma.

Perché i docenti non fanno gli esami di concorso? "Mi hanno fregato una volta e non mi fregano più"

"Quando ci si chiede il motivo per cui non si trovano i docenti per proseguire un concorso, ecco il perché"

dice Sara, che nel conto complessivo - tra energie, lavoro e risorse spesi - pensa addirittura di essere in perdita. "Ci ho rimesso in benzina e non solo. Trovare parcheggio vicino alla scuola alle 13 di un giorno qualsiasi era un incubo. Spesso l'abbiamo dovuta lasciare al garage. E lavorando in una zona distante e malservita non era pensabile usare i mezzi" considera la professoressa.

"Insultano sempre la categoria e dicono che i vecchi docenti non vogliono permettere ai nuovi di diventare di ruolo", ma la realtà sarebbe un'altra... quella di voler evitare la fregatura. Così Sara, e probabilmente altri docenti con la stessa storia alle spalle, la prossima volta ci penseranno due volte a dire di sì: "Personalmente mi hanno fregato una volta e non mi fregano più".

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