
Un incubo che si avvera per la studentessa: gli 8 esami che avrebbe sostenuto durante il periodo Erasmus in Spagna non sono mai stati convalidati dall’Università. Il risultato: laurea in Medicina annullata.
Una vicenda che ha dell’incredibile, quella raccontata da ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’. La studentessa ha adesso 9 mesi per ripetere gli esami che mancano all’appello e riappropriarsi del suo titolo.
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Tar: 9 mesi per rifare gli 8 esami mancanti
Otto esami da rifare e laurea annullata. Il decreto del rettorato risale al 20 dicembre ed è stato portato all’attenzione della studentessa già dal giorno successivo. Si tratta di un “annullamento d’ufficio in autotutela”, così viene definito dal Tribunale amministrativo della Puglia, come riporta ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’. La ragazza naturalmente non ha preso affatto bene la notizia, e si è rivolta ai giudici per sospendere l’atto. Questi ultimi hanno rigettato la sospensiva, ma hanno rimandato l’udienza di 9 mesi, suggerendo all'università di consentire, in questo periodo, di far ripetere alla studentessa gli esami mancanti.
Cosa è successo
Ma come è potuta succedere una cosa del genere? La studentessa, come detto, ha partecipato al progetto Erasmus, aderendo al percorso di studi dell’Ateneo di Valladolid, di casa in Spagna. Nei mesi trascorsi all’estero, la ragazza afferma di aver sostenuto la bellezza di 8 esami. Di ritorno, porta avanti il suo percorso fino alla discussione della laurea. Quindi ha ottenuto l’abilitazione alla professione medica e ha iniziato la specializzazione. Un iter del tutto normale, almeno in apparenza: a dicembre è infatti arrivata la notifica del provvedimento del rettore Uniba, che le comunicava appunto la non validità della sua laurea, in considerazione degli 8 esami mancanti all’appello, in realtà mai convalidati. Un errore d’ufficio o una condotta truffaldina?
Il ricorso della studentessa
La studentessa ha fatto allora ricorso al Tar contro l’Università barese. Come fa sapere ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’, i giudici spiegano in premessa che “il termine ragionevole entro il quale la pubblica amministrazione può annullare d’ufficio un proprio provvedimento è suscettibile di lata estensione allorché vi sia stata, come sembrerebbe avvenuto in questo caso, una attività turbolenta (per non dire fraudolenta) verosimilmente da parte della ricorrente ovvero di funzionari dell’Ateneo, la quale abbia reso di per sé arduo l’accertamento del vizio dell’atto”. In altri termini: le carte passate per gli uffici universitari non erano in ordine e le inesattezze non sono state colte da chi aveva il compito di controllare.