
Niente più sospensioni "vuote", da scontare semplicemente lontano dai banchi. Per gli studenti responsabili di atti gravi, tra cui episodi di bullismo, le nuove regole introdotte dal Ministero dell’Istruzione prevedono un approccio diverso: educativo, pratico e anche "manuale". A sottolinearlo è stato lo stesso ministro Giuseppe Valditara, che ha annunciato ufficialmente il cambio di passo nella gestione della condotta scolastica.
Un cambio che non esclude possibilità concrete come quella di far “pulire il giardino della scuola” agli studenti sospesi. Uno scenario, lasciato intravedere dal Ministro in persona, che ha attirato l’attenzione di molti. E che, al netto delle battute, si inserisce all’interno di un pacchetto di misure precise e già in vigore.
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Un sistema che punta alla responsabilizzazione
L’obiettivo dichiarato della riforma è quello di superare la logica punitiva tradizionale, per approdare a un modello che favorisca la riflessione, la consapevolezza e la responsabilità. “È un cambio culturale”, ha detto il Ministro, che ha più volte ribadito la volontà di creare una scuola “che educa anche attraverso le regole, e non si limita a espellere”.
Il tutto si inserisce in un contesto in cui il bullismo viene considerato non solo come un problema tra studenti, ma come una questione che coinvolge l’intera comunità scolastica.
Sospensione sì, ma con obbligo di partecipazione
Il tenore della punizione dipende dalla sua durata. Nel caso di sospensione breve, ovvero di provvedimenti disciplinari inferiori ai due giorni, non è previsto l’allontanamento da scuola, ma lo svolgimento di “attività di approfondimento sulle conseguenze dei comportamenti che hanno determinato il provvedimento disciplinare”.
Si tratta di lezioni ad hoc, da svolgere preferibilmente all’interno dell’istituto. Un modo per tenere lo studente inserito nel contesto scolastico, trasformando la punizione in un momento educativo.
Ma tra le possibilità c'è anche quella di assolvere a compiti pratici. Ed è qui che si inserisce qullo che sta facendo discutere in questi giorni: “pulire il giardino della scuola”. In fondo, si rimane all'interno dell'istituto. Dedicandosi a una forma di impegno civile che può sembrare simbolica, ma che ha l’obiettivo dichiarato di responsabilizzare gli studenti attraverso attività utili e concrete.
Ovviamente, però, per arrivare a questo livello di "punizione" la causa che l'ha scatenata dovrà essere piuttosto grave.
Temi, colloqui e impegno sociale
Per i casi ancora più delicati, quando la sospensione supera le due giornate, la procedura invece cambia radicalmente. Gli studenti dovranno affrontare un percorso più strutturato, che comprende una fase di studio individuale, di riflessione scritta e di confronto con i docenti.
“Il bullo dovrà studiare, approfondire, scrivere un tema e sostenere una discussione con i suoi insegnanti per dimostrare di aver capito che ha sbagliato”, ha dichiarato Valditara. Ma non finisce qui. Oltre al lavoro scolastico, lo studente sarà tenuto a svolgere “attività di cittadinanza solidale”.
E qui entrano in gioco anche azioni più visibili, come aiutare in una casa di riposo o collaborare con una mensa per persone in difficoltà. Stavolta all'esterno della scuola
Un provvedimento attuabile? Dipenderà dalle scuole
Le nuove misure parlano esplicitamente di “attività di cittadinanza solidale presso strutture convenzionate con le istituzioni scolastiche”. Se, però, da un lato la norma è chiara. dall’altro molto dipenderà dalla capacità organizzativa dei singoli istituti. Sarà necessario che le scuole attivino convenzioni con enti esterni, o che strutturino percorsi interni coerenti con gli obiettivi formativi della sanzione.