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Si laurea con 109 e fa ricorso al Tar: "E' una beffa" articolo

La presunta ingiustizia di un punto mancato dal raggiungimento del voto massimo in sede di laurea è stato all’origine di una causa legale tra una studentessa, laureata nel 2016 nel corso di laurea magistrale in Lingue e Letterature europee e americane, e l'università, "colpevole" di averle assegnato solo 109 punti su 110.

la giovane ha “contestato” per vie legali il ribasso del voto finale di laurea assegnato alla discussione in portoghese della sua tesi.

Un ribasso immeritato del voto?

A quanto pare l’insoddisfazione e la delusione della ragazza trovano fondamento nella media abbastanza alta del 28,5; il suo percorso di studi infatti ha dichiarato di essere stato accompagnato da una serie di 30 e 30 e lode con un solo 23 in un esame per lei più difficile.
Sembra quindi che il giorno della discussione il voto partisse dal 104,58, ed è proprio questa questione l'origine da cui si è scatenato il dissenso.
Il giorno tanto atteso della discussione infatti qualcosa è andato diversamente dal previsto poiché la studentessa ha attribuito la responsabilità di un immotivato ribasso dalla media di partenza alla presidente di commissione che lo avrebbe addirittura dichiarato pubblicamente quel giorno.
Così da un presunto 104,58 iniziale, se ci atteniamo a questo ragionamento, la media sarebbe calata subito a 104 già prima di dare avvio alla discussione. Se si contano poi i 5 punti aggiuntivi assegnati il giorno della laurea, si spiega il 109 finale come il risultato di questa somma.
A quanto pare, inoltre, la studentessa avrebbe anche fatto presente al Tar di Venezia, a cui è stata affidata la causa, l’esistenza di una lettera di dissenso da parte della sua professoressa relatrice di tesi, nella quale prenda le distanze riguardo al ‘provvedimento’ disposto invece dalla presidente di commissione.

Ma è solo una questione di voto?

Ovviamente, oltre alla naturale delusione per non aver ottenuto il massimo dei voti a causa della già citata diatriba sulla media di partenza, ciò che Chiara Morossi ha voluto sottolineare con la sua azione è da intendersi come una rivincita sia a livello personale che «morale», in quanto dichiara che anche un solo punto al giorno d’oggi, nella ricerca del lavoro e nelle graduatorie per selezioni e concorsi pubblici ad esempio, ha un peso e può fare la differenza.
Amareggiata insomma per un calo immeritato del punteggio e per quello che sente come uno svantaggio inficiante ora che è alle porte del mondo del lavoro, commenta l’accaduto non nascondendo il pensiero che per lei il 109, oltre a rappresentare una punizione, «suona come una beffa».

Come è andata a finire?

Concordi o meno con la decisione finale, il Tribunale regionale ha comunque respinto la richiesta di annullamento del voto da parte della giovane.
La decisione del Tar esprime dunque una chiara volontà di non mettere in discussione il giudizio della commissione esaminatrice, rendendo vano il tentativo del ricorso e stroncando ogni speranza nella studentessa.
Nella sentenza si legge infatti che: «Il giudizio della commissione di laurea è espressione di discrezionalità tecnica e la commissione è l’unica autorità abilitata a esprimere il voto a seguito della discussione orale della tesi, senza poter essere in ciò condizionata dalla media dei voti riportata dal candidato nei singoli esami».