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Concetti Chiave

  • La disabilità secondo l'OMS si distingue in menomazione fisica, disabilità funzionale e handicap sociale, mentre l'ICF la considera un'interazione tra salute, fattori personali e ambientali.
  • Il ritardo mentale è classificato in base a capacità intellettive e adattive, con livelli che vanno da lieve a gravissimo, influenzando le abilità sociali e di autonomia.
  • La sindrome di Down comporta caratteristiche fisiche e psicologiche specifiche, con strategie di apprendimento mirate per migliorare l'interazione e l'autonomia.
  • Le disabilità visive e uditive influenzano lo sviluppo sociale e intellettuale, richiedendo adattamenti ambientali e metodi di comunicazione specifici per migliorare l'integrazione.
  • Le disabilità motorie possono derivare da danni al sistema nervoso, con effetti su postura e movimento, mentre l'epilessia e le distrofie muscolari pongono sfide psicologiche e fisiche significative.

Indice

  1. Distinzione tra menomazione e disabilità
  2. Concetto di disabilità secondo l'Icf
  3. Classificazioni dell'efficienza intellettiva
  4. Criteri per identificare il ritardo mentale
  5. Classificazione basata sul grado di aiuto
  6. Deficit motori e sviluppo del linguaggio
  7. Funzione simbolica e adattabilità
  8. Importanza di un ambiente positivo
  9. Diagnosi psicometrica e psicologica
  10. Ipotonia e rallentamento psicomotorio
  11. Sindrome di Down e sviluppo
  12. Disabilità visiva e sviluppo
  13. Conseguenze della disabilità visiva
  14. Disabilità visiva in età adulta
  15. Perdita totale e parziale dell'udito
  16. Conseguenze della sordità sul linguaggio
  17. Comunicazione con persone sorde
  18. Conseguenze delle paralisi cerebrali infantili
  19. Crisi epilettiche e problemi psicologici
  20. Affezioni muscolari croniche e progressive

Distinzione tra menomazione e disabilità

Secondo l'Oms occorre distinguere fra:

- menomazione (sfera organica): perdite o anormalità a carico di arti, organi o funzioni mentali;

- disabilità (conseguenze delle menomazioni sul piano fiunzionale): carenza della capacità di svolgere un’attività nel modo o nei limiti ritenuti normali;

- handicap (svantaggi che il soggetto sperimenta in campo sociale): conseguenze sul piano sociale della disabilità e della menomazione.

Concetto di disabilità secondo l'Icf

Secondo l'Icf la disabilità è iuna conseguenza di una relazione tra la salute di una persona, i fattori personali e i fattori ambientali. La salute è multidimensionale, ossia è un'interazione di fattori valutabili. L’Icf sposta l’attenzione sull’analisi delle interazioni tra individuo e ambiente. Scopi: visione ampia della salute, delineare le condizioni cliniche e descriverle in modo completo, facilitare la pianificazione degli interventi, andare oltre ad un modello prettamente medico, diventare uno strumento condiviso per facilitare la comunicazione tra operatori di diversi settori.

1° parte: funzionamento - insieme funzioni corporee;

disabilità: complessità delle interazioni tra menomazioni.

2° parte: fattori contestuali - fattori che costituiscono il contesto della vita dell’individuo, ossia fattori ambientali e personali.

Le strutture del sistema nervoso e le funzioni mentali; occhio, orecchio e sensi; strutture collegate al movimento.

Classificazioni dell'efficienza intellettiva

Ci sono due classificazioni dell’efficienza intellettiva:

- chi considera l’intelligenza un tratto stabile della persona (test Q.I.);

- chi considera il ritardo mentale con una valutazione dell’interazione tra individuo e ambiente (capacità di adattamento all’ambiente).

- attenzione e percezione limitate;

- memoria (sia memorizzare che ricordare, i disabili non sanno usare un metodo in più contesti);

- pensiero dominato dalla concretezza, difficoltà nel pianificare e prevedere situazioni, rigidità del pensiero come capacità di estendere una conoscenza in una situazione ad altre situazioni, tendenza a regredire in forme di pensiero meno evolute, inerzia mentale, carenza di competenze linguistiche.

Criteri per identificare il ritardo mentale

Criteri che ne individuano la presenza sono:

- A: Q.I. di 70 o meno

- B: deficit nella capacità di adeguarsi agli standard dell’età e dell’ambiente culturale

- C: esordio prima dei 18 anni di età.
Centra attenzione su:

- capacità residue del soggetto;

- ambienti di vita;

- il funzionamento reale dell’individuo con l’uso di strumenti personalizzati.

Classificazione basata sul grado di aiuto

La classificazione è basata sul grado di aiuto di cui necessitano i soggetti (aiuto intermittente, limitato, esteso, pervasivo). Non definisce la persona ma si concentra sul problema funzionale che lo caratterizza. Per rilevare presenza RM: Q.I. inferiore a 75; epoca di insorgenza antecedente al diciottesimo anno di età; deficit rilevanti in almeno due tra le aree delle abilità adattive.
Il tecnico dei servizi sociali potrà trarre vantaggio da:

- DSM perché “fotografa” una situazione,

- AAMR perché dà maggior conto ai trattamenti terapeutici ma non consente di differenziare le forme gravi da quelle lievi.

Circa 85 - 90% della popolazione dei ritardati mentali.

Livello di gravità più frequente, causato da fattori ambientali. Capacità senso motorie hanno alterazioni minime, le difficoltà intellettive emergono durante la scolarizzazione quando vengono avanzate richieste specifiche. Acquisiscono il linguaggio con qualche ritardo, la maggior parte raggiunge una piena autosufficienza della cura di sé e nelle abilità pratiche e domestiche anche se più lentamente. Le maggiori difficoltà si incontrano nella capacità di far fronte alle innovazioni e ad effettuare scelte.

Deficit motori e sviluppo del linguaggio

Circa 10% della popolazione dei ritardati mentali. Piccoli deficit motori ma permangono carenze nella rapidità e nella coordinazione dei movimenti. Lo sviluppo della comprensione e dell’uso del linguaggio è lento e raggiungono un livello modesto. La memoria è di tipo meccanico, il giudizio e il senso critico è minimo e sempre legato a dati percettivi. Difficilmente progrediscono oltre il livello della seconda elementare nelle materie scolastiche. È necessaria la presenza di una guida costante.

Circa il 3 - 4% della popolazione dei ritardati mentali. Marcato deficit motorio, dovuto a danni al sistema nervoso centrale. Le attività mentali sono gravemente compromesse, attenzione labile, non focalizzata e la percezione è distorta. Durante la scuola possono imparare minime abilità sociali e possono essere addestrati alle attività elementari di cura della persona attraverso il condizionamento. Da adulti possono svolgere semplici attività in ambienti altamente protetti.

Funzione simbolica e adattabilità

Circa 1-2% della popolazione dei ritardati mentali. Funzione simbolica del pensiero non presente, capacità di rievocare situazioni non presenti è carente. Elevato deficit del funzionamento sensomotorio. L’adattabilità nella vita di relazione è minima e non raggiungono mai o in minima parte un’autonomia personale.
Comportamenti riconducibili a disturbi della personalità:

- in situazioni di integrazione scolastica o lavorativa disturbi come ansia o depressione;

- in situazioni di vita in istituzioni chiuse disturbi come aggressività, autolesionismo, chiusura artistica, disturbi psicotici.

Importanza di un ambiente positivo

È importante avere un ambiente e un clima positivo, soprattutto nell’infanzia e nell’adolescenza. I deficit intersecati con le difficoltà relazionali in un certo ambiente determinano le alterazioni relazionali, il ritiro affettivo, l’isolamento e le scariche aggressive.
Necessaria diagnosi medica per:

- individuare interventi chirurgici o trattamenti farmacologici per rallentare il degrado mentale;

- individuare altri deficit associati al ritardo;

- identificare eventuali cause genetiche e informare i genitori in caso siano intenzionati ad avere altri figli.

Diagnosi psicometrica e psicologica

La diagnosi psicometrica e psicologica riconosce il ritardo attraverso test di Q.I. Occorre anche valutare le capacità di adattamento all’ambiente e ciò sarà diverso a seconda dell’età, delle situazioni che si trova a sperimentare e alle persona con cui si rapporta.

La valutazione clinica è un utile integrazione alle altre due e stabilisce un rapporto tra la situazione del soggetto ed il livello di funzionamento mentale.

Ipotonia e rallentamento psicomotorio

Ipotonia e rallentamento psicomotorio: segue tutte le tappe di sviluppo posticipando di qualche mese. In età giovanile e adulta porta ad alterazioni della deambulazione e della postura, lentezza e goffaggine nei movimenti. Atteggiamento a bocca aperta e lingua in fuori.
Strabismo (ipotonia muscoli oculari), miopia rende la percezione distorta. La sordità interferisce con i processi di conoscenza e soprattutto per quanto riguarda l’acquisizione del linguaggio e nelle relazioni sociali.

Ha una scarsa circolazione sanguigna, di conseguenza non ha abbastanza energia per svolgere attività, tendenza alla letargia, pelle marmorizzata. La pelle tende a screpolarsi facilmente.

Sindrome di Down e sviluppo

Le persone con la sindrome di Down nella prima infanzia sono passive, lente e inerti.

Il rallentamento dello sviluppo psicomotorio e sociale fa si che le tappe slittino da 1 a 4 mesi per la motricità grossolana, e fino a 1 anno per la motricità fine. Nello sviluppo motorio si evidenzia la difficoltà a coordinare le diverse unità motorie. Durante tutta l’infanzia il linguaggio ha uno sviluppo molto lento.

- stabilire associazioni tra stimoli e risposte, tra comportamenti e rinforzi;

- usare delle facilitazioni di tipo fisico, gestuale o verbale (ad esempio accompagnare un’azione del soggetto con gesti e indicazioni vocali, poi solo con indicazioni verbali e gradualmente attenuare l’aiuto);

- presentare modelli di comportamento tali da poter essere appresi per imitazione;

- utilizzo delle tecnologie informatiche per interagire didatticamente con la persona disabile.

Disabilità visiva e sviluppo

Persone completamente non vedenti o ipovedenti. Le cause possono essere genetiche, o dovute all’assunzione di farmaci o aver contratto la rosolia durante la gravidanza, o malattie dell’occhio ecc… . La disabilità visiva presente dalla nascita comporta dei problemi nello sviluppo (mancanza stimoli visivi), mentre la cecità in età avanzata comporta problemi di accettazione dell’handicap, di relazione, orientamento (psicologici).

Conseguenze della disabilità visiva

Le conseguenze più evidenti sono sul piano della motricità. Il bambino impara ad utilizzare gli altri sensi per ricostruire mentalmente la forma e la localizzazione degli oggetti nello spazio. In un individuo cieco il processo per cui arriva alla conoscenza del mondo esterno è diverso da un soggetto che vede normalmente. Per il normovedente la percezione della realtà avviene secondo i processi di sincresi (percezioni indifferenziata).

Invece in una persona non vedente il processo di conoscenza avviene per sintesi ad analisi.

La deambulazione si presenta in ritardo, anche le interazioni sociali presentano alcuni problemi. L’iperprotezione dei familiari spesso danneggia l’autonomia e i rapporti sociali della persona. Se sorretto da aiuti fin dalla nascita, il soggetto non vedente riesce ad integrasti pienamente nella società, assumendo un ruolo sociale e lavorativo.

Disabilità visiva in età adulta

Disabilità visiva in età adulta:

il problema principale che emerge è la non accettazione della patologia. Il deficit potrà essere compensato in misura minore, in quanto la persona ha già appreso precedenti schemi visivi e poiché la capacità di adattamento degli altri sensi risulterà minore. L’elaborazione del lutto si presenterà con forza. Vi saranno paure e angosce verso un mondo che si percepisce come sconosciuto e minaccioso e ciò farà si che la persona restringa il proprio campo di movimento.

- liberare marciapiedi dagli ingombri;

- installare paletti di sostegno dei cartelli stradali non in mezzo ai marciapiedi;

- evitare ostacoli che sporgono dai muri senza avere una base di uguale ingombro;

- disporre vasi e piante sul bordo del marciapiede e non in prossimità del muro;

- costruire percorsi tattili come il sistema Loges.

Perdita totale e parziale dell'udito

Perdita totale: sordità;

Perdita parziale: ipoacusia.

L'ipoacusia conduttiva comporta perdita uniforme di udito, indipendentemente dalla frequenza. Ipoacusia percettiva comporta una sordità maggiore per le frequenze alte. Le persone sorde possono essere:

- bambini nati sordi o divenuti tali entro i 3 anni;

- bambini diventati sordi dopo i 3 anni;

- sordi figli di sordi e sordi figli di udenti.

Conseguenze della sordità sul linguaggio

La conseguenza più rilevante è data dal fatto che viene limitata la percezione del linguaggio e di conseguenza anche lo sviluppo intellettivo. Il linguaggio infatti ha una funzione regolativa del comportamento e una funzione cognitiva. Il linguaggio dei segni rispetta lo sviluppo socio - affettivo e cognitivo del bambino. Offre anche l’opportunità di migliorare l’apprendimento scolastico e migliorare la lingua orale e scritta. I deficit uditivi non permettono ovviamente una stimolazione sonora e quindi può determinare la mancata reciprocità tipica dei primi scambi vocalici tra madre e figlio. Bisogna garantire un buon sviluppo sociale mantenendo un contesto interattivo stimolante e una comunicazione ricca sia orale che gestuale. I casi più gravi sono quelli in cui la disabilità uditiva è associata alla disabilità visiva, il soggetto ha poche possibilità di entrare in contatto con il mondo esterno e non è possibile stabilire comunicazioni.

Comunicazione con persone sorde

La distanza per comunicare con un soggetto sordo non deve superare il metro e mezzo, il viso di chi parla deve essere sufficientemente illuminato, non muovere la testa mentre si parla, parlare distintamente ma senza esagerare, parlare con un tono normale di voce e usare frasi corte, semplici e complete.
Distinta in:

- disturbo motorio in seguito a un danno o patologia all’apparato esecutore (danno periferico);

- disturbo motorio dovuto ad un danno o ad una patologia al snc (danno centrale).

Le patologie motorie più frequenti in età evolutiva sono le Paralisi Cerebrali Infantili: turba persistente della postura e del movimento dovuta ad alterazioni della funzione cerebrale per cause pre-peri-post natali, prima che siano completati la crescita e lo sviluppo del sistema nervoso centrale.

Conseguenze delle paralisi cerebrali infantili

Turba: condizione stabile e definitiva (che non evolve). Le conseguenze sulla limitazione dell’attività possono aggravarsi. Le PCI hanno alcuni segni rilevabili come:

- cute pallida;

- espressione del viso di intensa sofferenza e ansia con sguardo fisso e occhi sbarrati;

- difficoltà nella respirazione (dispnea);

- incapacità nell’alimentazione ma con la presenza del riflesso della suzione.

Le conseguenze possono essere di tipo:

- sensoriali: disturbi alla vista (strabismo, diminuzione della vista, alterazione nervo ottico). I disturbi dell’udito sono presenti in circa il 30% dei casi.

- linguaggio: il linguaggio appare con glutinato (si “mangiano” le parole), semplificato e spesso incomprensibile.

- personalità: notevole eccitabilità, l’insicurezza e l’ansia sono risultati di questa situazione. Spesso i bambini percepiscono conflitti fra il proprio modo di essere e la realtà esterna. Questo è causa di reazione aggressive e depressive, che nei casi limite possono sfociare in isolamento artistico.

Il disturbo motorio è sempre presente e compaiono con frequenza il ritardo mentale e l’epilessia. Se il danno cerebrale è grave rispetto la motricità possono esserci deformità articolari che rendono la persona sempre meno autonoma, sul versante intellettivo l’entità del danno si manifesta nel momento in cui sono richieste capacità logiche e di pensiero crescenti e in particolare con l’inserimento scolastico. Dal punto di vista affettivo si manifestano delle difficoltà nello stabilire relazioni significative al di fuori della famiglia.

Crisi epilettiche e problemi psicologici

È un disturbo del sistema nervoso dovuto ad un’improvvisa eccitazione di una o più zone del cervello che perdono momentaneamente la loro funzione. Queste eccitazioni sono definite crisi epilettiche che avvengono velocemente, dopo la crisi il cervello torna alla normalità. Circa l’80% delle crisi epilettiche si manifesta in età evolutiva e pongono seri problemi allo sviluppo del bambino. I problemi psicologici più rilevanti sono:

- la diagnosi e l’accettazione: viene vissuta come una tragedia sia per il soggetto che per la famiglia. In questa fase è importante fornire a entrambe un sostegno psicologico;

- l’elaborazione d un vissuto della malattia: la persona vive nell’ansia poiché le crisi sono imprevedibili e percepisce anche l’ansia delle persone a lui vicine;

- eventuali ripercussioni sulla personalità: il carattere di imprevedibilità, le sue manifestazioni inducono nella persona uno stato ansioso per la paura che la crisi posso ripresentarsi e in alcuni anche il timore che durante la crisi possa sopraggiungere la morte. Spesso le persone evitano i contatti con il mondo esterno e sensi si profonda insicurezza, mancata autostima, inferiorità, sensi di colpa e aggressività prendono piede nella persona.

Spesso anche i genitori si sentono in colpa per la malattia del figlio che si accompagna a svalutazione e sfiducia nelle sua capacità. Questa situazione può provocare risposte aggressive rispetto alle frustrazioni, facile irritabilità e sbalzi d’umore, poca autostima e tendenza all’ansia e alla depressione, immaturità affettiva.

Affezioni muscolari croniche e progressive

Costituiscono un gruppo di affezioni muscolari croniche e progressive che determinano una debolezza muscolare marcata fino alla paralisi con grave atrofia muscolare. Il problema principale di queste persone è la consapevolezza del progressivo deterioramento delle proprie funzioni muscolari. Un altro momento delicato è quando scompare definitivamente la capacità di camminare e l’uso della carrozzella è indispensabile. Frequentemente questo passaggio avviene quando il ragazzo sta già attraversando il momento critico dell’adolescenza. Il ragazzo distrofico ha spesso pochi contatti con i coetanei, per la difficoltà di movimento e per l’isolamento indotto dalla famiglia per iperprotezione o pudore.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la distinzione tra menomazione, disabilità e handicap secondo l'OMS?
  2. L'OMS distingue tra menomazione come perdite o anormalità a carico di arti, organi o funzioni mentali; disabilità come carenza della capacità di svolgere un’attività nei limiti normali; e handicap come svantaggi sociali derivanti da disabilità e menomazioni.

  3. Come l'ICF definisce la disabilità e quali sono i suoi obiettivi principali?
  4. L'ICF definisce la disabilità come una conseguenza dell'interazione tra salute, fattori personali e ambientali. I suoi obiettivi includono una visione ampia della salute, descrizione completa delle condizioni cliniche, pianificazione degli interventi e facilitazione della comunicazione tra operatori di diversi settori.

  5. Quali sono le classificazioni del ritardo mentale secondo il DSM IV e l'AAMR?
  6. Il DSM IV classifica il ritardo mentale con un Q.I. di 70 o meno, deficit di adattamento e insorgenza prima dei 18 anni. L'AAMR si concentra sulle capacità residue, ambienti di vita e funzionamento reale, classificando in base al grado di aiuto necessario.

  7. Quali sono le principali caratteristiche della sindrome di Down?
  8. La sindrome di Down è caratterizzata da ipotonia, rallentamento psicomotorio, disturbi sensoriali, difetti circolatori e cardiaci, e sviluppo lento del linguaggio. Le persone con questa sindrome mostrano passività e lentezza nello sviluppo psicomotorio e sociale.

  9. Quali sono le principali sfide e strategie per l'autonomia delle persone con disabilità visiva?
  10. Le sfide includono problemi di accettazione, relazione e orientamento. Le strategie per facilitare l'autonomia comprendono la rimozione di ostacoli fisici, l'installazione di percorsi tattili e il supporto all'integrazione sociale e lavorativa.

Domande e risposte