
Sotto un semplice post su Reddit, lanciato con tono diretto e senza filtri, si è raccolta una lunga serie di commenti che raccontano le frustrazioni, i limiti e le criticità vissute da chi ha frequentato (o sta frequentando) l’università in Italia.
L’invito è stato il seguente: “Dite una cosa brutta del vostro corso di laurea nei commenti. Inizio io: le scienze ambientali sono troppo generaliste”. Da lì in poi, si è aperta una raccolta spontanea e realistica di esperienze, spesso molto diverse tra loro, ma accomunate da un certo disincanto.
Indice
- "Non sapere effettivamente niente"
- Ingegneria: teoria, dimostrazioni e poco altro
- Lingue orientali: la selezione naturale del primo anno
- Medicina: ideale da fuori, inferno da dentro
- Psicologia, scienze motorie e infermieristica: aspettative vs realtà
- Giurisprudenza ed economia: poco spazio per il pensiero critico
"Non sapere effettivamente niente"
L’utente che ha lanciato il post ha dato il via al confronto raccontando la propria esperienza in scienze ambientali, descrivendo un senso di insoddisfazione latente: “Fai un po' di biologia, chimica e geologia senza mai indagare eccessivamente a fondo. Rimane quella sensazione perenne di non sapere niente, soprattutto rispetto ad altra gente che studia unicamente le discipline”.
Una sensazione condivisa anche da studenti di altri corsi, dove la struttura dell’offerta formativa sembra lasciare spazi vuoti.
Ingegneria: teoria, dimostrazioni e poco altro
In molti hanno risposto parlando di ingegneria, in tutte le sue declinazioni. I problemi citati ricorrono spesso: “Ad ingegneria il 90% copiava agli esami e studiava tanto per passarli”, racconta un utente. Altri lamentano un eccesso di teoria, come chi dice: “Passerai più tempo a studiare le dimostrazioni delle formule che stai studiando più che usarle”.
Un altro commento, riferito a ingegneria informatica, aggiunge un ulteriore livello di frustrazione: “Nessuno ti insegna davvero a programmare, almeno nella mia esperienza. Le lezioni sono principalmente teoriche e/o sintassi, i laboratori sono pochi e praticamente individuali, difatto finisci a imparare come un autodidatta”.
Lingue orientali: la selezione naturale del primo anno
Il corso di lingue orientali viene, invece, descritto da un utente come una corsa a ostacoli con pochissimi superstiti: “La selezione naturale che si vede al primo anno. Dopo il primo anno, chi studia una lingua, anche solo le basi, va avanti al secondo e vi assicuro che è naturale vedere classi del primo anno da 300 iscritti ridursi ad un 50 al secondo anno e si è fortunati a 30 al terzo”.
Le cause, secondo il commento, non sarebbero da imputare ai docenti ma alla scarsa costanza degli studenti: “La quantità di persone che lo 'studia', impara l'alfabeto e si limita a leggere invece di esercitarsi anche da solo”.
Medicina: ideale da fuori, inferno da dentro
Tra i commenti più dettagliati, spicca quello di uno studente di medicina: “È una facoltà troppo idealizzata da chi ne è fuori. Si studia un sacco e ti risucchia via la vita sociale (parlo delle mattinate e pomeriggi, la sera io riesco ad uscire sempre)”.
L’elenco dei problemi continua: “Gli esami sono un inferno tra materiali infiniti e prof esigenti che cambiano umore da un secondo all'altro. Se vuoi fare pratica, hai sbagliato facoltà. L'unica cosa che si guadagna da medico è un esaurimento nervoso”.
Psicologia, scienze motorie e infermieristica: aspettative vs realtà
Anche corsi apparentemente “più leggeri” vengono messi in discussione. Un commento su psicologia ironizza così: “Dal momento che diventare psicologo sono tipo 10 anni di fustigazioni, la triennale è tipo fare le medie”.
Per scienze motorie, il tono è più disilluso: “Chi fa carriera in questo ambito lo fa perché ha altri brevetti e spesso una buona esperienza da atleta agonista, la laurea è solo un pezzo di carta in più da appendere al muro”.
In infermieristica, invece, il problema sembra essere l’organizzazione degli esami: “Blocchi di materie da 3 o 4 cfu, spesso molto diverse tra loro e messe completamente a caso. Alla fine hai la sensazione di aver imparato 700 cose male che dimenticherai dopo poco tempo”.
Giurisprudenza ed economia: poco spazio per il pensiero critico
Anche chi ha frequentato corsi apparentemente più “prestigiosi” ha avuto qualcosa da dire. Un laureato in giurisprudenza scrive: “5 anni e non mi è mai stato chiesto un pensiero critico, solo memoria”.
Simile la lamentela di uno studente di economia e commercio: “C’è una carenza di studio del pensiero economico e della sua contestualizzazione. Tendenzialmente studi le teorie economiche più usate come se fossero calate dal cielo, alla fine se non hai un contesto storico e filosofico studiato da te finisci per credere che quello che ti presentano sia di assoluto comune accordo accademicamente parlando”.