
Il 4 marzo si vota per le elezioni politiche. La campagna elettorale è già iniziata: gli schieramenti hanno già iniziato a scontrarsi su diversi ambiti, anche sulla scuola. Mancano meno di 60 giorni all'appuntamento ed è utile segnalare che anche chi si trova fuori per motivi di studio (ad esempio l'Erasmus) o lavoro può votare. Questo è possibile tramite il voto di corrispondenza. Infatti gli elettori che sono via temporaneamente per un periodo di almeno tre mesi, nel quale ricade la data di svolgimento delle elezioni per il rinnovo del Parlamento, nonché i familiari con loro conviventi, potranno partecipare al voto per corrispondenza organizzato dagli uffici consolari italiani (legge 459 del 27 dicembre 2001, comma 1 dell’art. 4-bis), ricevendo la scheda al loro indirizzo all’estero.
La procedura per votare
Così come segnala il sito del ministero degli Affari esteri, entro il 31 gennaio gli elettori fuori dai confini italiani per motivi di studio dovranno far pervenire al comune d’iscrizione nelle liste elettorali un’apposita opzione. La dichiarazione di opzione, redatta su carta libera e obbligatoriamente corredata di copia di documento d’identità valido dell’elettore, deve in ogni caso contenere l’indirizzo postale estero cui va inviato il plico elettorale, l’indicazione dell’Ufficio consolare competente per territorio e una dichiarazione attestante il possesso dei requisiti per l’ammissione al voto per corrispondenza. Possibile la revoca della stessa opzione entro lo stesso termine. Si ricorda che l’opzione è valida solo per il voto cui si riferisce (ovvero, in questo caso, per le votazioni del 4 marzo 2018). Non è necessario essere iscritti all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero).
Una conquista recente
La #GenerazioneSenzaVoto è diventata la #GenerazioneConVoto in occasione del referendum sulle trivelle del 17 aprile 2016. In quella occasione, infatti, anche gli studenti Erasmus o quelli temporaneamente residenti all'estero per un percorso di studio o di lavoro, hanno potuto votare per corrispondenza. In questo modo gli elettori non saranno più costretti a tornare in Italia per votare alle elezioni politiche, regionali e alle consultazioni referendarie - come già avviene per le elezioni europee, per le quali sono in vigore norme speciali.