
CFU, una sigla con cui tutti gli studenti universitari hanno avuto a che fare. Ma se tutti sanno cosa significa (Crediti Formativi Universitari), sono pochi quelli che conoscono davvero a quanto corrispondono e a cosa servono nello specifico. Per esempio: quanto vale un CFU in termini di tempo? e ancora: che impatto hanno sul voto di laurea?
Vuoi saperne di più sull’argomento? Bene, allora potrebbe tornarti utile dare un'occhiata all'ultima puntata del podcast #Sapevatelo di Skuola.net, il format pensato proprio per spiegare tutto quello che ancora non sai!
Insieme al Direttore di Skuola.net, Daniele Grassucci e a Nikolais, creator e volto delle nostre pagine social, abbiamo messo a punto la guida definitiva su cosa sono i CFU e come funzionano.
Che cosa sono i CFU e quanto valgono?
I crediti formativi universitari (CFU), chiarisce Daniele Grassucci, sono l'unità di misura del lavoro richiesto per completare un’attività universitaria, come esami, tirocini o la tesi di laurea. Ogni CFU equivale a circa 25 ore di impegno, che includono lezioni frontali, studio individuale e altre attività accademiche. Ad esempio, un esame da 6 CFU richiede circa 150 ore di lavoro. Questa unità di misura serve a indicare quanto tempo è necessario dedicare a un corso o a un'attività universitaria per completarla con successo.
Quanti CFU si fanno in un anno?
Ogni anno di università prevede, in media, 60 CFU, il che significa che una laurea triennale comporta l'acquisizione di 180 CFU, una laurea magistrale 120, e una laurea a ciclo unico di 5 anni ne richiede 300. Nel caso di corsi a ciclo unico di 6 anni, invece, i CFU totali sono 360.
Da qui la domanda fatidica: quando si diventa studenti fuori corso? “Ogni corso di laurea”, spiega Daniele Grassucci, “decide quanti sono i CFU minimi che ogni anno bisogna maturare per poter passare all’anno successivo. Quindi”, continua il direttore di Skuola.net, “se non si maturano quei CFU si diventa studenti fuori corso”.
Cosa c’entrano i CFU con il voto di laurea?
I CFU sono anche strettamente legati al voto di laurea. “Una volta”, fa presente Daniele Grassucci, “gli esami valevano tutti allo stesso modo e, per stabilire il voto di laurea, si faceva la media aritmetica”. Oggi però le cose sono cambiate, gli esami non pesano tutti allo stesso modo: c’è per esempio quello da 6 credito così come quello da 12, e così via. Ecco perché si fa la media ponderata, per cui la media dei voti degli esami, espressi in trentesimi, viene “ponderata” in base al numero di CFU di ciascun esame. Questo significa che un voto di 30 in un esame da 6 CFU pesa la metà rispetto a un 30 in un esame da 12 CFU. Per ottenere la media ponderata, si moltiplica il voto di ogni esame per i suoi CFU e si divide per il numero totale di CFU acquisiti.
A questa va aggiunto il voto per la tesi, che in alcuni casi può anche arrivare a 10 punti. “Quindi”, conclude Grassucci, “con una media del 27 e mezzo già si potrebbe arrivare a 110, forse 110 e lode”. Ma siamo proprio sul limite.
Quanti 18 è possibile prendere per laurearsi con 110?
Infine, riguardo al voto finale di laurea, se uno studente mira a un 110 e lode, e quindi a una media che oscilla dal 28 al 29, dovrà fare attenzione a come gestisce i voti più bassi, tra cui soprattutto il 18, ovvero la sufficienza. È una questione di consapevolezza, mette in guardia Grassucci, perché accettare un 18 può abbassare la media e, per compensarlo, potrebbe essere necessario ottenere diversi 30 in esami successivi. Quanti? “Per ogni 18, per riportati su una media da 110 e devi prendere ben tre 30!”, rivela il direttore. Tuttavia, rifiutare un voto basso è una decisione strettamente personale, che appunto va “ponderata” in base all’importanza di quel voto per il percorso universitario complessivo.