
Approvato il ddl Gelmini sull’università. Questa riforma riguarda gli studenti, anzi, per dirla con le parole del Ministro dell’Istruzione, “mette al centro gli studenti”. Solo che a loro questa legge proprio non piace, lo hanno detto chiaramente con manifestazioni, occupazioni e ogni forma di protesta in questi mesi, eppure il Governo è andato avanti e alla fine ha detto sì.
IL MURO DELL’INCOMUNICABILITA’ - Quello che ha colpito di più di tutta questa vicenda è stato vedere da un lato gli studenti sbracciarsi per farsi ascoltare da chi stava decidendo del loro futuro e dall’altro lato un ministro dell’Istruzione apparentemente preoccupato solo di far approvare in tempo la riforma.
GELMINI – NAPOLITANO, CHE DIFFERENZA - Di fronte alle continue richieste di confronto da parte degli universitari, la Gelmini aveva risposto di esser costretta ad evitare “per motivi di ordine pubblico”. Eppure l’incontro di mercoledì scorso tra una delegazione di studenti e il Presidente della Repubblica Napolitano si è svolto senza pericoli.
ASCOLTIAMO I GIOVANI - Si è trattato di una chiacchierata civile attraverso la quale Napolitano si è potuto rendere conto che i giovani non sono dei violenti che si lasciano strumentalizzare dai baroni, ma semplicemente “una generazione che si sente inascoltata e a cui – a affermato Napolitano – dobbiamo dare risposte”. E ha proseguito “Mettiamo al centro il tema dell'ascolto, della capacità della politica di tornare a comunicare con i più giovani”.
PARENTOPOLI - Ma a colpire è anche il continuo riferimento in questi mesi ai “baroni”, alla “parentopoli” all’interno delle università, mali che il ddl appena approvato pretende risolvere con una norma che proibisce di partecipare ai concorsi a chi ha parentele fino al 4° grado nello stesso dipartimento o università. Ci si è dimenticati, forse, che le “raccomandazioni” potrebbero ancora far assumere amici o parenti in altri dipartimenti e in altri atenei vicini.
Per chi volesse approfondire il testo del ddl sull’università può consultare i Punti salienti della Riforma.
Cristina Montini