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Novità dal Ministero... articolo
Il 2 novembre la Commissione bilancio del Senato ha approvato la nuova Finanziaria, che conterrà, tra le altre cose, anche la riforma delle nomine per le cattedre nelle nostre scuole. Così, se fino a oggi erano necessari 5 anni di università, seguiti da due anni di specializzazioni e sette di precariato, con il nuovo sistema le cose cambieranno, almeno nella forma: 3 o 4 anni di facoltà universitaria a numero chiuso, poi 2 anni di tirocinio, concorso pubblico ed infine il contratto, a tempo determinato: sì, uno o due anni, per poi sperare nel rinnovo.

Con queste modifiche, integrate nella Finanziaria 2008 (ci chiediamo il perché, visto che è una legge di bilancio), il Governo spera di avere docenti più giovani e preparati, ed eliminare una volta per tutte il precariato: riusciranno nell'impresa?

Allora mi riaffiorano i ricordi degli anni scorsi, quando frequentavo le superiori: i professori che in classe leggevano il giornale o chiacchieravano al telefono non erano quelli più giovani, ma quelli con la cattedra assegnata.

Quelli che hanno insegnato per una vita, e forse non hanno più gli stimoli necessari per continuare a farlo; o quelli che hanno un loro studio professionale fuori dalla scuola, e passano così il loro "secondo lavoro" con leggerezza.
Eppure loro non saranno toccati da questa riforma, ed allora mi domando se sarà sufficiente ad elevare la qualità dell'insegnamento.

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Infatti si parla di preparazione dei docenti, e a livello pratico cosa fanno? Diminuiscono a 2 anni i loro corsi di studi. Basta essere poco più che universitario per diventare un insegnante.

C'è una cosa carina nella legge: il contratto a tempo determinato, con possibilità di non rinnovarlo al docente che si è rivelato incapace di insegnare. Ma a pensarci bene, a decidere del contratto saranno gli stessi che già oggi potrebbero rimuoverlo dalla cattedra (Presidenza-Uffici Provinciali), quindi...

Sicuramente quindi il decreto sarebbe potuto essere formulato meglio, magari facendo valutare il docente dai suoi colleghi e dagli studenti: questa sì che sarebbe stata un'innovazione. E magari far valutare anche i professori che già oggi hanno un posto fisso: chi non ha voglia di fare il proprio lavoro oppure non è in grado di produrre risultati, deve essere destinato a fare altro.

Da parte nostra sarebbe auspicabile una riforma più ampia, che introduca il criterio della meritocrazia a tutti i docenti, non solo a quelli neo-assunti. Così abbiamo solo paura che si crei ulteriore precariato in un paese che, come il nostro, non ne ha certamente bisogno.