Concetti Chiave
- La disabilità è considerata una conseguenza di fattori complessi, tra cui la salute, le condizioni personali e ambientali, secondo la nuova definizione dell'OMS del 2001.
- In Italia, tra il 1960 e il 1980, un movimento culturale ha portato all'abolizione di strutture segreganti e alla promozione dei diritti delle persone con disabilità, culminando nella legge quadro del 1992.
- La legge 517 del 1977 ha avviato l'integrazione scolastica dei disabili, eliminando le classi differenziali e introducendo l'insegnante di sostegno.
- L'integrazione scolastica è più efficace in termini cognitivi e sociali rispetto all'educazione in strutture speciali, ma richiede di superare pregiudizi e stereotipi.
- La diagnosi funzionale e il profilo dinamico funzionale sono strumenti essenziali per valutare le capacità e stabilire obiettivi educativi per gli studenti con disabilità.
Indice
Definizioni di disabilità negli anni 80
Negli anni 80 secondo l’OMS:
• Una menomazione si riferisce a perdite o anormalità che possono essere transitorie o permanenti;
• La disabilità si riferisce a qualsiasi restrizione o carenza (conseguente ad una menomazione) della capacità di svolgere un’attività nel modo o nei limiti ritenuti normali;
• L’handicap è una conseguenza della disabilità e quindi di una patologia.
Evoluzione della definizione di disabilità
Numeroso critiche e revisioni hanno portato l’OMS ad una revisioni di questi termini. Così nel 2001 l’OMS ha pubblicato la nuova “Classificazione internazionale del funzionamento, della salute e disabilità”. La disabilità viene definita come la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo, i fattori personali e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive un individuo. Questo sta a significare che essa può essere valutata solo all’interno del contesto in cui la persona svolge le attività quotidiane. La disabilità è quindi multidimensionale, vale a dire che è il risultato complesso dell’interazione di un insieme di fattori.
Storia delle soluzioni per la disabilità
In ogni società ci sono state e ancora ci sono situazioni di disabilità. Le soluzioni nella storia sono state le più varie: in alcuni casi c’è stata un eliminazione fisica diretta, si è tentata l’istituzionalizzazione e coraggiosi percorsi di recupero, fino ad arrivare al momento attuale.
Tra il 1960 e il 1980 si diffuse in Italia, un movimento culturale che promosse l’abolizione di strutture segreganti, la promozione dei diritti della persona con disabilità. L’esito di tale spinta si è tradotta in una riforma della normativa che ha previsto forme di integrazione scolastica e lavorativa (legge quadro del 1992). Per una minoranza l’integrazione sociali in ambiti comuni però si traduce in una sofferenza. Attualmente vi è una maggior consapevolezza dei problemi relativi all’integrazione della persona disabile, e si riconosce che non è sufficiente un cambiamento della normativa se non si verifica anche un cambiamento di mentalità.
Integrazione sociale e barriere
L’integrazione sociale dipende dalla qualità dei servizi socio sanitari presenti e dalle caratteristiche degli ambienti scolastici e lavorativi come la presenza o meno di barriere architettoniche. I fattori che possono costituire altri vincoli all’integrazione sono:
• L’effetto priorità per cui la prima impressione che si ha su una persona è basata soprattutto sulle caratteristiche fisiche del soggetto che porta ad attribuirgli altre caratteristiche;
Le persone tendono a
• ricercare la compagnia di altre persone che possiedono caratteristiche nelle quali possono riconoscersi e per molti risulta difficile trovare elementi di somiglianza con un disabile;
• La deresponsabilizzazione del gruppo. È importante assegnare responsabilità all’interno di un gruppo e bloccare quindi il fenomeno dell’essere spettatori;
• La tendenza ad emarginare situazioni di diversità a causa di pregiudizi o stereotipi.
Legge 517 del 1977 e integrazione scolastica
Il processo di integrazione delle persone disabili è iniziato con l’applicazione della legge 517 del 1977. Prima dall’ora solo i bambini ciechi e sordi avevano diritto all’istruzione. Tutti gli altri soggetti affetti da menomazioni o disabilità erano relegati all’interno di scuole speciali o differenziali. Alle classi differenziali erano iscritti i bambini che presentavano ritardi nello sviluppo cognitivo e per questo si creavano dei percorsi differenti che avrebbero in seguito permesso un rientro nella scuola normale.
L’entrata in vigore di questa legge invece portò:
• Ad abolire le classi differenziali;
• A modificare il sistema di valutazione nella scuola dell’obbligo;
• Istituire la figura dell’insegnante di sostegno.
L’integrazione scolastica ha dimostrato di essere molto più efficace sul piano cognitivo e della socializzazione di un intervento educativo/riabilitativo condotto in strutture speciali e gli stessi compagni di classe ricavano un’opportunità di crescita e sviluppo.
Sfide dell'integrazione scolastica
Il semplice inserimento in classe però non è sufficiente perché vanno superate delle difficoltà che possono incidere negativamente nell’integrazione. Queste difficoltà possono essere:
• La tendenza a ricercare la compagnia e l’amicizia di persone che sono simili a noi. I bambini non dimostrano spontaneamente il desiderio di fare amicizia con altri bambini con caratteristiche fisiche o comportamentali che loro considerano diverse;
• Ai soggetti disabili viene attribuito uno status inferiore rispetto ai loro compagni perché vengono messi in risalto più facilmente i deficit che le capacità residue;
• Gli atteggiamenti degli insegnanti, dei genitori degli altri bambini e degli operatori. Se gli insegnanti e i genitori sono favorevoli all’integrazione anche i bambini assumono comportamenti più tolleranti;
• Programmi orientati ad insegnare ad aiutare, adeguare la comunicazione alle capacità degli altri o individuare le barriere sembrano aumentare il livello di accettazione sociale.
Diagnosi funzionale e profilo dinamico
La diagnosi funzionale deve non soltanto registrare le difficoltà emerse, ma anche le potenzialità del soggetto in ordine agli aspetti:
• Cognitivo (livello di sviluppo raggiunto);
• Affettivo-relazionale (livello di autostima e rapporto con gli altri);
• Linguistico (comprensione, produzione, linguaggi alternativi);
• Sensoriale (deficit alla vista, all’udito e al tatto);
• Motorio-prassico (motricità globale e motricità fine);
• Neuropsicologico (memoria, attenzione);
• Autonomia personale e sociale.
Si invita a redigere anche un profilo dinamico funzionale che è di competenza dell’Unità Multidisciplinare, dei docenti e degli insegnanti di sostegno che dopo un periodo di inserimento indicano, il prevedibile livello di sviluppo e gli obiettivi da porsi. Insieme alla redazione del profilo dinamico funzionale è prevista la redazione del Piano educativo individuale che è a carico della scuola di appartenenza.
Domande da interrogazione
- Qual è la nuova definizione di disabilità secondo l'OMS del 2001?
- Come è cambiata l'integrazione delle persone disabili nella società italiana tra il 1960 e il 1980?
- Quali sono stati gli effetti dell'applicazione della legge 517 del 1977 sull'istruzione dei bambini disabili?
- Quali difficoltà possono ostacolare l'integrazione scolastica dei bambini disabili?
- Cosa include la diagnosi funzionale e il profilo dinamico funzionale per i soggetti disabili?
La disabilità è definita come il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo, i fattori personali e ambientali, valutabile solo nel contesto delle attività quotidiane.
Un movimento culturale ha promosso l'abolizione di strutture segreganti e la promozione dei diritti delle persone con disabilità, portando a una riforma normativa per l'integrazione scolastica e lavorativa.
La legge ha abolito le classi differenziali, modificato il sistema di valutazione nella scuola dell'obbligo e istituito la figura dell'insegnante di sostegno.
Le difficoltà includono la tendenza a cercare amicizie simili, l'attribuzione di uno status inferiore ai disabili, e gli atteggiamenti di insegnanti e genitori.
La diagnosi funzionale registra difficoltà e potenzialità in vari aspetti, mentre il profilo dinamico funzionale, redatto dall'Unità Multidisciplinare, indica il livello di sviluppo e gli obiettivi da porsi.