
Sull’illegittimità dei test di ingresso per le facoltà ad accesso programmato deciderà la Corte Costituzionale. Il ricorso dell’UdU dello scorso 18 giugno potrebbe portare a una vera rivoluzione sui test di ammissione che riguardano Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Architettura e Professioni sanitarie.
IL RICORSO PER I TEST IRREGOLARI - Come è spiegato sul quotidiano “La Stampa”, tutto ha avuto inizio da un ricorso presentato il 18 giugno 2012 dall’Unione degli Universitari al TAR dell’Emilia-Romagna. Un gruppo di studenti contestò la regolarità dei test di ingresso per la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna del 2007/2008: si posizionarono in graduatoria oltre i posti messi a concorso, ma in quell’occasione la graduatoria era stata compilata escludendo dal computo due domande che risultavano elaborate in modo errato. Senza contare che alla facoltà di Medicina dell’Università della Magna Grecia di Catanzaro, in quello stesso anno, il test è stato ripetuto, perché un tecnico aveva venduto in anticipo le soluzioni.
SULLA GRADUATORIA DECIDE LA CORTE COSTITUZIONALE - Il TAR respinse il ricorso dell’UdU, ma gli studenti non si dettero per vinti e presentarono le loro proteste in appello al Consiglio di Stato. Anche quest’ultimo, ora, ha respinto il ricorso, tranne un punto, quello in cui si contesta il fatto che non ci sia una graduatoria nazionale dei posti, bensì una lista per ciascun ateneo. E su questo punto il Consiglio ha deciso di interpellare la Corte Costituzionale affinché stabilisca se c’è una violazione della nostra carta fondamentale, la Costituzione, oppure se il sistema di accesso alle facoltà a numero programmato è da considerarsi del tutto regolare.

ATENEO CHE VAI, PUNTEGGIO CHE TROVI - Il punto su cui si nutrono dei dubbi consiste nel fatto che ogni singola università stila una graduatoria di studenti e quelli con maggiore punteggio ottengono la possibilità di iscriversi alla facoltà prescelta. Succede, però, che il punteggio con cui si passa il test può essere differente da ateneo ad ateneo. Nell’ordinanza dei giudici del Consiglio di Stato si legge che “Mentre a Bologna sono stati necessari 47 punti per il collocamento utile in graduatoria, a Sassari ne sarebbero stati sufficienti 37 e a Napoli 40,75”.
IL TEST VA BENE, SERVE ORIENTAMENTO - In attesa che la Corte Costituzionale decida se introdurre una graduatoria nazionale per l’accesso alle facoltà a numero chiuso, il Rettore dell’Università romana Tor Vergata, Renato Lauro, ha spiegato perché, secondo lui, il sistema dei test va bene così. “Le differenze di punteggio da ateneo ad ateneo non sono sostanziali – ha spiegato Lauro – Atenei come Bologna e Milano sono ambiti e il punteggio per accedervi sale, ma se si facesse una graduatoria nazionale, le cose non cambierebbero e si creerebbero situazioni difficili per le famiglie”. Il motivo è che “i genitori si potrebbero ritrovare a mantenere i figli a migliaia di chilometri di distanza da casa”. Sarebbe meglio, secondo il Rettore romano, migliorare il test “facendolo precedere da un momento di orientamento, come un test attitudinale. E considerando anche il curriculum scolastico”.
Cristina Montini