
Modifiche ai test di accesso alle facoltà a numero chiuso. Le ha annunciate il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini.
«I test di cultura generale, in quanto tali, sono scarsamente adeguati al tipo di selezione di cui abbiamo bisogno.
Il ministro Gelmini ha quindi sottolineato che fermo restando che il sistema universitario deve essere in grado di far fronte alla totalità della richiesta, la capienza dei vari corsi nelle diverse sedi deve sempre essere rapportata alle strutture e ai docenti disponibili.
«Solo in questo modo - ha detto - possiamo garantire che lo studente abbia di fronte un percorso universitario davvero di qualità... Una causa non indifferente dell’alto numero di abbandoni che ancora caratterizza il nostro sistema è l’inadeguatezza della sede rispetto al numero degli studenti che la frequentano».
(Fonte: La Stampa.it)
Il commento – Ogni anno, in occasione dei test di ingresso all’università, i nodi tornano al pettine: i test di accesso non sono adatti a valutare se un ragazzo sarà in grado di diventare un buon medico, un bravo architetto… ed è sempre più viva la necessità di cambiare i criteri di selezione che, come la Gelmini sostiene, devono essere in grado di premiare “le capacità di analisi e ragionamento dei candidati”. Ma c’è anche un’altra esigenza da soddisfare, per nulla secondaria, quella di bloccare il ricorso alle raccomandazione, un vero ostacolo per l’accesso all’istruzione universitaria che impedisce non solo ai ragazzi veramente capaci e meritevoli di realizzare i propri sogni, ma priva il nostro paese di professionisti motivati e seri.
E a conferma di quanto le raccomandazioni siano una pratica diffusa durante i test di ingresso, domani vi racconteremo una storia vera che rivela come sia possibile passare il test di ingresso senza fatica.