Matteo Bortone
Autore
Studenti a lavoro

L'ultima fotografia scattata dall'Istat sui livelli di istruzione e le conseguenze sul lavoro, nel 2024 in Italia, mostra segni ancora negativi ma in lieve miglioramento.

Da un lato, il nostro Paese si conferma - purtroppo - ancora una volta al penultimo posto in Europa per percentuale di laureati. Nonostante questo, però, i segnali che arrivano dal mercato del lavoro in relazione all’istruzione sono interessanti e in controtendenza, soprattutto per quanto riguarda la distanza tra il Nord e il Sud.

Il premio occupazionale legato al titolo di studio resta altissimo, ma non per tutti. Le donne, pur essendo più istruite, continuano a scontrarsi con un netto svantaggio rispetto agli uomini e alle loro colleghe europee. 

Indice

  1. Penultimo posto in Europa
  2. Il divario Nord-Sud ridotto
  3. Le differenze di genere
  4. Il tasso di occupazione
  5. Donne più istruite ma meno occupate
  6. Il dato degli stranieri laureati

Penultimo posto in Europa

Il dato che fa più riflettere è il posizionamento dell'Italia nel contesto europeo. Se la quota di diplomati, ovvero il 44,4% dei 25-64enni, è in linea con la media dei 27 paesi dell'Unione Europea la situazione cambia radicalmente per i laureati.

Solo il 22,3% degli italiani ha un titolo di studio terziario, un numero molto al di sotto della media europea, che si attesta al 36,1%.

Non solo siamo indietro, anche la crescita dei laureati italiani tra il 2023 e il 2024 è stata inferiore alla media UE27 (+0,7 punti contro +1,0 punti). Per questo, l'Italia rimane ancorata al penultimo posto tra i Paesi europei (appena prima della Romania).

La nostra percentuale di laureati è circa la metà di quella registrata in Paesi come Francia (43,4%) e Spagna (42,0%). Un chiaro segnale di quanta strada ci sia ancora da fare.

Il divario Nord-Sud ridotto

Una buona notizia, però, arriva per il Mezzogiorno: il divario territoriale nel tasso di occupazione dei laureati continua a ridursi, confermando il trend positivo degli ultimi anni.

Tra i 25-64enni, la differenza tra Nord e Sud si è ridotta a 11,0 punti (88,3% contro 77,3%), mentre solo un anno fa era di 11,9 punti.

Se guardiamo ai giovani 30-34enni, il divario è più ampio, ma anch qui il calo è drastico: il gap è sceso a 17,8 punti nel 2024 (91,1% e 73,3% i tassi), rispetto ai ben 26,5 punti del 2018.

Questo significa che, pur restando evidente, la distanza Nord-Sud si sta accorciando per chi decide di investire nell'istruzione terziaria. Ottime notizie anche per i neo laureati (che hanno raggiunto il 77,3% di occupazione, con un incremento di +1,9 punti) e per i neo diplomati.

Le differenze di genere

Sul fronte delle differenze di genere, invece, un elemento è lampante: le donne in Italia sono più istruite degli uomini. Nel 2024, le donne 25-64 anni con almeno un diploma o una qualifica sono il 69,4% (contro il 64,0% degli uomini).

La differenza è ancora più netta se guardiamo ai titoli terziari: le laureate raggiungono il 25,9%, mentre i laureati sono fermi al 18,7%.

Queste differenze di genere, a favore delle donne, sono più marcate di quelle che si osservano nella media dell'Unione Europea e risultano addirittura in aumento rispetto all'anno precedente.

Il tasso di occupazione

La laurea in Italia è una vera e propria assicurazione sul futuro lavorativo, anche se le opportunità restano inferiori alla media europea.

Nel 2024, il tasso di occupazione dei laureati (25-64enni) è dell'84,7%. Questo valore è superiore:

  • di 10,7 punti rispetto a chi ha un diploma (74,0%);

  • di ben 29,7 punti rispetto a chi ha solo la licenza media (55,0%).

Il cosiddetto "premio" occupazionale dell'istruzione si conferma, sebbene i divari si siano leggermente ridotti. Il tasso di disoccupazione tra i laureati è solo il 3,2%, contro il 5,3% dei diplomati.

Donne più istruite ma meno occupate

Nonostante siano più istruite, le donne hanno un forte svantaggio occupazionale. Nel 2024, il tasso di occupazione femminile (60,1%) è inferiore di ben 20 punti rispetto a quello maschile (80,1%).

Lo svantaggio diminuisce solo al crescere del titolo di studio, ma resta significativo: per i laureati, il divario è di 7,2 punti (81,7% contro 88,9%).

Questo svantaggio è evidente anche nel confronto europeo: per le laureate, il tasso di occupazione è inferiore di 3,8 punti rispetto alle loro colleghe nell'UE27. 

L'unica nota positiva è il divario occupazionale che si riduce lievemente solo tra le diplomate, grazie a un aumento della loro occupazione superiore a quello delle altre donne europee.

Il dato degli stranieri laureati

Molto interessante è la situazione degli stranieri nel mercato del lavoro italiano. Il tasso di occupazione di quelli con titoli di studio inferiori è più alto di quello degli italiani, ma si verifica un paradosso per i laureati.

Mentre il tasso di occupazione degli italiani laureati sale a un eccellente 85,7%, quello degli stranieri laureati diminuisce di 0,6 punti, attestandosi al 69,0%.

È un valore addirittura più basso di quello degli stranieri che hanno conseguito un diploma (69,9%), il che suggerisce che il titolo accademico ottenuto all'estero, o comunque in Italia, non sempre viene premiato adeguatamente sul nostro mercato del lavoro.

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