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unioncamere decalogo

Seguire il cuore o la testa? Questo dilemma non riguarda solo le scelte amorose ma anche quelle da finalizzare dopo il diploma di Maturità. Tanti (forse troppi) diplomati si ritrovano ancora in questi giorni a capire sulla base di quali criteri decidere cosa fare da qui in avanti: continuare gli studi? Cercare subito lavoro? Provare percorsi alternativi? 

Per trovare una risposta utile al maggior numero di persone, il portale studentesco Skuola.net ha messo a punto una guida operativa in 10 per maturandi indecisi e genitori in travaglio, attraverso un punto di vista autorevole come quello di Giuseppe Tripoli, Segretario Generale di Unioncamere

Indice:

  1. Non scegliere a occhi chiusi 
  2. Non è obbligatorio andare all’università
  3. Una laurea non vale l’altra 
  4. Esistono anche gli Istituti Tecnologici Superiori 
  5. “Non si trovano gli elettricisti” non è una leggenda metropolitana 
  6. Learnability meglio di expertise: gli anglicismi che “bisogna” possedere
  7. Anche l’intelligenza artificiale sarà (molto) importante
  8. “Mio figlio/a sta mandando tanti curriculum” non è un mestiere 
  9. Per prendere i treni bisogna recarsi in stazione
  10. Sporcarsi le mani fa splendere il CV 

1. Non scegliere a occhi chiusi 

Nella società dell’informazione e in un contesto lavorativo in rapida trasformazione, come quello attuale, basare le proprie scelte formative e professionali su dati concreti e affidabili è fondamentale. Ad esempio, il Sistema Informativo Excelsior ha già formulato le previsioni di quali, ma soprattutto quanti, nuovi lavoratori serviranno da qui al 2028: saranno circa 3,9 milioni di unità, con quasi 900.000 nuovi ingressi legati alla crescita economica. 

2. Non è obbligatorio andare all’università

Alcuni percorsi tecnici e professionali sono altamente spendibili già dopo la scuola. Pensiamo agli indirizzi meccanica, elettronica, informatica per gli Istituti Tecnici. Oppure a quelli legati a manutenzione, enogastronomia e ospitalità alberghiera per i Professionali. Queste qualifiche corrispondono a professionalità estremamente richieste ma poco diffuse, specie se il parametro è l’effettiva necessità del mercato del lavoro. 

3. Una laurea non vale l’altra 

Chi è orientato verso l’università, è bene che sappia che le facoltà STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) continuano a offrire grandi possibilità occupazionali, come anche  medicina e chirurgia, le professioni sanitarie (infermieristica, fisioterapia) come anche l’area economico-statistica. 

4. Esistono anche gli Istituti Tecnologici Superiori 

Esistono anche valide alternative alla laurea. Come il sistema ITS Academy, che offre percorsi biennali con tassi di inserimento superiori all’80%, perché sono costruiti insieme alle imprese. Ci sono, poi, anche corsi di formazione tecnica specialistica o l’apprendistato di alta formazione.

Proprio il network delle Camere di Commercio aiuta a valorizzare tutte queste vie alternative attraverso progetti come il webgame Excelsiorienta o il content hub informativi Che ci faccio col diploma?  

5.  “Non si trovano gli elettricisti” non è una leggenda metropolitana 

Una serie di professionalità che un tempo erano molto diffuse e scarsamente qualificate, oggi vivono una situazione diametralmente opposta: ci sono pochi addetti qualificati disponibili a fronte di una richiesta altissima di figure come elettricisti, idraulici, manutentore. 

Per fare un esempio, il 73% delle imprese ha difficoltà a trovare elettricisti civili, essenzialmente a causa di una scarsa attrattività di questi mestieri tra i giovani e di una crescente specializzazione richiesta.

Al tempo della domotica e della certificazione degli impianti civili, infatti, non è pensabile che queste professioni vengano praticate in maniera dilettantistica come secondo lavoro, cosa che invece in passato è stata una pratica quasi comune.  

6. Learnability meglio di expertise: gli anglicismi che “bisogna” possedere

Oltre al titolo di studio, sono centrali le cosiddette soft skills o competenze trasversali. Problem solving, pensiero critico, comunicazione efficace, spirito di adattamento, gestione del tempo, creatività e alfabetizzazione digitale sono le più ricercate. 

Imparare ad apprendere (la cosiddetta “learnability”), poi, è oggi considerato quasi più importante dell’expertise, ovvero dell’esperienza maturata sul campo. 

7. Anche l’intelligenza artificiale sarà (molto) importante

Secondo il Fondo Monetario Internazionale, l’IA interesserà presto fino al 60% dei posti di lavoro nelle economie avanzate. Quindi, saper interagire con essa sarà una skill sempre più richiesta. 

Ma, paradossalmente, l’IA rimetterà in gioco anche le lauree umanistiche, perché sarà necessario poter contare su professionisti che usino il pensiero critico per indirizzare la tecnologia e che abbiano competenze “etiche”, autonomia decisionale, consapevolezza e comprensione dei dati.

8. “Mio figlio/a sta mandando tanti curriculum” non è un mestiere 

Oggi è necessario un approccio strategico e multicanale per trovare lavoro. L'invio del CV via email (ben redatto, personalizzato, con lettera di presentazione) è ancora una prassi standard. 

La consegna a mano è meno diffusa, forse utile per realtà molto piccole e locali. E comunque deve sempre affiancata da un invio digitale. 

9. Per prendere i treni bisogna recarsi in stazione

Per intercettare le offerte di lavoro, oggi, è fondamentale anche moltiplicare la propria presenza nelle “stazionI” in cui possono “passare i treni”. I canali primari sono digitali: piattaforme online (LinkedIn, Indeed), job board, sezioni "Lavora con noi" dei siti aziendali. 

È cruciale, quindi, curare la propria presenza online, utilizzare Agenzie per il Lavoro e Centri per l'Impiego. Networking - ovvero entrare in contatto con chi già lavora - e preparazione ai colloqui sono passaggi altrettanto cruciali.

10. Sporcarsi le mani fa splendere il CV 

Qualunque sia il percorso scelto – tecnico, accademico o ibrido – il consiglio finale per i ragazzi è quello di “sporcarsi le mani”: PCTO (ex alternanza scuola-lavoro), tirocini, esperienze all’estero o in azienda. Tutto può servire per capire meglio sé stessi, validare le scelte fatte e acquisire quelle competenze pratiche tanto richieste dalle imprese.

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