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che scuola ha fatto Tony Effe
Fonte foto: Rolling Stone

Mentre la sua hit Sesso e samba realizzata con Gaia risuona in ogni dove, Tony Effe si è raccontato durante un’intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’. Qui, oltre a ripercorrere gli inizi della sua carriera, ha dedicato spazio anche alla sua esperienza con la scuola.


 

Ormai 33enne, l’ex membro della Dark Polo Gang ha raccontato il suo rapporto con la scuola, soffermandosi sul suo andamento scolastico, che è stato condizionato dalle sue passioni per il mondo del cinema e della musica.

Ecco cosa ha detto.

 

Che scuola ha fatto Tony Effe

Nicolò Rapisarda, in arte Tony Effe, è uno dei rapper italiani più ascoltati del momento, ma in realtà comincia con una carriera di attore sin da bambino. Nato nel 1991 a Roma, comincia subito a farsi strada nel mondo del cinema. “Dopo scuola volevo andare a giocare, invece mi toccavano i provini, controvoglia.” ha raccontato Tony Effe al ‘Corriere della Sera’. Ha proseguito con il cinema anche durante gli anni delle superiori, quando frequentava un liceo scientifico di Roma. I suoi genitori, però, non hanno mai voluto che sacrificasse gli studi per il cinema o la musica: “Dovevo girare un film in Russia con Anthony Hopkins, ho rinunciato, i miei volevano che finissi le superiori.”

 

Tony Effe: “Sono stato bocciato due volte”

Fin dall’inizio il rapporto con la scuola non è stato dei più rosei e il rapper ha confessato di aver seguito un percorso non privo di intoppi: “Bocciato due volte allo scientifico, per la condotta. Ero super-bravo però non avevo voglia di studiare.” ha rivelato. È proprio durante gli anni del liceo che inizia a rappare per divertimento con gli amici conosciuti tra i banchi di scuola. Da quel momento decide di puntare tutto sulla musica e nel 2014 fonda il gruppo della Dark Polo Gang, che lo porta al successo.

 

La riflessione sui social e sui giovani

Nel corso dell’intervista, ripercorrendo la sua infanzia e la sua adolescenza, Tony Effe ha espresso un pensiero sul rapporto tra i giovani e la tecnologia: “I ragazzi stanno sempre meno in piazza, a giocare a pallone. Un’abitudine fondamentale che si è persa. Io passavo a citofonare a un mio amico, se non c’era andavo da un altro. Un contatto più diretto. Oggi contano solo i numeri che fai, i follower. Forse è anche colpa nostra, non so dove andremo a finire”. Infine, ha concluso riflettendo anche sul suo percorso di crescita, pentendosi degli errori commessi in passato: “Ho fatto qualche rissa tempo fa, ma adesso ho 33 anni e capisco finalmente come funziona la vita. Magari ci sono arrivato tardi, però l’importante è crescere e migliorarsi”.

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