
Con la quinta stagione, You chiude finalmente il sipario sul controverso viaggio di Joe Goldberg, il libraio/stalker/omicida più affascinante e disturbante dell’ultima generazione seriale.
Disponibile su Netflix da aprile 2025, l’ultima tranche di episodi ci riporta là dove tutto è cominciato: New York.
Ed è proprio in questa cornice che la serie cerca di tirare le fila di anni di romanticizzazione della violenza, riflessioni sulla colpa, e ambiguità morali. Ma ci riesce davvero?You 5: un ritorno a casa, ma nessuna pace
La trama riprende con Joe apparentemente reintegrato nella società, ormai figura pubblica accanto alla sua partner Kate Lockwood, ora a capo dell’impero familiare. Ma se l’immagine è quella di un uomo cambiato, sotto la superficie le crepe sono evidenti. I fantasmi del passato non sono mai spariti, e lo spettatore viene guidato, passo dopo passo, in un viaggio mentale e morale in cui Joe è costretto ad affrontare ciò che ha nascosto, giustificato o dimenticato.
La stagione si costruisce attorno a una tensione latente: quella tra il desiderio di redenzione e l’impossibilità di ottenere il perdono. Le dinamiche familiari, il potere mediatico, la manipolazione affettiva e il senso di colpa sono i temi dominanti, e fanno da sfondo a una narrazione in cui realtà e autoinganno si intrecciano sempre più.
Lo spettatore deve aspettarsi un ritmo più riflessivo, ma non privo di colpi di scena. Alcuni elementi thriller restano, ma sono inseriti in un contesto più psicologico, meno action e più introspettivo. L’ambientazione urbana torna a giocare un ruolo cruciale, ma ora New York non è più solo teatro di caccia: è uno specchio che riflette le ombre di Joe, mettendolo davanti alle sue contraddizioni.
La scrittura di questa stagione resta elegante, coerente con il tono della serie, e Penn Badgley continua a incarnare Joe con un’intensità che non accenna a diminuire. L’interiorità del personaggio è al centro di tutto, e la narrazione in prima persona – con la sua classica voce fuori campo – permette ancora una volta di entrare nei meandri della sua psiche disturbata.
Tuttavia, rispetto alle stagioni precedenti, manca quel senso di urgenza, di rischio e novità che aveva reso You così potente nelle sue prime incarnazioni. Non ci sono più grandi ribaltamenti o svolte impreviste: la trama segue una linea più lineare, quasi inevitabile, come se la serie stessa si fosse stancata di nascondere ciò che Joe è sempre stato.
Cosa ne pensiamo di You 5?
Ciò che salva davvero questa stagione è il suo intento morale. Dopo anni in cui lo spettatore ha oscillato tra empatia e orrore, la serie prende una posizione chiara: You condanna la romanticizzazione della violenza, mette in discussione il nostro sguardo complice e spinge a riflettere sulla responsabilità personale. È una chiusura che va oltre la finzione, una sorta di ammonimento culturale: ciò che guardiamo – e come lo guardiamo – dice molto anche di noi.
Questa presa di posizione, forte e decisa, sembra quasi voler rimettere ordine nel caos lasciato dalle stagioni precedenti. Come se la serie avesse deciso di chiudere il cerchio, dicendo chiaramente che non era mai stata una storia d’amore, ma un monito travestito da intrattenimento.
In definitiva però, nonostante l’impeccabile performance di Penn Badgley e l’atmosfera raffinata che resta una delle cifre stilistiche della serie, You sembra aver perso quel “pepe” narrativo che la rendeva unica. La tensione c’è, ma è più sottile, e alcune dinamiche risultano prevedibili. Per chi ha amato il lato più manipolatorio, ossessivo e contorto della serie, questa stagione potrebbe sembrare più sobria, quasi contenuta.
Non è un fallimento, ma una chiusura più razionale che emotiva. Un epilogo pensato più per “chiudere bene” che per stupire.