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Concetti Chiave

  • L'età evolutiva, dai 0 ai 18 anni, è un periodo caratterizzato da cambiamenti somatici e psicologici, con bisogni distinti rispetto agli adulti.
  • La psicologia dell'età evolutiva è emersa nel 1900, con ricerche empiriche che hanno portato a una comprensione più approfondita dello sviluppo infantile e adolescenziale.
  • La società contemporanea presenta contraddizioni nel rapporto con i minori, come la differenza tra bisogni reali e indotti dai media e la necessità di spazi di aggregazione per lo sviluppo sociale e cognitivo.
  • I bisogni dei bambini e adolescenti variano per fase evolutiva, includendo l'attaccamento, l'autonomia, l'identità e l'integrazione sociale, influenzati dai contesti culturali e familiari.
  • Il maltrattamento minorile, fisico e psicologico, è una grave problematica, con conseguenze sullo sviluppo della personalità; l'affido e l'adozione sono soluzioni per garantire un ambiente familiare protettivo.

Quale cultura per l’infanzia?

Con il termine minori ci si riferisce a tutti quei soggetti compresi nella fascia d’età che va da 0 a 18 anni, che viene considerata come età evolutiva. In questo periodo della vita avvengono numerosi cambiamenti, sia a livello somatico, sia a livello psicologico.

Ad ogni età corrispondo caratteristiche e bisogni diversi, che sono molto differenti da quelli dell’adulto.

Indice

  1. Evoluzione storica della percezione dell'infanzia
  2. Contraddizioni moderne nel rapporto società-minori
  3. Il ruolo del gruppo nell'adolescenza
  4. Disagio, disadattamento e devianza
  5. Identità etnica e integrazione
  6. Maltrattamento fisico e psicologico
  7. Trascuratezza e negligenza
  8. Affidamento familiare e istituzionalizzazione
  9. Adozione e problematiche psicologiche

Evoluzione storica della percezione dell'infanzia

Nella storia però non sempre fu rispettato questo principio:

• Dobbiamo aspettare il 1700 perché emerga una visione dell’infanzia come età differente da quella adulta.

Il primo ad introdurre questa concezione fu Rousseau;

• Solo alla fine del 1800 si diffondono le biografie di bambini redatte da genitori con le prime descrizioni del comportamento dei figli;

• Agli inizi del 1900 iniziano le prime ricerche empiriche fondate su ipotesi interpretative del comportamento infantile, che daranno origine alla psicologia dell’età evolutiva;

• Attualmente vengono fatte molte ricerche sulla psicologia del bambino e dell’adolescente, che si inseriscono nel settore della psicologia dello sviluppo.

Contraddizioni moderne nel rapporto società-minori

La nostra epoca è caratterizzata da contraddizioni relative al rapporto società – minori:

1. La conoscenza relativa al bambino dipende dalla frequentazione che si ha con lui: chi vive quotidianamente con un bambino, possiede molta più esperienza di chi invece non ha figli;

2. Le nuove famiglie mononucleari possono avere lo svantaggio di non avere parenti vicini che possano aiutarli in caso di difficoltà con il figlio; molte giovani madri si sentono sole e non sono in grado di reagire ad alcune situazioni. Il padre ha funzione di supporto per la madre, ma non sempre è presente;

3. I bisogni dei figli sono diversi da quelli dei genitori: molte volte ciò non è compreso e si fanno delle aspettative sul proprio figlio, che spesso lui non potrà soddisfare, con conseguente delusione da parte dei genitori;

4. I mass media propongono modelli falsi ed esagerati di bambini; ciò viene fatto per indurre all’acquisto di giocattoli infantili. È importante fare una distinzione tra bisogni reali e bisogni indotti;

5. I bambini hanno bisogno di interagire, di avere rapporti sociali. Ai giorni d’oggi invece succede che spendano molto tempo guardando la televisione o giocando a videogames. Bisogna creare nuovi spazi di aggregazione per bambini e adolescenti, in modo da potenziare le loro capacità cognitive/emotive/sociali;

6. Esistono delle incoerenze educative: si pretende autonomia dai bambini, ma i genitori mantengono sempre rapporti di dipendenza con loro. Inoltre molto spesso vi è un’adultizzazione precoce del bambino, negando così la sua infanzia; il genitore deve riappropriarsi del proprio ruolo per favorire il processo di autonomia del figlio;

7. Grazie al riconoscimento dei bisogni del minore, sono cambiate alcune leggi che li tutelano; i minori sono visti come soggetti deboli della società;

8. La società vede il minore come risorsa su cui investire per il miglioramento del proprio futuro. Il bambino viene spesso usato come mezzo pubblicitario per incrementare il commercio;

9. Con la nuova visione dell’infanzia è nata l’esigenza di servizi/scuole che educhino il bambino adeguatamente. I servizi per adolescenti sono meno diffusi, nonostante questi soggetti si trovino ad affrontare un periodo della vita critico e fondamentale. La scuola viene chiamata a svolgere dei compiti educativi che la famiglia non può fornire. Non è vista solo come luogo del sapere, ma anche luogo di socializzazione;

10. Il valore dell’infanzia varia a seconda della cultura e della Nazione. È importante considerare il bambino all’interno di un contesto “ecologico” per far sì che cresca e si sviluppi adeguatamente.

Quali sono i bisogni del minore?

Prima infanzia (0 – 2 anni)

Caratteristiche generali

• Sviluppo cognitivo: stadio senso – motorio,   Reazioni circolari (primarie, secondarie, terziarie) ripetute perché producono piacere

 Sviluppo del linguaggio: passa dalla comprensione del linguaggio al saper parlare

 Capacità rappresentativa (dai 18 mesi)

• Sviluppo motorio: conquista della deambulazione

• Sviluppo affettivo:

 Processo di separazione e quindi “coscienza di sé” (2 mesi)

 Madre sufficientemente buona (Winnicott): svolge la funzione di mediatore con l’ambiente.

• Sviluppo emotivo/sociale

Bowlby: comportamenti di segnalazione e accostamento.

Bowlby esaminò come si instaura il rapporto d’attaccamento nell’uomo, che è alla base dei rapporti sociali. Egli ritiene che alla base dell’attaccamento vi sia una predisposizione innata a cercare la vicinanza ed il contatto con gli adulti ed in particolare con la madre. Il bambino, già nei primi mesi di vita, presenta comportamenti che hanno una funzione adattiva e che sono funzionali al processo d’attaccamento e possono essere distinti in comportamenti di segnalazione e comportamenti di accostamento.

Erikson: strutturazione dell’Io.

Bisogni prevalenti

• Bisogni primari: mangiare, bere, dormire, protezione. Attraverso le attività di accudimento si veicolano anche gli scambi affettivi, in quanto la cura del bambino implica coccole e carezze.

• Bisogni di affetto e attaccamento: durante questo periodo la presenza di una figura significativa è fondamentale in quanto le prime relazioni affettive andranno ad influenzare le relazioni future.

• Bisogno di esplorazione e di gioco: il bambino ha bisogno di conoscere se stesso e l’ambiente; ciò avviene principalmente attraverso stimolazioni sensoriali. È fondamentale favorire quindi la manipolazione ed il gioco, in quanto funzionali allo sviluppo cognitivo.

Seconda infanzia (2 – 6 anni)

Caratteristiche generali

• Sviluppo cognitivo: stadio pre – operatorio.

 Egocentrismo: tutto in funzione di sé

 Realismo infantile: non distingue tra realtà oggettiva e realtà soggettiva

 Animismo: dare anima agli oggetti

 Linguaggio: le competenze linguistiche diventano più elaborate

 Pensiero irreversibile: capacità rappresentativa legata alla costruzione del simbolo.

• Sviluppo emotivo:

 Controllo sfinterico (Freud)

 Capacità di controllo e vergogna del proprio corpo (Erikson)

 Sentimenti conflittuali nei confronti del genitore dello stesso sesso e sentimenti di desiderio/possessività nei confronti del genitore del sesso opposto

Bisogni prevalenti

• Bisogno di gioco e di scoperta: il gioco è l’attività fondamentale dei bambini e favorisce i processi cognitivi, affettivi e sociali. Si supera l’egocentrismo.

• Bisogno di autonomia e iniziativa: il bambino compie azioni autonomamente. I bambini sono in continuo movimento.

• Bisogno di interazione con i coetanei: l’interazione sociale si amplia ad altri adulti significativi e vi è una attenzione particolare allo stare con i coetanei.

Terza infanzia (6 – 11 anni)

Caratteristiche generali

• Sviluppo cognitivo: stadio operatorio – concreto

 Pensiero reversibile

 Concetto di transitività e reiterazione

 Pensiero concreto in quanto acquisiscono concetti con l’esperienza

 Effettuano conclusioni

 Il linguaggio diviene uno strumento di conoscenza e scrittura

 Acquisizione di regole grammaticali, per riuscire a strutturare frasi e pensieri.

• Sviluppo affettivo/emotivo/sociale

 Strutturazione dell’autostima

 Diventano importanti le figure significative (insegnanti, genitori e pari)

 Ci deve essere un equilibrio tra l’immagine che il bambino ha di sé e l’immagine che hanno gli altri di lui

 Gioco di regole

Bisogni prevalenti

• Bisogno di avventura: possibilità di esplorare il mondo contando sulle proprie forze. Si verifica un dispiego di energie per padroneggiare la realtà circostante, anche attraverso strumenti, manufatti e l’impiego di tecnologie.

• Bisogno di aggregazione: i genitori perdono il valore di uniche figure di riferimento. Cominciano le prime ribellioni.

• Bisogni di stima e riconoscimento: con l’ingresso nella scuola, dove la valutazione aiuta a misurare le proprie debolezze e capacità, il bambino diventa sensibile ai giudizi.

Adolescenza (12 – 18 anni)

Caratteristiche generali

L’adolescenza è definita come un lento processo dall’età infantile all’età adulta che comporta rotture e disarmonie che interessano il corpo, la personalità, i comportamenti, le relazioni con se stesso e con gli altri. È la fase in cui le trasformazioni condizionano il futuro della vita adulta.

Questo periodo è diviso in tre fasi:

1. Preadolescenza (11-14 anni): è caratterizzata da cambiamenti puberali e presenta gli elementi più problematici.

2. Adolescenza propriamente detta (14-17 anni): si caratterizza per le identificazioni con coetanei e adulti. All’interno di questo periodo trovano risoluzione alcuni residui legati al complesso edipico.

3. La post adolescenza/giovinezza (17-20 anni): è caratterizzata dall’assunzione di un preciso ruolo sociale.

L’adolescenza è caratterizzata dall’abbandono di aspetti considerati infantili:

• Abbandono degli oggetti d’amore infantili

Per M. Mahler l’adolescenza implica un cambiamento così radicale da essere paragonabile ad una seconda nascita, fisica e psicologica. Fisica in quanto l’adolescente mantiene ben poco dell’aspetto infantile; psicologica perché si assumono nuovi oggetti d’amore.

Il percorso evolutivo principale per l’adolescente è l’acquisizione di una identità più matura. L’adolescente deve rinunciare ad un’identità precedentemente acquisita e confrontarsi con una identità nuova, che gli è estranea, che è caratterizzata da cambiamenti fisici e ormonali: un cambiamento che non si può evitare e che influenza sulla propria autostima.

• Abbandono del corpo infantile

Forti cambiamenti di tipo fisico: poiché il corpo è alla base del senso d’identità psicologica, questo comporta il cambiamento di una certa idea del corpo e del controllo di esso. Si fa fatica ad accettare un corpo che cambia rapidamente e si cerca di controllarlo con l’alimentazione (controllo del peso, ossessione per il cibo, pulizia).

• Abbandono di una identità infantile

Il mondo degli affetti infantili appare inadeguato; da un lato si vuole abbandonare i precedenti attaccamenti, dall’altro se ne cercano nuovi. Si vive in uno stato di indeterminatezza.

Per Higgins, la rappresentazione che ognuno ha di sé contiene elementi che si riferiscono al sé reale (come sono), al sé ideale (come vorrei essere) e al sé normativo (come dovrei essere). Quando vi è discrepanza tra questi tre elementi c’è uno stato di disagio, delusione.

Bisogni prevalenti

• Bisogno di identità: inizialmente l’identità è diffusa, poi troverà il proprio stile di comportamento e quindi la propria identità. C’è il bisogno di identificazione con persone che stimiamo.

• Bisogno di indipendenza: il relativo allentamento dei legami familiari, l’insofferenza per regole e divieti, le regole di comportamento, crisi morali, le convinzioni, gli ideali di vita e di giustizia: tutto questo grazie al pensiero acquisito durante l’adolescenza. La crisi di una morale autonoma e di ideali accettati consapevolmente è possibile grazie all’acquisizione di capacità di ragionamento astratto.

• Bisogno di “senso”: se nel bambino dell’età prescolare era importante il fare per fare, adesso l’adolescente si chiede “perché fare?”; c’è il bisogno di sapere. C’è un “perché” in ogni cosa.

Il ruolo del gruppo nell'adolescenza

Il ruolo del il gruppo dei coetanei ha la funzione principale di aiuto a livello emotivo, psicologico, comportamentale, cognitivo.

Il dialogo e il confronto con amici e coetanei può permettere una più approfondita comprensione del problema da affrontare, in quanto si prendono in considerazione altri punti di vista e vi è la presa di distanza emotiva che permette di vedere altri aspetti del problema.

Il confronto permette una valutazione autonoma del proprio comportamento e delle proprie scelte al di là del controllo degli adulti.

Quali sono gli elementi che contraddistinguono il gruppo di adolescenti da altri gruppi che si formano nell’età adulta?

1. Senso di appartenenza e status sociale. Vi è un forte senso di appartenenza, ogni individuo si sente parte della creazione di proprietà fondamentali. In questo caso il gruppo si considera qualcosa di proprio in un ambiente dove si possono avere legami personali con altri, in cui si può ottenere qualcosa altrimenti irraggiungibile, in cui ci si sente accettati come persone. Il confronto con il gruppo è funzionale all’autostima in quanto approva e stabilisce criteri di successo in qualcosa. Fare parte di un gruppo significa avere uno status autonomo, basato sulle realizzazioni, che è negato agli adolescenti dalla società. Si pensa che esiste un rapporto tra la marginalità sociale e la formazione di gruppi, in quanto l’appartenenza ad un gruppo è un modo per andare contro l’autorità adulta.

2. La costruzione di regole di gruppo. L’interazione dei soggetti all’interno del gruppo porta alla costruzione delle regole che possono essere implicite o esplicite e l’assunzione di ruoli. Una volta costituito si producono fenomeni di una vita collettiva, quali il nome del gruppo, soprannomi dei membri, modi di vestire e truccarsi, regole di condotta. Le norme si riferiscono ai comportamenti considerati appropriati dal gruppo secondo valori e sistemi socioculturali a cui si fa riferimento. Solo ciò che è importante per il gruppo è regolato da norme. I soggetti che devono rispettare maggiormente le norme sono i leader.

3. Il rispetto delle regole e l’esclusione dal gruppo. Quando un soggetto non rispetta le regole, viene richiamato, poi emarginato, fino ad arrivare all’espulsione. Le norme sono definite in base ai valori e al contesto.

4. La composizione del gruppo. Nei preadolescenti il gruppo è composto da soggetti dello stesso sesso. I maschi tendono ad organizzarsi in gruppi ampi dove l’attività è l’esplorazione di spazi fisici. Le femmine invece tendono ad organizzare gruppi più ristretti dove prevale l’elemento intimistico. Con il proseguire degli anni, il gruppo si apre ad entrambi i sessi, formati sulla base di affinità.

5. Gli scopi del gruppo. Il gruppo è una “identità collettiva” ed ha la funzione di sostenere un processo di dipendenza piuttosto che di costruzione dell’identità individuale. Esistono gruppi formali in cui vengono svolte attività (come lo sport, gruppi religiosi, ecc.), oppure gruppi informali che si costituiscono sulla base di affinità personali.

6. La devianza del gruppo. Essa si manifesta con la formazione di bande o gang. La devianza all’interno delle bande si differenzia da altri gruppi informali perché è più aggressiva e distruttrice, è strutturata con molte regole per garantire l’affidabilità dei membri. Questo fenomeno è dato dal forte bisogno di appartenenza.

Altre realtà

Disagio, disadattamento e devianza

Il disagio, il disadattamento, la devianza

Il disagio corrisponde ad una percezione soggettiva di malessere/insoddisfazione per ciò che si è o per come ci si percepisce. Si manifesta con una serie di comportamenti quali chiusura, instabilità emotiva, disinvestimento affettivo. Diffuso è il disagio giovanile, che è legato alle dinamiche sociali, familiari e con le richieste che la società avanza all’adolescente. Il problema del disagio giovanile, inteso come disagio nei confronti di ruoli assunti e che si esprime con “comportamenti a rischio”, è tipico di questo contesto storico culturale.

Una situazione di disagio può portare a disadattamento, ovvero l’incapacità/difficoltà di adattamento all’ambiente da parte del soggetto (es. scolastico, sociale, ecc.).

Di conseguenza al disadattamento può verificarsi la devianza, che corrisponde a comportamenti che si collocano nell’illegalità.

I Parola – chiave: identità etnica insieme di valori culturali e sociali appartenenti ad una comunità.

Identità etnica e integrazione

I minori stranieri diventano soggetti a rischio di disagio nel momento in cui il processo di integrazione nel nuovo paese diventa difficile; a volte non lo si raggiunge.

Spesso un soggetto scopre la sua identità etnica quando entra a contatto con forme culturali diverse. Da qui ha inizio il possibile processo di esclusione e marginalità ai confini della società, in quanto non sempre si condividono le culture diverse.

I minori devono fare una scelta: seguire l’etnia dei genitori o quella del nuovo ambiente. Ciò provoca conflitti all’interno della famiglia, che propone valori e modelli culturali diversi da quelli della nuova società.

Il bambino può attribuire un valore basso alla cultura di origine, con conseguente svalutazione della famiglia.

Segni di mancata/scarsa integrazione nel paese d’arrivo sono: carriera scolastica fallimentare, abbandono di percorsi scolastici.

Soluzioni per la definizione dell’identità

1. Resistenza culturale: il soggetto “resiste” alla nuova cultura seguendo quella di appartenenza. Ciò provoca scarsa integrazione, poche relazioni sociali con i soggetti del nuovo paese (e quindi formazione di sottogruppi culturali), emarginazione.

2. Assimilazione della nuova cultura: il minore straniero accetta la nuova cultura e rifiuta quella di appartenenza perché inadeguata per il nuovo contesto sociale. Questo processo avviene soprattutto nei ragazzi molto giovani o nati in Italia che hanno stabilito amicizie nel nuovo paese. Ciò può portare alla negazione dell’appartenenza culturale dei genitori e quindi conflitti familiari.

3. Marginalità: confusione per quanto riguarda la scelta dell’identità; ciò provoca marginalità in quanto non si ha un senso di appartenenza.

4. Doppia identità etnica: si matura una doppia identità etnica, ovvero si sceglie di fare una mediazione tra le due culture integrandole tra di loro e sviluppando un senso di appartenenza duplice.

Maltrattamento

Maltrattamento fisico e psicologico

Per maltrattamento si intende atti o carenze che turbano gravemente bambini e che attentano alla loro integrità corporea, affettiva, intellettiva e morale. Il maltrattamento determina conseguenze gravi anche sullo sviluppo e la formazione della personalità, che possono manifestarsi a breve/medio/lungo termine.

Maltrattamento fisico

Caratteristiche del maltrattamento fisico sono le percosse che determinano lesioni di vario tipo. È importante riuscire a distinguerle da quelle accidentali; elementi distintivi sono il ritardo con il quale la famiglia chiede aiuto o porta il bambino al pronto soccorso, la tendenza a fornire spiegazioni poco chiare sull’accaduto e a scaricare la colpa su altre persone, scarsa preoccupazione o tendenza a sottovalutare la lesione. Spesso la madre si dimostra poco coinvolta e depressa.

Indicatori di maltrattamento

1. Indicatori fisici relativi al minore

• Lesioni, bruciature da sigarette

• Lividi di forme particolari

• Ferite cutanee

• Lesioni interne causate da calci e botte

• Fratture diffuse, sospette

• Ospedalizzazioni frequenti

• Traumi cranici per distacco del cuoio capelluto

2. Indicatori comportamentali relativi al minore

• Iperattività, collera, aggressività, sottomissione, chiusura in se stessi, passività

• Attaccamento a tutti gli estranei

• Resistenza a tornare a casa

• Ritardo nello sviluppo (controllo sfinterico, capacità motoria, socializzazione, evoluzione del gioco)

• Difficoltà di logica e di pensiero (problemi di apprendimento)

• Disturbi nevrotici-alimentari

• Autolesionismo

• Comportamenti estremamente infantili o adultizzazione precoce

3. Indicatori familiari

• Genitori che hanno sofferto per deprivazione affettiva, violenze, maltrattamenti

• Genitori molto giovani, immaturi, con bassa autostima

• Abuso di alcol e droghe

• Isolamento sociale, solitudine

• Difficoltà nel chiedere aiuto

• Atteggiamento aggressivo nei confronti di educatori, insegnanti

• Non accettazione del figlio

Maltrattamento psicologico

È uno dei tipi peggiori di maltrattamento in quanto è un comportamento non facilmente visibile da operatori sociali o insegnanti. Proprio perché è difficile rivelarlo perdura a lungo nel tempo, determinando importanti squilibri psicologici.

Indicatori di maltrattamento psicologico

1. Indicatori relativi al minore

• Ritardo nello sviluppo

• Scarsa capacità di adattamento

• Reazioni nevrotiche (fobie, ossessioni)

• Iperattività, impulsività, distruttività

• Insicurezza, bassa autostima, isolamento

2. Indicatori relativi ai familiari

• Difficoltà a chiedere aiuto

• Incapacità di fornire stimoli adeguati

• Incapacità di comprendere i bisogni del figlio

Trascuratezza e negligenza

Trascuratezza o negligenza

È una condotta passiva spesso legata all’incapacità effettiva dei genitori di occuparsi dei propri figli e di soddisfare i bisogni materiali e psicologici. I bambini risultano spesso abbandonati a se stessi, malnutriti, stanchi e quindi che presentano difficoltà di concentramento con conseguenti problemi di apprendimento. Sono bambini spesso malati a causa del disinteresse dei genitori e quindi delle scarse cure mediche. Anche l’igiene è scarsa e gli indumenti inadeguati.

Indicatori di trascuratezza o negligenza

1. Indicatori relativi al minore

• Malnutrizione

• Scarsa igiene e indumenti inadeguati

• Carenza di cure mediche

• Difficoltà di rapportarsi con gli altri

• Comportamenti indisciplinati

• Ritardo dello sviluppo motorio, del linguaggio, dell’apprendimento

• Basso tono dell’umore

• Passività e apatia

• Ricerca di affetto e attenzione di estranei

2. Indicatori relativi ai familiari

• Genitori che lasciano spesso i figli incustoditi

• Genitori molto giovani, immaturi

• Tossicodipendenti

• Scarse risorse economiche

• Scarsa capacità di affrontare i problemi

L’È la pratica più lesiva della personalità, in quanto porta ad una sua strutturazione insicura e a una scarsa valutazione di se stessi.

Con il termine abuso sessuale ci si riferisce a quelle situazioni in cui viene coinvolto in attività sessuali un soggetto minorenne, al quale manca la consapevolezza delle proprie azioni e la capacità di scegliere. Nei bambini queste due condizioni non possono esserci, poiché non vi è la capacità di gestire le proprie pulsioni affettive e manca la capacità di sottrarsi alle pressioni fisiche e psicologiche dell’adulto, soprattutto se si tratta di un familiare. L’abuso è un fenomeno che riguarda tutte le fasce sociali; sono colpiti indifferentemente maschi e femmine, anche se sono maggiori gli episodi riguardanti il sesso femminile, sempre più di giovane età.

L’Cos’è?

Affidamento familiare e istituzionalizzazione

L’affidamento familiare si è sviluppato come tentativo di dare una risposta ai bisogni e alle difficoltà del minore e della famiglia d’origine.

Non si tratta di abbandono morale e materiale da parte della famiglia, ma di situazioni in cui un’ulteriore permanenza del figlio nella famiglia d’origine potrebbe incidere negativamente nel suo sviluppo. L’inserimento del minore in una famiglia affidataria è utile sia per la possibilità di cambiamenti positivi all’interno del nucleo familiare d’origine, sia perché con l’affido il minore viene tutelato e gli viene garantito l’inserimento e la crescita in un ambiente familiare idoneo. L’affido è quindi un’opportunità per evitare l’istituzionalizzazione. La famiglia, infatti,preferibile a quest’ultima, in quanto studi scientifici hanno evidenziato che la permanenza in istituto porta spesso allo sviluppo di aggressività/passività/dipendenza. La carente formazione emotiva ed affettiva determina di conseguenza bassa autostima e difficoltà a costruire relazioni affettive significative.

Quali sono i limiti dell’istituzionalizzazione?

All’interno dell’istituto è difficile il processo di identificazione, la presenza infatti di pochi educatori rispetto al numero elevato di ragazzi non permette la costruzione di un rapporto simile a quello genitore-figlio; le regole inoltre sono rigide e inadeguate a valorizzare le individualità con stimoli e interessi specifici. La convivenza con più persone, infine, obbliga a una routine all’interno della quale i ragazzi difficilmente riescono ad esprimere la loro creatività.

Quali sono gli obiettivi dell’affido?

• Garantire al soggetto uno spazio e un tempo in cui sia possibile per lui la realizzazione delle sue potenzialità di crescita (famiglia);

• La preparazione e la valutazione della famiglia affidataria, cercando di trovare una corrispondenza tra caratteristiche oggettive della famiglia affidataria e caratteristiche e bisogni specifici di quel minore;

• Recuperare le risorse ancora presenti nel nucleo familiare d’origine, lavorando con essa per permettere al minore il reinserimento futuro;

• Predisporre un piano progressivo di rientro del minore nella famiglia d’origine, in quanto egli è visto come ecologicamente inseparabile dal suo ambiente di vita.

Varie forme di affido

1. Affidamento familiare a tempo parziale

L’inserimento in un altro nucleo familiare è previsto per alcuni giorni alla settimana, o per alcune ore al giorno, o per periodi brevi e determinati. Viene solitamente attivato col consenso dei genitori e l’equipe giudica che non vi siano rischi elevati da prevedere l’allontanamento a tempo pieno.

2. Affidamento familiare residenziale a tempo pieno

In questo caso l’affidamento ad altra famiglia è continuo e residenziale. Il rapporto tra le due famiglie viene stabilito dai servizi o dal tribunale competente e può protrarsi per periodi brevi o lunghi.

La famiglia affidataria ha prevalentemente funzioni di tipo:

• Educativo: nei casi in cui l’obiettivo sia la normalizzazione in contesti di vita più adatti al ragazzo;

• Terapeutico-riparativo: quando il ragazzo ha sofferto per maltrattamento o abusi in modo tale da vedere compromessa la sua personalità;

• Terapeutico-nutritivo: nel caso di minori che sono stati trascurati e per questo hanno bisogno di essere nutriti affettivamente.

L’adozione

Adozione e problematiche psicologiche

Quando manca una famiglia e/o quando una sentenza del tribunale per i minorenni sancisce lo stato di abbandono o adottabilità del minore, quest’ultimo può essere adottato.

Problematiche psicologiche dell’• A differenza dell’affido, il minore tronca ogni rapporto con la famiglia d’origine; si tratta di una nuova nascita;

• I genitori adottivi si costruiscono un’immagine del bambino adottato e si interrogano sulla sua vita passata senza però avere risposta;

• Non sempre l’immagine idealizzata del bambino e quella reale coincidono e si può creare un senso di illusione delle aspettative;

• Spesso i genitori adottivi vivono il momento dell’adozione come un nuovo inizio e tendono a “cancellare” il passato dl bambino. Questo per lui può significare perdere contatto con una parte di se stesso;

• Il timore dei genitori che il figlio non si affezioni a loro;

• Il pensare alla ricerca delle origini da parte del figlio mette i genitori adottivi su un piano di competizione con i genitori naturali e fa loro temere che alla fine siano questi i preferiti;

• Con l’adozione il minore ha la sensazione di essere desiderato da qualcuno, ma nello stesso tempo gli dà la certezza del rifiuto da parte dei genitori naturali può sentirsi responsabile, ha paura di essere nuovamente abbandonato, non si fida ancora dei nuovi genitori ribellione, comportamenti aggressivi, ecc. che vengono messi in atto per verificare se è veramente amato;

• Ricordo frequente da parte del bambino delle sue origini, per non perdere la propria identità.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'importanza della visione dell'infanzia come età distinta da quella adulta?
  2. La visione dell'infanzia come età distinta è fondamentale perché riconosce che i minori hanno bisogni e caratteristiche diverse dagli adulti. Questa concezione, emersa nel 1700 con Rousseau, ha portato allo sviluppo della psicologia dell'età evolutiva e a una maggiore attenzione ai bisogni dei bambini.

  3. Quali sono le principali contraddizioni nel rapporto tra società e minori nella nostra epoca?
  4. Le contraddizioni includono la mancanza di supporto familiare nelle famiglie mononucleari, le aspettative irrealistiche dei genitori sui figli, i modelli esagerati proposti dai mass media, e la necessità di spazi di aggregazione per i bambini e adolescenti.

  5. Quali sono i bisogni prevalenti dei bambini nella prima infanzia?
  6. Nella prima infanzia, i bisogni prevalenti includono bisogni primari come mangiare e dormire, bisogni di affetto e attaccamento, e il bisogno di esplorazione e gioco per favorire lo sviluppo cognitivo.

  7. Come si manifesta il maltrattamento psicologico nei minori?
  8. Il maltrattamento psicologico si manifesta attraverso ritardi nello sviluppo, scarsa capacità di adattamento, reazioni nevrotiche, insicurezza, bassa autostima e isolamento. È difficile da rilevare e può durare a lungo, causando squilibri psicologici significativi.

  9. Quali sono le problematiche psicologiche legate all'adozione?
  10. Le problematiche psicologiche dell'adozione includono la rottura dei legami con la famiglia d'origine, la discrepanza tra l'immagine idealizzata e reale del bambino, il timore dei genitori adottivi di non essere accettati, e la paura del bambino di essere nuovamente abbandonato.

Domande e risposte