
Purtroppo ultimamente si sente molto spesso parlare di revenge porn che, secondo il report State of Revenge 2022 di Permesso Negato, solo in Italia conta oltre due milioni di vittime, soprattutto donne. Ma cos’è il revenge porn? Come ci si può difendere? Ecco quello che c’è da sapere su questo reato.
Indice
Cos’è il revenge porn
Il revenge porn riguarda la diffusione non consensuale di immagini, video o altri materiali relativi a contenuti sessualmente espliciti. Si tratta di una vera e propria forma di violenza, motivata da un desiderio di vendetta, “revenge”, contro la persona rappresentata, che si ritrova pubblicamente umiliata e denigrata. Gli episodi di revenge porn sono in grado di distruggere la reputazione della vittima, che sarà costretta a subire gravi ripercussioni in ambito professionale, relazionale, familiare e psicologico. Purtroppo, la pornografia non consensuale è un fenomento in continua crescita, tanto che l’associazione Permesso Negato stima che ben 14 milioni di account italiani abbiano visualizzato immgini o video online carpiti o diffusi senza consenso.
Revenge porn: cosa accade a chi subisce violenza
Purtroppo capita di frequente che le vittime di revenge porn vengano colpevolizzate in quanto creatrici del materiale diffuso. Il cosiddetto victim blaming viene associato soprattutto alle persone di sesso femminile che sono spinte biasimare sè stesse anzichè l’autore della violenza. Nei casi peggiori, questo tipo di difficoltà, può far cadere la vittima in uno stato di disperazione e depressione, che spesso colma con il suicidio. Secondo Devitalow, un’associazione di avvocati penalisti che offrono assistenza anche in casi come questo, il 51% delle vittime di revenge porn contempla la possibilità di togliersi la vita.
Il revenge porn è un reato
Dal 19 luglio 2019 il revenge porn è diventato a tutti gli effetti un reato perseguibile penalmente. L’articolo 612-ter del Codice penale è dedicato alla diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti e prevede che chiunque pubblichi, condivida, consegna o ceda materiali di questo tipo senza consenso delle persone rappresentate sia punibile con la reclusione da uno a sei anni e con una multa da 5.000 a 15.000 euro. Vi sono anche ulteriori aggravanti che riguardano: il caso in cui a compiere il reato sia il coniuge della vittima, anche separato o divorziato ma che abbia avuto una relazione sentimentale con la vittima; il caso in cui vengano utilizzati strumenti informatici per diffondere i contenuti, cosa che si verifica sempre; e il caso in cui la vittima sia in condizione di infermità mentale, fisica o sia una donna in gravidanza.
La pena può essere applicata solo in seguito alla denuncia da parte della vittima che purtroppo in molti casi, per vergogna o paura, evita di sporgerla.
Come difendersi dal revenge porn
È importante sapere che esiste un modo per bloccare la diffusione di contenuti intimi in rete. Per farlo occorre fare una segnalazione al Garante per la protezione dei dati personali. Sul sito istituzionale dell’Autorità c’è la possibilità di compilare un form attraverso il quale indicare le piattaforme su cui sono stati pubblicati e condivisi i contenuti. Segnalare il caso al Garante della privacy però non basta, è opportuno denunciare il reato presso la Polizia Postale. In ogni caso, quindi, per chi è vittima di revenge porn è fondamentale conservare ogni prova della violenza subita, come chat e screenshot. È opportuno anche avvalersi del supporto di un avvocato specializzato e di un non meno importante sostegno psicologico.
Esistono anche diverse associazioni che si occupano della tutela delle vittime di revenge porn, detto anche IBSA (image-based sexual abuse). Tra le più importanti d’Europa troviamo Permesso Negato nata nel 2019 con l'obiettivo di offrire supporto tecnologico e orientamento legale alle vittime della diffusione non consensuale di materiale intimo.
Chiara Galgano