
"Lavoro da quando ho 19 anni, nel ristorante che ho aperto insieme a mio padre. Nel mentre ho iniziato l’università, pressato da mia madre, consigliandomi di avere un pezzo di carta per il futuro". Inizia così, su Reddit, la confessione di uno studente che, nonostante i successi lavorativi, si sente legato ai risultati universitari e, in qualche modo, bloccato tanto da provare disagio.
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"Lo scorso anno sono entrato in guida Michelin, dopo 4 anni di attività. Il percorso universitario però è rallentato e ancora non sono riuscito a terminare la triennale." Tutto questo, però, non gli basta. E continua: "Vedo i miei coetanei del 2000 già laureati e in procinto di iniziare master o magistrale. Questo mi porta un disagio di fallimento personale, ma non so se è un problema di soggettiva personalità o di una cosa reale."
Anche se consapevole che "Il lavoro dà valore", lo studente teme di "rimanere un semplice maitre senza un titolo o professione ben definita". Tanto da sentirsi inadeguato di fronte allo sguardo altrui: "Non sono ottimista per il mio futuro, e non mi sento all’altezza dei vari professionisti che ogni sera cerco di servire con competenza e professionalità".
Gli utenti di Reddit: "Hai molto di più di una laurea"
Sotto allo sfogo dello studente si sono moltiplicati i commenti di chi ha voluto cercare di aiutarlo a vedere l'importanza di ciò che ha raggiunto così giovane, a prescindere dal corso di studi: "Hai già molto di più di una laurea, continua a studiare se ti piace ma non stai andando assolutamente male nel tuo lavoro né nella vita in generale" gli consiglia un utente.
"Il pezzo di carta" - interviene un altro - "è uno strumento, nulla di più. Se stai studiando solo per averlo valuta se ne valga ancora la pena. Se invece studi perché ti appassiona ciò o perché ti fornisce competenze utili per il futuro proseguire probabilmente è una buona scelta."
C'è chi poi, se la prende con una mentalità "tossica" che tende a definire fallimento ciò che in realtà non lo è: "Tu dici che sei un fallimento per la triennale in 7 anni, chi la fa in più tempo dice che quello che la fa in 7 anni non è un fallimento ma lui lo è, chi non finisce proprio la laurea dice che è un fallimento, ma quello che la finisce in 10 non lo è… Sta mentalità è proprio tossica, “fallire” è arbitrario".
"Ognuno - prosegue il commento - vive la propria vita e non siamo solo studenti e lavoratori, siamo persone. Accettiamoci per quello che siamo, altrimenti c’è da cavarsi la testa (e lo dico da una super indietro, non perché ha difficoltà con le materie ma perché non studio e non seguo le lezioni per problemi personali, quindi mi sento un’idiota. Anch’io mi sento un fallimento, ma sto cercando di superarlo). Accettiamoci tutti un po’ di più, dai".
Tra le varie risposte c'è anche quella di chi non manca di manifestare la propria stima verso chi fa con ottimi risultati un mestiere che risulta impegnativo: "Ti piace la ristorazione? C'è qualcos'altro che ti piacerebbe di più? Fare il cameriere/cuoco/maitre non è assolutamente un lavoro di poco valore. E' difficile! Quando facevo la magistrale facevo anche il cameriere nei weekend: è una delle cose più difficili che io abbia mai fatto, e richiede una certa intelligenza sociale e praticità che pochi hanno (io no). Se vuoi anche studiare e laurearti con calma in qualcosa per allenarti la mente, va benissimo, ma solo una laurea non ti garantisce chissà che carriera alternativa."