
Trasferirsi in una nuova città per l'università è un'avventura entusiasmante, ma per molti genitori è anche una fonte di ansie e interrogativi.
Oggi quasi mezzo milione di studenti universitari, per la precisione circa 450.000, decide di lasciare casa e trasferirsi in una nuova città per studiare. È una scelta importante, che apre le porte a un mondo di opportunità, ma porta con sé anche un bel po' di incognite. Ed è proprio su queste che si concentra l'attenzione dei genitori, che vedono i figli affrontare una fase della vita ricca di sfide.
La Conferenza dei Collegi Universitari di Merito (Ccum), l'associazione che rappresenta questi enti non profit, ha analizzato le principali preoccupazioni delle famiglie in questo delicato passaggio, cercando di individuare le risposte che possono davvero supportare i ragazzi nel loro percorso di crescita.
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Si sentirà solo/a?
Questa è una delle domande che frullano di più nella testa dei genitori. L'idea che il proprio figlio o la propria figlia possa sentirsi solo/a, lontano da casa, in una città sconosciuta e senza una rete di contatti, è un pensiero che tormenta.
Lasciare tutto ciò che si conosce: amici, famiglia, abitudini consolidate, all'inizio può essere disorientante. La difficoltà iniziale nel creare nuove relazioni o integrarsi in un nuovo contesto sociale può avere un impatto significativo sul benessere psicologico dei ragazzi e delle ragazze. E attenzione, questo può anche ripercuotersi sul rendimento accademico.
Sarà al sicuro?
Trasferirsi in una nuova città significa immergersi in un contesto sconosciuto, con ritmi di vita diversi, molta più autonomia e nuove frequentazioni. Per molti genitori, questa è una delle fonti di apprensione più forti.
La preoccupazione non riguarda solo la sicurezza fisica: pensate pure agli spostamenti, agli orari o alla gestione della quotidianità in un ambiente sconosciuto. Ma c'è anche il timore che i figli possano ritrovarsi in ambienti poco stimolanti o poco sicuri, senza punti di riferimento chiari.
Studierà davvero?
Il dubbio se studierà o meno è molto facile che possa nascere nei pensieri dei genitori. Senza mamma e papà a controllare, e senza l'occhio vigile degli insegnanti, c'è la paura che i ragazzi, una volta soli, fatichino a mantenere il giusto ritmo nello studio.
Le famiglie si preoccupano che la libertà, le distrazioni e la difficoltà a organizzarsi possano compromettere la regolarità dell'impegno accademico. E non solo: c'è anche il timore che questo possa aumentare lo stress legato agli esami.
L'Istat ci dice che il 33% degli studenti universitari soffre di ansia, e il rapporto Osservasalute 2023 evidenzia come questa condizione riguardi gli studenti universitari in percentuale maggiore rispetto alla popolazione generale.
Riuscirà a cavarsela?
La gestione della quotidianità è un'altra incognita per i genitori. Le spese, le pulizie, l'alimentazione, tutte responsabilità che, fino a quel momento, erano magari gestite da qualcun altro.
È vero, è un'importante tappa di crescita, ma per le famiglie è anche un'ulteriore fonte di preoccupazione. Temono che i figli possano trovarsi sopraffatti da responsabilità fino a quel momento sconosciute.
Ce lo possiamo permettere?
Ecco un altro punto dolente, e non da poco. I costi di una vita da fuorisede possono superare di gran lunga le possibilità di molte famiglie. Affitti, bollette, cibo, trasporti, tutto si somma. E a questo si aggiunge la ormai nota carenza di alloggi che caratterizza il Paese.
Negli ultimi cinque anni, infatti, i canoni di locazione mensili di una stanza sul libero mercato sono aumentati di circa il 20%. Un aumento non da poco, che incide pesantemente sul bilancio familiare.
Le dinamiche principali legate alla partenza
Lasciare il proprio luogo sicuro e avventurarsi in una nuova città, però, rappresenta una tappa importante nella vita dei ragazzi: "Studiare fuori sede è una tappa importante nel percorso accademico e personale di molti giovani, ma spesso questa scelta è accompagnata da paure, comprensibili, legate alla solitudine, all'organizzazione della vita quotidiana, alla sicurezza e alla sostenibilità economica. Sono preoccupazioni che osserviamo spesso nel nostro lavoro a contatto con studenti e famiglie", spiega Carla Bisleri, presidente della Ccum.