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laureaIl Ministero dell'Università ha pubblicato i dati relativi alle immatricolazioni per l'anno accademico in corso anche se, sottolinea, questi vanno interpretati come provvisori, in quanto "le immatricolazioni sono in corso e soggette a possibili rilevanti variazioni". A oggi calano, per il secondo anno di fila, gli immatricolati ai corsi universitari. Il dato in flessione, segnala La Repubblica, riguarda soprattutto il Meridione.

Oltre 6mila iscritti in meno

Le cifre rese note dal Ministero dell'Università certificano che per il secondo anno consecutivo, gli immatricolati diminuiscono: meno 6mila unità (2%) rispetto al 2021/2022 e quasi 17mila in meno (5,4%) rispetto a due anni prima.  A dicembre risultano essersi immatricolati presso una delle nostre università 295.660 studenti (di cui 129.085 uomini e 166.575 donne) contro i 301.776 (di cui 169.981 maschi e 131.795 femmine) dell’anno accademico 2021/22.

In flessione le iscrizioni al Sud

Gli atenei meridionali sono meno frequentati da nuovi ingressi con un decremento che si traduce in mezzo punto percentuale sul biennio e di 0,2 punti in 12 mesi. In totale, le università del Sud accolgono oggi il 27,8% dei 295.660 immatricolati nel 2022/2023. A pagare la crisi economica e l'emergenza sanitaria soprattutto gli atenei (Federico II e Orientale di Napoli, Foggia, la Kore di Enna, Catania e Cagliari) dove la flessione si conferma per tutti e due gli anni.

Le scelte per aree di studio

Fa riflettere il dato relativo ai corsi STEM. Al momento risultano aver fatto questa scelta in 91.625 di cui 36.373 ragazze; dodici mesi fa, di questi tempi, avevano scelto una laurea in Scienze, Ingegneria, Tecnologia o Matematica 93.913 studenti di cui 37.076 donne. In calo ci sarebbero anche gli iscritti ai comparti letterario (dai 57.285 del 2021/22 ai 55.789 del 2021/22) e sanitario (passati nello stesso arco di tempo da 48.252 a 45.908). Aumentano, invece, gli iscritti all’area economica, giuridica e sociale (102.326 del 2021 ai 102.338 del 2022).

Le cause del calo degli iscritti

Il calo, purtroppo, non deve sorprendere. L'Italia si colloca in penultima posizione a livello europeo per numero di laureati tra i 25 e i 34 anni, appena prima della Romania. Secondo quanto analizzato dal Censis, le principali cause che spingono i più giovani a cercare strade alternative all’università tradizionale sono la disponibilità economica inadeguata rispetto ai costi da sostenere (tra retta universitaria e eventuali costi di affitto o di trasporto) e le strutture non adeguate, unitamente alle conseguenze portate dalla pandemia del 2020. Altra motivazione che scoraggia gli studenti dal proseguire i loro percorsi formativi è la crisi economica che, insieme alla pandemia, ha alimentato la sfiducia per il futuro.
Data pubblicazione 7 Dicembre 2022, Ore 11:07 Data aggiornamento 7 Dicembre 2022, Ore 11:15
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