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Intervistati, molti degli insegnanti che oggi spopolano su TikTok - come Sandro Marenco di Alessandria (352 mila follower, professore di inglese) o Annamaria Picone di Frattamaggiore (138 mila, matematica) - rievocano la stessa storia: Ë tutto iniziato con il lockdown, con la curiosità di capire come funzionava questo nuovo social network e con un pizzico di paura di apparire in video.
Pensare che in quei momenti, in cui il mondo della scuola era sotto la pressione della DAD, tanti docenti abbiano deciso di condividere anche in questa forma spunti e modi per fare didattica digital, è una delle esperienze che possono far guardare a quel periodo con uno sguardo meno severo.Per dare la misura del fenomeno, basta guardare i numeri. Negli ultimi tre mesi l'hashtag #insegnantiditiktok ha raccolto video che, in totale, sono stati visti 142 milioni di volte: oltre ai docenti più popolari - come Vincenzo Schettini (777 mila follower) che ha fatto fatto appassionare spettatori e lettori più o meno giovani ai suoi esperimenti di fisica - una comunità ampia e seguita di docenti è ormai presente sulla piattaforma più utilizzata dagli studenti. E non solo da loro visto che nell'ultimo anno la app è passata da 5 a 17 milioni di utenti mensili e non può più essere considerata il social network dei balletti, ma una vera e propria micro TV.
Se TikTok non è stato l'unico canale di condivisione di spunti - fra gli altri, il Maestro Sconocchini ha un blog eccellente che passa in rassegna strumenti ed esercizi utili in classe - di certo scorrere i profili dell'insegnante di inglese Norma Cerletti (@normasteaching 402 mila follower) e di Antonella Visconti (29 mila), professoressa dl latino e greco di Varese, dà la misura di quanto la app cinese non sia solo il canale per coloro che sono diventate della celebrità, ma anche l'ambiente che ha permesso a docenti meno popolari di sperimentare nuovi linguaggi insieme all'opportunità di ascoltare le ragazze e i ragazzi in un luogo in cui si sentono a casa propria.
Se non sapete che cosa sono le Transizioni, i Duetti e gli Stitch allora non avete ancora colto le ragioni del successo di questa piattaforma: accanto ad alcuni insegnanti che, con un tocco motivazionale, schioccano le dita e in un battibaleno dal pigiama indossano l'abbigliamento consono ad andare a scuola (queste sono le Transizioni), ve ne sono altri che fanno i Duetti. Non si tratta di karaoke, beninteso, ma di due video giustapposti in cui un docente commenta la traduzione di una versione o la soluzione di un logaritmo. Infine vi sono gli Stitch che, per intenderci, hanno reso famoso Khabi Lame i cui sorrisi fanno il verso a spezzoni di video che ha incorporato nei suoi contributi. Transizioni, Duetti e Stitch sono funzionalità di video-editing native della piattaforma che, fra gli altri fattori, spiegano il successo che l'ha imposta come micro-tv in cui ciascuno può condividere non quello che fa, come Instagram, ma quello che sa fare.
E di docenti che ci sanno fare ve ne sono molti. Come Sara Bucefalo (504 mila follower) che, fra un aneddoto sulla quotidianità in classe e la spiegazione di una figura retorica, ha nel tempo creato una sua personalità in Rete e dimostrato di aver aggregato follower che, nel seguirne i contenuti, partecipano alle conversazioni e le permettono un tasso di engagement stabile fra il 15% e il 20%, un valore davvero alto.
Il tempo, su TikTok, è una risorsa scarsa e, se non è necessario - come fanno alcuni - troncare in post-produzione l'ultima sillaba per rendere ancora più incalzante il racconto, è però necessario scegliere oculatamente gli hashtag, scrivere una caption in grado di innescare interazioni e individuare, secondo la tecnica del "buco cognitivo", una curiosità da prendere a pretesto per spiegare una regola o illustrare un fenomeno. E' quello che fa Marco Martinelli (316 mila follower) come divulgatore e insegnante di chimica, ma anche l'insegnante di matematica Marianna Cavenago (32 mila follower) a riprova del fatto che c'è spazio per tutti a patto che si individui uno stile creativo e si dia continuità a condividere contenuti la cui ricchezza è di certo a portata di mano di ciascun docente che, in classe, si è fatto giorno dopo giorno le ossa per rendere la sua materia interessante e coinvolgente.
Come tutti i social media, anche TikTok ha una dimensione eminentemente bidirezionale, però: come racconta Sandro Marenco, i video permettono di raccogliere domande e storie da parte dei ragazzi non solo legate alla materia di insegnamento che si affronta, ma anche alle difficoltà che la pandemia ha fatto scaturire. Tutto questo non in competizione con i propri colleghi: il dirigente scolastico ha deciso di pubblicare i suoi video più simpatici sul sito del liceo dove Sandro insegna. I lunghi mesi della DAD e la grande abbondanza di contenuti ed esperienze digitali che hanno contribuito ad arricchire le lezioni hanno alzato l'asticella della qualità dei materiali attesi. Una sfida lanciata principalmente agli editori, ma che richiede anche una continua condivisione di spunti nella quale TikTok non sostituirà mai il collegio dei professori, ma si aggiunge come una risorsa disponibile come ogni altro social network o media digitale.
L'importante è essere consapevoli dei rischi e delle conseguenti cautele da adottare. La banalizzazione del messaggio è un elemento insito in ogni comunicazione digitale. Dagli Stati Uniti, ad esempio, arrivano i primi casi di video in cui gli insegnanti hanno ripreso, in modo da renderli riconoscibili, gli studenti catturati in momenti di difficoltà nell'esposizione di un pensiero o nella realizzazione di un esercizio: che si sia trattato di rincorsa ai like o di semplice disattenzione, è evidente come sia crescente il bisogno di continuare a diffondere una cultura del digitale matura e consapevole anche presso il corpo docente.
Molti sostengono, osservando con quale dimestichezza la Generazione Z usi i dispositivi digitali, che essa sia più intelligente delle generazioni precedenti: in realtà, ad essere migliorati sono soprattutto la tecnologia e il design che hanno reso le interfacce più usabili e intuitive e le funzioni disponibili su TikTok sono una delle ragioni del suo successo. L’educazione al digitale non è dunque necessaria solo per gli adulti, ma anche per i più giovani, per accrescere la consapevolezza dei rischi derivanti dall’uso delle piattaforme digitali e per contribuire a renderle anche un ambiente di apprendimento e di confronto. Per questo motivo, dovremmo guardare all'impegno che molti docenti rivolgono a TikTok come parte dell'insegnamento della materia più importante di tutte, l'educazione civica.
Andrea Boscaro
Andrea Boscaro è un esperto di temi digitali, partner e fondatore della società di formazione e consulenza The Vortex, autore di volumi relativi al settore digitale e, tra le altre cose, docente alla 24Ore Business School.