Sono 57 le università italiane incluse nel QS World University Rankings: Sustainability 2026, che quest’anno ha valutato circa 2.000 atenei in 106 Paesi del mondo. Cinque sono le nuove entrate. Tra queste 57, però, solo 16 migliorano le proprie performance, mentre 30 perdono terreno e sei restano stabili. Nel complesso, spiegano gli analisti di QS, il risultato dell’Italia è “il 25 per cento peggiore rispetto all’anno precedente”.
La classifica misura sia la sostenibilità ambientale sia quella sociale, includendo indicatori come governance, impronta ecologica, impatto educativo, uguaglianza e scambio di conoscenze.
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Le università italiane in testa
L’ateneo italiano meglio posizionato resta Padova, che quest’anno è 121°, perdendo però undici posizioni rispetto alla passata edizione. Alle sue spalle si collocano il Politecnico di Milano, nel suo caso invece in fortissima ascesa (133° contro il 278° dell’anno precedente), l’Università di Bologna (150°), la Statale di Milano (174°) e La Sapienza di Roma (188°).
Fuori dai primi 200 si trovano, poi, il Politecnico di Torino (233°), l’Università Bocconi (236°), Pavia (244°) e Firenze (248°).
Complessivamente, solo 16 di questi atenei migliorano la loro posizione, raggiungendo i risultati migliori mai ottenuti. Tra queste, ci sono il Politecnico di Milano, l'Università Bocconi, l'Università di Trento, l'Università Politecnica delle Marche, l'Università degli Studi Roma Tre, l'Università di Salerno e l'Università degli Studi dell'Aquila.
Dove le università italiane eccellono
Analizzando gli indicatori specifici, l’Alma Mater Studiorum di Bologna si distingue per l'impatto sociale; la Bocconi per l’uguaglianza; la Sapienza per l’impatto dell’istruzione e lo scambio delle conoscenze. Il Politecnico di Milano primeggia nell'occupabilità e si conferma tra i riferimenti nazionali per sostenibilità ed educazione ambientale. Padova ottiene punteggi particolarmente elevati per salute, benessere e ricerca ambientale.
Il contesto internazionale
La classifica vede per la prima volta una struttura europea al primo posto: l’Università di Lund, in Svezia. Seguono l’Università di Toronto e l’University College London, che sale al terzo posto.
Gli Stati Uniti restano il Paese più rappresentato, con 240 atenei. In seconda posizione la Cina, con 163 presenze. È, però, il Regno Unito a dominare la top ten, con cinque università nei primi dieci posti, mentre l’ETH di Zurigo è l’unica presenza svizzera nelle prime venti posizioni.
L’Italia e la transizione verde
Secondo gli analisti di QS, comunque, l'Italia fa registrare dei progressi, che arrivano "mentre il Paese intensifica le sue ambizioni nazionali in materia di sostenibilità nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)". E che sono il frutto dei "suoi impegni nei confronti del Green Deal dell'Ue e del Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (Pniec)".
Queste politiche hanno indirizzato investimenti verso ricerca, innovazione e transizione verde, spingendo gli atenei ad ampliare i programmi legati al clima, a rafforzare la governance ambientale e a integrare la sostenibilità nelle attività didattiche e nei campus.
Nonostante ciò, la concorrenza internazionale cresce: “Con oltre 250 nuove università che si sono aggiunte alla classifica globale quest’anno, la pressione competitiva si è intensificata”, osservano ancora gli analisti.
Un ranking in un momento cruciale
Il presidente e fondatore di QS, sottolinea anche il peso che l'istruzione superiore ha nel raggiungimento degli obiettivi globali: “La pubblicazione della classifica QS Sustainability 2026 arriva in un momento cruciale. Con solo il 17 per cento dei 169 obiettivi di sviluppo sostenibile globali in linea con i tempi previsti per il 2030, la necessità di un’azione accelerata sulle sfide ambientali e sociali non è mai stata così chiara”.
Tornando al nostro Paese, il quadro che emerge è quello di un’Italia presente e attiva nel percorso verso la sostenibilità, ma chiamata a recuperare competitività in un contesto mondiale che corre sempre più veloce.