
“Sto al terzo anno di una triennale e sono spaesato per il futuro”. Così una studentessa su Reddit accende un dibattito tra chi frequenta l’università e chi invece ha scelto un percorso diverso.
La domanda è carica di incertezze: “Tornassi indietro, inizieresti a lavorare subito oppure proseguiresti con gli studi?”.
Nel post, l’utente racconta di aver sentito parlare di un concetto che vede i 22 anni come una sorta di punto di arrivo ideale per entrare nel mondo del lavoro, spesso dopo aver completato la laurea triennale. Un’idea che però non sempre coincide con i tempi personali, le esperienze di ognuno e il percorso di studio.
Indice
L’università come una “scommessa” sul futuro
Tra le risposte più articolate compare quella di un altro utente che definisce la scelta di andare all’università come una “scommessa”. “Il futuro è imprevedibile,” scrive, “non possiamo sapere se quello che scegliamo oggi ci piacerà davvero tra cinque anni, o come sarà il mercato del lavoro. Per questo ci basiamo su ciò che ci interessa ora e sulle statistiche: chi si laurea, di solito, ha più probabilità di una vita stabile e con meno problemi economici”.
L’idea di “tornare indietro” per buttarsi subito nel mondo del lavoro viene considerata ipotetica e difficile da giudicare. “È facile dirlo dopo anni di esperienza”, continua l’utente, “ma chi può sapere cosa sarebbe successo se non fossimo andati all’università? Anche quella è una scommessa, solo che le probabilità sulla carta sono diverse”.
La critica verso alcune lauree e la scelta di lavorare
Dall’altra parte del dibattito c’è chi invece ritiene che “per molte lauree studiare non serva a niente, siano totalmente inutili o solo di piacere”.
Un utente racconta la sua esperienza: “Ho lavorato, ho risparmiato e mi sono trasferito all’estero. Ora posso permettermi di lavorare part time e investire su me stesso o semplicemente rilassarmi. Intanto vedo i miei coetanei neolaureati che fanno lavori deprimenti da ufficio, guadagnano 600 euro al mese e sono spesso insoddisfatti.”
Il punto di vista di chi ha più esperienza
Un altro contributo arriva da chi ha 59 anni e guarda indietro con il senno di poi: “Se tornassi indietro comincerei a lavorare a 18 anni, ora sarei già in pensione. Spesso anche i laureati fanno lavori da diplomati”.
Seguire la propria vocazione
C’è chi invece ha provato a fare entrambe le cose: “Ho iniziato a lavorare a 21 anni e ho continuato a studiare fino alla laurea. È stata una fatica immane, soprattutto perché il lavoro era fisicamente duro, ma lo rifarei. A volte pensavo a chi studiava senza pensieri, ma non era per me. Non c’è un momento migliore per iniziare, l’importante è scegliere qualcosa che piaccia, sia nello studio che nel lavoro”.
La variabile del percorso di studi e le prospettive future
Infine, un utente sottolinea come molto dipenda anche dal tipo di laurea: “Molte lauree non danno soddisfazione lavorativa e spesso non sono spendibili all’estero”.
Questo scambio evidenzia quanto sia complessa e personale la scelta tra continuare gli studi o entrare nel mondo del lavoro, senza risposte universali ma tanti punti di vista diversi, in base a esperienze, aspettative e settori professionali.