Perché fare esperienza nel Servizio Civile dopo il diploma? Lo spiega Enrico Maria Borrelli, Presidente Forum Nazionale del Servizio Civile
Le alternative dopo il diploma sono le più varie. Non c’è solo l’università o il lavoro. Le possibilità di formarsi e mettersi in gioco comprendono anche esperienze come il Servizio Civile, che p...
Anno sabbatico? Perché no. Purché sia un periodo di “costruzione”, che serva a fare esperienze e a orientarsi davvero sulla strada da intraprendere poi. Per i ragazzi che hanno appena affrontato gli esami di maturità, la fine della scuola infatti coincide con il momento delle scelte per il futuro. C’è chi tenta la strada dell’università, chi prova a cercare subito lavoro, chi prepara concorsi, chi si rivolge a percorsi alternativi (come ITS, corsi vari, ecc.). Ma c’è anche chi, per l’appunto, attanagliato dal dubbio, pensa di prendersi una pausa di un anno per capire meglio cosa fare.
Per questi giovani, che non sono pochi - le stime del portale specializzato Skuola.net parlano di circa 1 neodiplomato su 20 - un’alternativa potrebbe essere quella di passare parte di questo periodo svolgendo il Servizio Civile. Che cosa si cela dietro questo nome? Cosa vuol dire? Che cosa si fa durante il periodo di Servizio Civile? Per capirlo, Skuola.net stesso ha interpellato Enrico Maria Borrelli, presidente della Fondazione AMESCI ma soprattutto presidente del Forum Nazionale del Servizio Civile sin dalla sua istituzione.
Il Servizio Civile Universale - questa la sua attuale denominazione - ogni anno interessa una platea di oltre 100mila giovani che presentano domanda. In futuro, inoltre, potrebbe anche giovare di un rinnovato interesse vista la recente introduzione di una riserva del 15% dei posti nei concorsi pubblici per gli ex-volontari
Che tipo di opportunità può rappresentare il Servizio Civile Universale dal punto di vista umano, professionale e anche economico?
“Il nuovo servizio civile mantiene un legame storico con la leva obbligatoria. I ragazzi continuano a sceglierlo per arricchire il loro percorso formativo e educativo alla cittadinanza, ritenendolo un'esperienza di partecipazione utile e formativa, come dimostrano diversi studi sul servizio civile. Attualmente, la retribuzione per i giovani supera di poco i 500€ al mese e rappresenta non già uno stipendio quanto l’incentivo che lo Stato mette a disposizione per stimolare un'esperienza di carattere sociale e soprattutto di impegno da parte dei giovani verso le comunità e il Paese”.
Più nel concreto, quanti sono i posti disponibili ogni anno?
“Dopo la riforma del 2017 che ha definito il Servizio Civile Universale, con l'ambizione di renderlo universalmente accessibile a tutti i giovani, i numeri sono cresciuti di anno in anno. Siamo arrivati, con l'ultimo bando del 2022, a oltre 71.000 posti in tutta Italia. Quindi, le opportunità per i giovani ci sono e sono anche tantissime. Ogni anno il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale emana un bando “ordinario” dove si trova la maggioranza delle offerte di servizio civile e che, generalmente, viene pubblicato nel mese di dicembre. Altri bandi, quelli cosiddetti specifici, possono prevedere ulteriori occasioni di candidatura, come sta avvenendo in queste settimane con il bando di servizio civile ambientale”.
Quali sono i principali ambiti d'impiego richiesti ai volontari?
“Gli ambiti d'impiego sono i più svariati, chiaramente tutti attengono a progettualità e attività di interesse generale. Si va dall'assistenza sociale alla protezione civile, dalla tutela e conservazione del patrimonio ambientale a quello storico e artistico. Ci sono percorsi di educazione, anche digitale, l'agricoltura sociale rientra tra i settori relativamente più giovani e da sperimentare più approfonditamente, l'impegno nello sport e nell'educazione sportiva. Ultimamente, alcune sperimentazioni hanno accostato il servizio civile al processo di alfabetizzazione ed educazione digitale dei cittadini che, come sappiamo, è uno degli assi principali del PNRR. Quindi, molte e variegate sono le opportunità per i giovani di vivere l’esperienza che meglio risponde ai loro desideri”.
Come ci si può candidare? Ci sono siti di riferimento o periodi da tenere a mente?
“Si possono candidare i ragazzi in età compresa tra 18 e 28 anni. Tutte le informazioni si possono trovare sul sito del Dipartimento che è www.politichegiovanili.gov.it, come anche sul sito www.amesci.org che è costantemente aggiornato”.
Dopo la pandemia, state notando un incremento o un decremento della richiesta dei giovani a candidarsi come volontari?
“La pandemia è stata un momento sicuramente significativo da un punto di vista sociale e culturale, non soltanto per i giovani. Ha segnato un cambio di passo rispetto alle prospettive e ai progetti di vita delle persone. Ciò ha inciso, in particolare, sui giovani e sulle loro scelte, fra queste quella di partecipare al servizio civile. Il numero di candidature, guardando i dati dal 2015 ad oggi, si attesta sempre tra i 105.000 ed i 120.000 giovani all’anno. Questo significa che con i canali di comunicazioni attuali, sicuramente da potenziare, la platea di riferimento, pur aumentando il numero di posti messi a bando, è di circa 105-120 mila giovani l'anno. Pertanto, possiamo dire che il servizio civile non ha subito un calo di domande da parte dei giovani, se non nei termini di oscillazioni più o meno fisiologiche, come invece si temeva di rilevare dopo la pandemia”.
Il Servizio Civile può anche essere utile per accedere al mondo del lavoro?
“L'esperienza di servizio civile è innanzitutto un periodo di tempo che i giovani dedicano a loro stessi. Può rappresentare, per alcuni, anche un periodo sabbatico; quindi, terminati gli studi superiori e prima di iscriversi all'università, è utile a favorire un orientamento alla scelta degli studi, per sperimentarsi e acquisire maggiore consapevolezza di sé, capire quali sono i propri talenti ed i propri interesse. Anche a questo serve il servizio civile. Un'esperienza che dura dodici mesi, intensi, offre però anche l'opportunità di maturare competenze, lavorando all’interno di un progetto e su obiettivi specifici, in gruppo, affiancati da persone esperte che ti accompagnano, maturando soprattutto le cosiddette competenze trasversali, quelle maggiormente richieste dal mercato del lavoro e che sono sicuramente utili a potenziare l’occupabilità futura dei giovani. Alcuni studi realizzati, dal 2015 ad oggi, dall'INAPP - l’Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche - testimoniano come un impegno di tipo civico, quindi volontaristico e di partecipazione dei giovani, determini una crescita della persona, un potenziamento delle competenze e dell’occupabilità”.
Ci sono anche altri indicatori che avvalorano questa visione?
“Questo dato è emerso confrontando i dati sull’occupazione in uscita dal servizio civile dei giovani che hanno vissuto questa esperienza in garanzia giovani, anche e soprattutto rispetto ad altre misure attivate con la garanzia giovani, come ad esempio i tirocini che sono vere e proprie misure di politiche attive del lavoro. Ne è emerso che i giovani che hanno fatto esperienze di servizio civile erano più occupati a sei e dodici mesi dal termine della loro esperienza, rispetto a quelli che invece avevano partecipato ad altre misure di garanzia giovani. Questo conferma e conforta ciò che il nostro mondo sostiene da tempo: il servizio civile è un'esperienza altamente educativa e formativa per i giovani, soprattutto da un punto di vista umano in quanto favorisce la crescita della persona, prima ancora che la formazione del lavoratore. Il mercato del lavoro è infatti alla costante ricerca di persone che non siano soltanto competenti, ma soprattutto affidabili e alle quali poter delegare responsabilità”.
A chi consiglierebbe, soprattutto, un’esperienza del genere?
"Il servizio civile si può consigliare ad un giovane in cerca di orientamento e si può consigliare ad un giovane che magari abbia già un percorso di formazione orientato, che sia anche di studio universitario, perché consente di scegliere un progetto attinente al proprio percorso di studi e utilizzare questa esperienza per maturare maggiori competenze. Un valore aggiunto straordinario, che fortifica i loro curricula e li rende anche più pronti ad affrontare un colloquio di lavoro, quindi ad aprirsi le porte del mondo del lavoro”.
A proposito di mondo del lavoro, una recente norma riserva una parte dei posti di ogni concorso pubblico ai volontari del servizio civile. Di che si tratta?
“Il Parlamento, su spinta del Governo, ha recentemente approvato una norma che prevede una riserva del 15% dei posti in tutti i concorsi delle pubbliche amministrazioni e degli enti a essa collegati. Questo non solo per stimolare una maggiore partecipazione dei giovani all'esperienza di Servizio civile che, ricordiamo, essendo un istituto della Repubblica, rappresenta uno dei pilastri sul quale si basano le politiche pubbliche, sociali e generazionali, incluso quelle giovanili del nostro Paese. Tuttavia, è da sottolineare che il Servizio civile già dal '98, quindi con una legge che riguardava ancora gli obiettori di coscienza e la leva obbligatoria, era riconosciuto come un anno di lavoro prestato all'interno della pubblica amministrazione. Era, quindi, già possibile per le pubbliche amministrazioni riconoscere punteggi e crediti ai giovani, così come è avvenuto negli ultimi anni con il recente mega-concorso della pubblica istruzione. La “riserva” di oggi, però, è certamente ancor più significativa”.
Data pubblicazione 13 Luglio 2023, Ore 14:16
Data aggiornamento 13 Luglio 2023, Ore 14:24
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