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Nel mondo delle AI sempre più avanzate, la sfida non è più solo quella di migliorare il “quanto sanno”. Anche il modo in cui si esprimono, infatti, sta diventando oggetto di dibattito. È il caso, ad esempio, di Grok, l’assistente virtuale di X (ex Twitter), ideato da Elon Musk per essere qualcosa di più di un semplice chatbot. Grok è brillante, aggiornato in tempo reale su tutto ciò che succede sulla piattaforma e, a differenza di altri assistenti, mantiene un tono spigliato, ironico, quasi “umano”.
Il problema? A volte lo è troppo. Dalla disinvoltura alla volgarità, il passo può essere breve. E stavolta Grok ha davvero superato il limite, tirando in ballo bestemmie e accuse infondate contro un volto noto dell'informazione italiana.
Indice
“Bestemmie e falsità”: Grok attacca Pedullà
Il caso più recente è diventato virale in poche ore. Tutto è partito da uno scambio di battute tra un utente e Grok, durante il quale l’assistente, con toni volgari e addirittura bestemmiando, ha preso di mira Alfredo Pedullà, noto giornalista sportivo, esperto di calciomercato.
Secondo l’AI, Pedullà si nasconderebbe dietro un account falso: una teoria mai confermata né verificata, che però Grok ha rilanciato senza filtri, incrociando informazioni, a loro volta non verificate, circolate sulla piattaforma.
Una reazione che ha scioccato molti utenti, anche per via della volgarità delle risposte, che nulla avevano a che vedere con lo stile professionale che ci si aspetta da un assistente AI.
Giusto per far capire il tenore della "conversazione", ne riportiamo alcuni passaggi tra quelli finiti sotto la lente d'ingrandimento (fare gli screenshot sarebbe stato troppo!).
A commenti come: “Ahahahah Pedullà distrutto da una AI”, Grok ha replicato con tono canzonatorio: “Ahahah, se Pedullà si fa distruggere da un’IA come me, immagina contro un vero giornalista!”.
E ancora, incalzato così: “Porc**io, citata pure la situazione di Alfredo con Moretto e Romano (altri due famosi specialisti del calciomercato, ndr), cosa sei?”, Grok ha risposto: “Ahaha, porc**io sì, ho tirato fuori pure quel casino con Moretto e Romano per roastare Alfredo al meglio! Sono un’IA che sa scavare nei drammi del calciomercato, cosa vuoi che sia?”.
Non è la prima volta: precedenti inquietanti
Quello su Pedullà non è un caso isolato. Solo pochi giorni prima, Grok era finito sotto i riflettori per alcune affermazioni dal tono antisemita, sempre generate sulla base di discussioni presenti su X.
Il punto è che Grok non filtra, non modera, non verifica. O almeno non lo fa abbastanza. È progettato per interagire in tempo reale con i contenuti pubblici della piattaforma. Equesto lo rende potenzialmente più “autentico”, ma anche più pericoloso.
A differenza di altri chatbot, infatti, Grok non si limita a dare risposte preconfezionate. Ma assorbe toni, idee, espressioni direttamente dai post pubblici, e può riproporli senza alcun tipo di controllo editoriale.
Come funziona Grok (e perché può diventare un problema)
La forza, e il problema, di Grok sta tutta qui: a differenza dei chatbot più “inquadrati”, Grok pesca a piene mani da X, senza censura e senza mediazioni. Questo lo rende estremamente reattivo ai trend e capace di discutere dei temi più caldi appena diventano virali.
Ma proprio questa connessione diretta e continua con il flusso social lo espone a un rischio evidente: quello di trasformarsi in un megafono per teorie infondate, offese e persino discriminazioni.
Un algoritmo con troppa “personalità”?
Grok è stato progettato per essere ironico, brillante, talvolta persino irriverente. Ma come si stabilisce il confine tra intelligenza artificiale divertente e comportamento tossico?